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Il Vangelo di oggi: Lc 6,39,45: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
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Il Vangelo di oggi: Lc 6,27-38: A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male.
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Il Vangelo di oggi: Lc 6,17.20-26: In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante.
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di Rossella Librandi Tavernise
Nei paesi arbëreshë, cattolici, di rito greco-bizantino, la commemorazione dei defunti cade undici giorni prima delle Ceneri, sempre di sabato e a Febbraio: a Vaccarizzo, nella settimana che precede tale giorno, si svolgono setenat (settenario di preparazione); la campana che chiama i fedeli suona mbëlik e la chiesa è sempre gremita di gente (fino a qualche tempo fa chi era in lutto stretto andava in Chiesa solo in questo periodo e alla processione del Venerdì Santo). Presso l'altare, su un tavolino si dispongono la Croce e tanti lumini che vengono accesi dai fedeli. Al termine della funzione religiosa, che si svolge nel tardo pomeriggio, si canta “a canone”: due gruppi vocali, distanziati, cantano alternativamente, ripetendole, le strofe di una lunga e commovente lirica intitolata «Oj Zot të qosha truar!» (Signore, abbi pietà di me) scritta da Giulio Variboba, prete e poeta di San Giorgio Albanese, vissuto nel 1700. Sentita e commovente, fra le altre, è l'invocazione:
«Jpi rëpoz oi Zot, jpi rëçet,
ti vëdekurit jpi drit tek jetra jet»
«Oh Signore, da' al morto riposo, dagli quiete, dagli luce nell'altra vita.»
Ricordo che quando ero piccola la semioscurità della chiesa, l'aspetto mesto e grave delle donne in abiti di lutto e il canto cantilenante, creavano un'atmosfera quasi irreale che mi angosciava. All'inizio di questa settimana, nelle case di lutto recente, si mette a mollo nell'acqua abbondante grano: si sceglie col chicco bello grosso, si monda con cura e dopo qualche giorno lo si mette a bollire nei calderoni, quindi se ne distribuisce a parenti e conoscenti e a quelli che il giorno dei morti «ven për limoznen i ti vdekërvet» (girano per il paese chiedendo l'elemosina nel nome dei defunti). Il sabato (e shtunia i t' i vdekërvet), giorno in cui si concludono i riti in onore dei morti, si è svegliati all'alba dai bambini che girano a gruppi per il paese e, bussando ad ogni porta, gridano «Ndje Zot!» (ascolta Signore) e in ricordo dei propri cari si dà loro olio, spiccioli, pagnotte e grano bollito che si mangia condito con mosto cotto o zucchero o fritto in padella con un po' di olio e sale (così lo preferiva mio padre). Le persone adulte, in questo giorno, non girano più come un tempo a chiedere l'elemosina «per shpirtin i ti vdekërvet» e i bambini lo fanno per gioco, attratti dalla novità del fatto e dai soldini: perciò, per accontentarli, per loro si mettono da parte gli spiccioli già molto tempo prima. Tempo fa salivano in paese, a chiedere l'elemosina, gli zingari stanziali alla stazione di Corigliano Calabro, confidando in una generosa offerta che avrebbero ricevuto chiedendola per l'anima dei morti. Priva di fondamento teologico è la credenza popolare secondo cui i morti in questa settimana tornano nei luoghi dove hanno vissuto: per cui bisogna indicare loro la via di casa mettendo sul davanzale di una finestra un lumino preparato in un bicchiere riempito con acqua e olio e, sul galleggiante, si pone e si accende miçarieli, il fiorellino essiccato dell'erba ballota. A Vaccarizzo il sabato mattina si celebra in Chiesa la Santa Messa in suffragio dei morti e, terminata la funzione, Zoti (il Papàs) seguito dai fedeli, in processione, si reca al cimitero dove benedice tutti i morti all'ingresso e, poi, girando per i vialetti, si ferma presso le tombe dove gli viene richiesto, le benedice e recita preghiere e canti per il morto lì sepolto. Tutto questo avviene con l'accompagnamento della banda musicale che suona una struggente marcia funebre, per sottolineare la tristezza del momento. Nel pomeriggio, poi, il prete gira per le case in lutto, dove viene chiamato, «sa t'ngrӕnj panagjin» cioè per procedere a un piccolo rito simbolico che si svolge in suffragio dell'anima del defunto: al centro di una stanza, su un tavolino, si dispongono: un lume, llamba (simbolo dell'immortalità dell'anima), due pani (kravele) e una bottiglia di vino (simboli sacramentali), una coppa contenente il grano bollito (còlivo) e la foto del caro estinto. Il prete recita preghiere e canti, benedice i presenti aspergendo l'acqua benedetta e distribuisce pezzetti di pane e grano. Il grano è il simbolo della Resurrezione: come il chicco non muore sotto terra ma rinasce a nuova vita, così la vita dell'uomo non termina con la morte ma continua nell'aldilà. Naturalmente, in questo triste giorno, anche nei nostri paesi, andando al cimitero, si accendono candele e si mettono fiori sulle tombe e si prega per i propri cari, come in ogni altro paese del mondo.
