di Cristian Fiorentino

Partecipata ed emozionante la cerimonia di dedicazione della nuova chiesa e dell’annessa struttura a San Giovanni XXIII, avvenuta nella serata di domenica scorsa, 15 dicembre 2024, allo scalo coriglianese.

Data che entra di diritto nella storia della diocesi jonica e vissuta come un unico “Momento di Grazia” condiviso da numerosi parrocchiani e fedeli e alla presenza delle congregazioni di Suore, degli Scout e autorità civili e militari. Rito che ha visto diverse tappe nel corso della funzione ad iniziare dalla processione partita dalla vecchia chiesa per giungere dinnanzi al sagrato del nuovo edificio sacro.

L’Arcivescovo Monsignor Maurizio Aloise, accompagnato dal Vescovo emerito Monsignor Luigi Renzo, dal parroco Don Tonino Longobucco e dai vice parroci Don Agostino Stasi e Don Domenico Simari, dal resto dei parroci dell’Unità Pastorale dello scalo e della vicaria coriglianese e da altri religiosi, hanno raggiunto lo spiazzo della chiesa, sita in via San Gaetano Catanoso a contrada San Francesco d’Assisi. Qui ad attendere prelati e presbiteri il direttore dei lavori l’architetto Antonio Aprelino che ha declinato tutti i passaggi salienti dell’intero progetto, sovvenzionato dalla Conferenza Episcopale Italiana con i fondi dell’8xmille alla Chiesa Cattolica e altre offerte dei devoti. In sintesi, il creativo autore del nuovo tempio e complesso ha spiegato forme, geometrie e simbologie del luogo sacro plasmato entrando spesso nei dettagli: la luce come elemento centrale del prospetto, la porta d’ingresso, il campanile, le vetrate, il fonte battesimale, la penitenzieria con il confessionale, l’altare, l’onfalos, la Cappella feriale e tanti altri tratti salienti e caratterizzanti.

Ripercorso l’iter temporale dove l’arch. A. Aprelino ha ricordato il primo storico parroco Don Vincenzo Longo spesosi per la realizzazione primordiale di questa nuova ampia struttura. Sogno predicato dagli anni ’80 dallo stesso sacerdote Don V. Longo, allorquando era parroco della piccola chiesa “Santa Maria delle Grazie”, e oggi divenuto realtà tangibile e a disposizione della comunità. Arch. A. Aprelino che ha quindi consegnato le chiavi della chiesa a Monsignor M. Aloise sulla cui porta centrale campeggia la scritta “Ego Sum Ostium”( Io Sono la Porta” come disse Gesù). Commovente l’attimo di apertura del portone e l’ingresso a seguire del “Popolo di Dio” che, nonostante l’ampiezza e i numerosi posti a sedere previsti, hanno riempito anche il resto degli spazi assistendo alla funzione in piedi. Al momento dell’entrata il sempre impeccabile coro parrocchiale ha intonato i canti che hanno armonizzato anche tutto il resto della celebrazione.

Alle spalle dell’altare la statua di S. Giovanni XXIII, foggiata dal noto maestro coriglianese Salvatore Pastore nel 2012 e già presente e venerata nella vecchia chiesa, e di fianco la Cappella feriale l’effige della Madonna Immacolata. A seguire il Vescovo, ben assistito dai ministranti, ha asperso la collettività e le mura dell’edificio e l’altare. Dopo tutta la liturgia della parola e la litania dei Santi, altro momento particolare è stata la collocazione della reliquia di San Giovanni XXIII, al secondo Giuseppe Angelo Roncalli, nella piccola teca centrale installata nel marmo dell’altare. A seguire il fulcro centrale della dedicazione è stato rappresentato dall’unzione dell’altare (simbolo del Sacrificio di Cristo), e delle pareti della chiesa con relativa preghiera. Solo dopo, le addette indicate hanno provveduto alla ripulitura e all’allestimento della “Tavola Liturgica” per l’Eucaristia. Quindi l’incensazione e l’illuminazione dell’altare e della chiesa, la presentazione dei doni, l’Eucaristia, la Comunione e la reposizione del Santissimo Sacramento, con la pisside avvolta nel velo omerale, nel tabernacolo edificato nella Cappella feriale.

A corredo, declamata anche la missiva fatta recapitare da Monsignor Giuseppe Satriano, nel 2016 all’epoca della posa della prima pietra presente all’evento e oggi Arcivescovo metropolita di Bari-Bitonto. Dopo la benedizione ai fedeli e la benedizione della casa canonica e dei locali per le attività, tra cui la sala pastorale e le aule didattiche per la catechesi, non è mancato anche un momento conviviale di festa con tanto di taglio della torta. Sintomatica l’omelia dell’Arcivescovo M. Aloise che dopo aver salutato tutti i parrocchiani e fedeli, confratelli, religiose/i e autorità ha esordito ringraziando tutti coloro che si sono impegnati per la realizzazione dell’intera opera: alla conferenza episcopale, ai professionisti, passando per le ditte, le maestranze e ogni singola componente spesasi per la causa, parrocchiani compresi. «Giunga il mio saluto- ha rimarcato Monsignor M., Aloise- in tutti le case di questa parrocchia e di tutta l’Unità Pastorale specie ad anziani e ammalati. A loro arrivi il saluto del Vescovo come carezza di Dio. Oggi- ha proseguito l'Arcivescovo- è un Grande giorno di Gioia per la dedicazione consacrata al culto del Dio Vivente e all'Eucaristia. Passaggio che ci invita a crescere nell’atto profondo di riflessione sul significato teologico che stiamo celebrando. Consacrazione che per il popolo di Dio radunato rappresenta la presenza di Dio in mezzo a noi. Riempiamo questo luogo Santo come comunità Cristiana che si riunisce nel nome del Signore. Le stesse scritture ci invitano all'ascolto come faceva il popolo di Israele. Anche noi ascoltiamo la parola di Dio che ci orienta e ci guida per essere un popolo Santo che sa ascoltare. Voi siete il tempio di Dio perché la chiesa non è solo un edificio fisico. Gesù per primo ha inaugurato un nuovo tempio, il tempio vivente dello Spirito Santo. La dedicazione dell'altare rappresenta Cristo stesso dove si celebra il sacrificio di Gesù che ci ha salvato. Consacrandolo, consacriamo il centro della nostra Fede rammentando le parole “Io sono il Pane della Vita che dà Vita Eterna”. Nel vangelo apprendiamo la rivelazione del nostro Salvatore, dello Spirito e della Verità con cui ci accostiamo a Dio. Annuncio che deve essere un Segno di incontro profondo tra cuore, sincerità, Spirito e Verità. Da oggi siamo chiamati a rinnovare il nostro impegno come popolo di Dio. Ogni nostro gesto è un atto di adorazione a Dio. Attraverso la Consacrazione questo è divenuto un luogo di comunione e preghiera per un Popolo che vuole essere Santo. Chiesa intesa come Santa Speranza capace di sorreggere la nostra Fede che possa crescere sempre più e possa dare i frutti di Amore e Pace».

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