di Cristian Fiorentino
Diretto, sanguigno ed esplicito. E ancora appassionato e coinvolgente nelle sue esposizioni. Con questi aggettivi e termini si potrebbe definire Don Marco Pozza protagonista dell’incontro intitolato “Costruire una società etica” e tenutosi presso l’oratorio Salesiano “Don Bosco”, allo scalo di Corigliano, lo scorso venerdì 14 giugno.
Presso la sala convegni della struttura di via Provinciale, il cappellano del carcere “Due Palazzi” di Padova ha fatto rivivere solo alcune delle storie vissute tête-à-tête con i suoi detenuti. Manifestazione indetta e ben allestita dal Lions Club Corigliano-Thurium del presidente Donatella Caliò che ha inaugurato la serata con i dovuti saluti e ringraziando tutti i convenuti, l’ospite d’eccezione e Don Natalino Caradente, direttore dell’oratorio Salesiano, per l’ospitalità.
Benvenuto della casa Salesiana spettato a Don Natalino Napolitano mentre, nel prologo, è intervenuto anche Don Gino Esposito, direttore dell’ufficio pastorale diocesana della Famiglia, che ha richiamato l’attenzione su alcuni passaggi specifici inerenti a morale e accoglienza. Manifestazione fortemente voluta non solo dalla presidente ma anche da Cosimo Mosaico e Grazia Vulcano, rispettivamente segretario e cerimoniere del Lions Club C.- T., che ne hanno pianificato l’intera riuscita. Nella trascinante esposizione della narrazione Don M. Pozza ha saputo magnetizzare l’attenzione, gli sguardi e le menti ma anche scuotere gli animi dei presenti. I personaggi e i fatti interpretati, carichi di pathos, sono stati fatti riemergere grazie ai dettagli certosini.
Storie forti di vita reale, nuda e cruda partiti dalla vita personale di Don Marco P. che dopo essere caduto si è rialzato grazie all’aiuto del Divino. Percorso che, come lui stesso lo ha definito, lo ha portato ad essere il parroco di Caino. Dopo aver sbagliato ha incontrato Papà Francesco che lo ha guardato con uno sguardo di misericordia lo ha abbracciato e gli ha fatto capire perché era divenuto il parroco di Caino. Incrociando gli sguardi di mamme e un papà, i cui figli oggi appartengono alla parrocchia del carcere di Padova, Don Marco P. ha saputo cogliere nel tempo i puzzle di esistenze familiari andate in pezzi e compromesse. Ma attraverso il suo non facile operato ha saputo connettere l’elemento di Fede legato al fattore rieducativo civile passando dalla testimonianza. Esempi validi e essenziali sono i confronti tra i cosiddetti “mostri”, rei di omicidi e per cui è giusto lo sconto della pena, e giovani studenti. L’ispirazione e la sagacia anche illuminante che sprizza fuori dai racconti di Don M. Pozza sono contraddistinte anche da alcuni criteri adottati. L’aver, ad esempio, di fronte alla rabbia di una ragazza connessa al concetto della “comprensione” di un giovane assassino, tirato in ballo una pagina significativa dei “Promessi Sposi” e la conversione dell’Innominato, rileva tutta l’estro sociale e da uomo di Dio di Don Marco.
Racconto dell’Innominato avvenuto in carcere in cui l’elemento visivo è stato lo stringersi della mano dell’assassino con la mano di un innocente, al fine di aprire e scardinare i preconcetti cambiando la prospettiva di visualizzazione. Dall’altro canto, tra le esposizioni presentate, la rieducazione di un ragazzo omicida passa anche dallo scoprire il vero significato di accoglienza quando, nella più completa esclusione degli altri, si vede tendere la mano in carcere da una Suora che lo stesso ragazzo elegge come sua seconda Mamma. «Ripartire dall’etica- ha dichiarato Don Marco Pozza- vuol dire ripartire dall’umano ossia da quelle persone che incontro tutti i giorni nella mia parrocchia del carcere: un umano fragile che ha fallito, deragliato, ucciso e che ha fatto del male ma che la Costituzione Italiana che è la nostra mamma ci dice di fare di tutto per recuperarlo perché, se risanato, può divenire prezioso.
Questi incontri, come quello di oggi, sono finalizzati non tanto alla spiritualità o alla religione ma proprio all’educazione civica perché per diventare bravi Cristiani bisogna diventare necessariamente dei bravi cittadini. Gesù stesso è stato anche un educatore civico perché ha saputo prendere il Vangelo e incarnarlo dentro ad una storia concreta facendo di quattro pescatori dei messaggeri di una notizia che ancora oggi affascina il cuore degli uomini. Il mio incrocio- ha spiegato Don M. Pozza- con Papa Francesco è stato un incontro tra un Papa e un sacerdote disperato nel cuore. Lui ha saputo smontare e ricostruire con Misericordia il mio sacerdozio inviandomi e raccomandandomi di fare lo stesso con chiunque incrociassi. Dal canto mio cerco di ridare alla gente che incontro la stessa Misericordia che ho ricevuto sulla mia pelle. Con la Calabria ho un particolare rapporto di amore perché è una terra splendida e al contempo di dolore perché tutti i giorni frequento una Calabria, dentro il mio carcere, che ha fatto della menzogna, del sopruso, dell’oppressione, della corruzione la loro vecchia grammatica. Ogni volta che ci ritorno in questa terra- ha concluso Don M. Pozza- passo dalla sezione dove ci sono i grandi boss calabresi dicendo, anche a nome vostro scendo giù per metterci la faccia e per chiedere scusa se quella volta prima che rubare tante cose a questo popolo avete contribuito a rubare la speranza». Nel post serata, oltretutto, i vertici del “Lions Club Corigliano-Thurium” hanno assegnato a Don Marco Pozza il premio e l’attestato “Melvin Jones”. Precedentemente, invece, Don Marco ha celebrato l’Eucaristia presso la parrocchia “San Giovanni XXIII”, diretta dal parroco Don Tonino Longobucco. Durante l’omelia, presso la chiesa dello scalo coriglianese, prendendo spunto dalle parole del Vangelo del giorno ha posto in risalto la frase dell’apostolo Pietro “Tu solo Signore hai parole di vita eterna” ossia la stessa espressione che Don M. Pozza si ripete spesso nella sua missione in carcere. “Cristo è esigente e mi chiede l'impossibile ma ciò che è impossibile presso gli uomini non è lo è presso Dio. Ma proprio dall’impossibile nasce la nostra storia che è una bellissima storia d'amore. E anche nelle difficoltà della vita quotidiana bisogna ripetere l’invocazione del salmo: Signore ti cerco ma tu mostrami almeno il tuo volto”. Riuscita in toto la manifestazione secondo i principi del lionismo tra le tante attività programmate nel fitto calendario del “Lions Club Corigliano-Thurium”.