Nota
Di origine e significato diverso è la tradizione, nell'Italia Meridionale e in Sicilia, di mangiare il grano bollito conciato, ora, in vari modi: essa risale, probabilmente, al lontano 1646 quando Palermo fu colpita dalla carestia. Dopo tante preghiere, miracolosamente, il 13 Dicembre giunse nel porto della città una nave, di provenienza sconosciuta, carica di grano: il popolo affamato e stremato non avendo le forze e il tempo per dedicarsi alle varie fasi della panificazione decise di mangiare il grano dopo averlo bollito, condito semplicemente con sale e olio (così nacque la cuccìa salata). Da allora il 13 dicembre, giorno della festa di Santa Lucia, a Palermo non si mangiano prodotti fatti con la farina di frumento.
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Pietro e i discepoli compiono un atto di fiducia nei confronti di Gesù, si fidano delle sue parole e così gettano le reti. Vi invio con piacere il pensiero di questa domenica, nella speranza che le parole di Gesù possano guidare anche voi:
Simone rispose: «Maestro,
abbiamo faticato tutta la notte e
non abbiamo preso nulla;
ma sulla tua parola getterò le reti»
Lc 5,1-11
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Siamo testimoni dell’efficacia della parola di Gesù, che in un crescendo progressivo raggiunge la folla, Pietro e i discepoli. Le folle ascoltano Gesù con interesse, intuiscono che in lui c’è un’autorità che dona vita. Pietro e i discepoli si sentono chiamati per nome, interpellati da una parola che li invita a decidersi e a rischiare. Pietro, a nome di tutti, accoglie questo invito perché riconosce la sua povertà, simboleggiata dalle reti vuote. A differenza degli abitanti di Nazaret, che avevano rifiutato Gesù mostrandosi ricchi di pretese. Pietro decide di fidarsi, e in questo modo permette alla parola di Gesù di sprigionare tutta la forza: le reti vuote si riempiono di pesci ed egli stesso rinasce a vita nuova, diventando un pescatore di uomini.
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Il Vangelo di oggi: Lc 5,1-11: In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda.
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A cura di Francesco Sommario
Il Liceo Classico di Corigliano Calabro sorse come Ginnasio Garopoli, con annesso Convitto, nel 1865, al piano terra dell’ex-Convento dei Liguorini, ottenne il pareggiamento nel 1889; divenne Liceo Classico, con il ciclo di studi completo, nel 1962 e venne aggregato al già esistente Liceo Scientifico.
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Il Vangelo di oggi: Lc 4,21-30: In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?».
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La domenica è il giorno del riposo dopo le fatiche della settimana. A me piace prendermi un momento per meditare su quanto ho vissuto, anche voi dedicate del tempo alla riflessione personale? Ecco un pensiero sul Vangelo di oggi, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate:
"Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino"
Lc 4,21-30
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L’entusiasmo passa in fretta, i compaesani hanno già bollato Gesù: non è costui il figlio di Giuseppe? L’hanno chiuso nelle loro categorie, non si aprono alla sorpresa. Non è facile accettare che dalla bocca di un falegname qualunque, un operaio di fabbrica, una mamma di famiglia, un artigiano, escano parole di grazia; entrare nella logica di una profezia laica, quotidiana, che si muove tra vanghe, pentole di casa e arnesi da bottega. Dio abita proprio lì; ma non ci credono: e il non credere produce morte, sempre. Vogliono uccidere Gesù: ma lui passa in mezzo a loro e si mette in cammino. Non fugge, non si nasconde, non si arrende, passa in mezzo, attraversa la violenza e si rimette in cammino dietro al suo sogno. Perché si può ostacolare la profezia, ma non ucciderla. E voi vi siete messi in cammino?
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Spero abbiate passato una buona settimana, vi invio con piacere un pensiero sul Vangelo di oggi, spero possa esservi di conforto e di sostegno nella preghiera:
"Riavvolse il rotolo, lo consegnò all’inserviente e sedette"
Lc 1,1-4; 4,14-21
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Si chiudono i libri e si apre la vita. Oggi la profezia di Isaia diventa carne: dall’antico profeta a un rabbi che non impone pesi, li toglie; non porta precetti, porta libertà. Sono quattro nomi dell’uomo: povero, prigioniero, cieco, oppresso. E quattro i doni che Gesù offre: gioia, libertà, occhi nuovi, liberazione. Con un quinto che spalanca il cielo, raccontando uno dei tratti più belli del volto di Dio: «proclamare l’anno di grazia del Signore». Un anno, un secolo, mille anni, una storia intera fatta solo di grazia, benevolenza, infinita misericordia. I primi destinatari sono i poveri. La buona notizia è Dio che dimentica sé stesso e si china come madre sul figlio che soffre, ricchezza per il povero, occhi per il cieco, libertà da tutte le prigioni. Fioritura dell’umano.
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Il Vangelo di oggi: Lc 1,1-4; 4,14-21: Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza,
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