di Giulio Iudicissa

 Fonte: Nuova Corigliano del 4 aprile 2018

Ho atteso che passasse qualche giorno d‟aprile, prima di stampare questo numero di Nuova Corigliano.

E ancora mi chiedo se abbia senso un foglio con tal nome o se non sia più corretto chiudere qui la partita. Ho pensato ad una terza via, quella, cioè, di lasciare il foglio, cambiandogli il nome. Alla fine, per un fatto di sentimentale coeren-za, ho pensato che fosse giusto lasciare le cose così come stanno o, meglio, così come son nate e cresciute negli anni. Segua il suo corso la „fusione‟ dei due Comuni, secondo legge e secondo destino, ma i luoghi, voglio dire la terra, i corsi d‟acqua, il mare, la piana, le colline resteranno lì, dove il tempo li ha fermati. Sono segni stampati su invisibili pietre, sono i segni della memoria. La legge, d‟imperio, modifichi i confini, accorpi, divida, chiuda uffici, ne apra di nuo-vi, cambi pure il nome alle cose, ma l‟anima delle cose conserverà sempre il suo no-me, carico di gioie e di lutti, carico di storia. Nasce un „nuovo‟ Comune, un grande Comune, per superficie ed abitanti. Così sia. Gli anni a venire diranno se sia stata una buona impresa o un‟azione infruttuosa, se sia nata dall‟interesse di parte o per il bene comune. I fatti racconteranno la verità Intanto, si lasci, a chi proprio non può farne a meno, di portarsi nel cuore la „sua‟ Co-rigliano o la „sua‟ Rossano, come fa da sempre, con le sue luci, i suoi profumi, i suoi ricordi. In fondo, non reca offesa ad alcuno. Si vada, dunque, verso nuovi approdi, secondo desiderio o appetito dei più, per come sentenziano leggi e regolamenti, ma si lasci libero il pensiero di chi non si ritrovi in certe prospettive. E, a proposito, si attenda al lavoro il Commissario. Si vedranno le prime battute della futura composizione amministrativa. Un antico proverbio nostrano recita che ‘u tiempi è mmaštri ’i l’òpiri.

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