Il Vangelo di oggi: Gv 21,1-19: Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?».
Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
Contemplo:
Fidarsi:
Quelli che scelgono Dio sanno che non potranno riempirsi il cuore di illusione e di presunzione. Riempire il vuoto di soldi, di beni, di piaceri, di orgoglio e di ambizioni non serve a nulla. Bisogna farsi umili e fidarsi: fidarsi che la salvezza possa venire come dono da un altro. Allora il vuoto diventa spazio aperto alla totalità del dono. Allora il povero che mette tutta la sua fiducia in Dio, viene colmato dalla presenza di Dio. Non è più povero, ma ricco, ricco del regno di Dio. E’ ricco di Dio, perché Dio è con lui. E chi si arricchisce di Dio è uno che si mette dalla parte di Dio per vincere la povertà. E’ uno che si mostra dolce e mite con gli altri, appassionato della giustizia, pronto a disporre dei propri beni perché ne dispongano anche gli altri.
Commento al Vangelo del giorno:
Pietro ha un nuovo confronto con Gesù. Proprio con l’amico che ha rinnegato in preda alla paura e incurante delle parole che il Signore gli aveva rivolto poche ore prima della notte della passione. Ma questo confronto non serve per recriminare: a Gesù non interessa colpevolizzare nessuno. Egli ha una missione da affidare a Pietro, ma per questo l’apostolo deve anzitutto prendere coscienza che la cosa più importante non è il nostro amore per il Cristo, quanto il suo amore per noi. Il Signore affida a ciascuno di noi un compito, ma non lo fa in base alla bravura o alla capacità di essere fedeli. Piuttosto, affida ad ognuno di noi una missione in base al nostro affetto nei suoi confronti: questo affetto ci aiuta a capire che lui ci conosce nell’intimo e ci dà tutte le grazie di cui abbiamo bisogno per svolgere quanto ci chiede.