di Cristian Fiorentino

«Ogni luogo è legato a una storia e ogni storia è un fatto, spesso multi-sfaccettato e a tratti illeggibile da molto vicino. Dare verità a una storia implica la necessità di accertare e l'urgenza di oggettivare attraverso tracce, testimonianze, indizi.

Il racconto, invece, si perde nella storia, nei corridoi delle sue esistenze senza contorni, nelle sue acque sconfinate dove si bagna di mille voci, si specchia in mille volti e si affranca dall'oggettività per rievocare presenze, ricordi, colori mitologici che sembravano perduti». Questo l’incipit del post, a firma della responsabile mediatica Francesca Celi, apparso sulla pagina facebook ufficiale dell’associazione “Schiavonea e Sant’Angelo Puliti” che annuncia l’elaborazione di ben due nuovi murales nel pieno del borgo marinaro.  A Schiavonea, infatti, riparte con entusiasmo il racconto visivo delle identità autoctone marinare. Definite in chiave hip hop, le opere sono in fase di elaborazione e rifinitura grazie all’estro dell'artista calabrese Claudio Chiaravalloti. Dipinti murari che, secondo l’idea degli ispirati promotori, vuole proseguire la storia evolutiva del centro abitato schiavoneoto per proseguire un racconto partito cinque anni fa. Esposizione che vuole ricreare un puzzle affondando le radici nel passato a tratti sfumato ma che emana anche un’energia travolgente che recita ancora il post: «Seppure percorrendone i luoghi se ne possa sperimentare l'energia travolgente, e per costruire un monumento effimero all'identità marinara attraverso la street art».  L’Ass. “Schiavonea e Sant'Angelo Puliti” ha riaccolto, per dipingere questo ennesimo tassello del racconto,

Claudio Chiaravalloti già noto per le sue pennellate e il suo stile sulle facciate del borgo marinaro. La sua firma sulla collezione a cielo aperto è presente in altre opere divenute così si legge ancora sul post: «Ormai stilemi connotativi degli spazi del vissuto comune e di un linguaggio diretto, inclusivo e democratico nella comunicazione di un passato che si fa presente, leggibile e disponibile per la costruzione di un futuro che conservi la dignità e la specificità del Borgo Marinaro». Il famoso pittore, conosciuto in ambito della street internazionale nonché pluripremiato, in questi giorni e sino al prossimo 9 ottobre sarà al lavoro per rilanciare la narrazione attraverso la memoria di ben tre persone del popolo e molto care a Schiavonea. Si tratta di Giorgio Madeo detto "Giakkttun'", Teresa Raspa alias "à Pizzichina" e Francesco Genova in arte "Zangrill'". In loro ricordo verranno concepiti due murales, in via Amalfi e Via Alassio. «La street art- afferma l'artista- si fa portavoce di temi sociali attuali e urgenti. L'arte è al servizio del racconto e si fa strumento per produrre bellezza per sé e per gli altri, per togliere spazio al degrado e al disagio sociale spesso causati dalla rimozione e dall'abbandono». La tendenza di C. Chiaravalloti è connessa alla cultura hip hop, come sinonimo di ribellione all'emarginazione del Bronx e che lui stesso traduce come: “Volontà di migliorare, noi stessi e i luoghi che ci circondano, e di trasformare il vuoto in connessione attraverso il gesto che attinge alla passione e al duro lavoro”. «Nei racconti dei nostri marinai- continua il post sul social- ritroviamo parole simili, certamente non dette per la povertà di lessico di una generazione che non ha conosciuto altro che il progetto di sopravvivenza di un gruppo sociale legato al lavoro e alle condizioni atmosferiche in maniera vitale, spesso anche brutale, e di stretta necessità. Ma queste parole inascoltabili sono parole vissute e tradotte in testimonianza pulsante e ricca di segni che ha portato fino a noi, di padre in figlio, i saperi di un artigianato, quello della pesca, che a differenza di altri settori artigianali specializzati nella produzione di oggetti d'uso, ha come obiettivo la vita stessa, divenendo così celebrazione di una bellezza superiore. Attorno a questi racconti di attaccamento alla vita- conclude il post di F. Celi- dove la tradizione diventa strumento conosciuto e affidabile per navigare il tempo, le persone di Schiavonea si radunano per costruire la propria identità di popolo, lontani da atteggiamenti di chiusura campanilistici, ma al contrario con la volontà di aprire i propri spazi vitali, fisici e interiori al mondo, per una nuova declinazione di sopravvivenza, ovvero una esistenza in cui sopravvivono le radici come basamenti di una storia consapevole e orgogliosa e dove la tradizione non si perde nella negazione, nell'oblio di un orpello anacronistico, ma diventa occasione e slancio per imbastire insieme scenari nuovi».

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