di Cristian Fiorentino
Puntuale secondo fede e come tradizione, il mese di maggio è iniziato con i suoi riti in venerazione alla Madonna anche a Corigliano. Trentuno giorni dell’anno per eccellenza, voluti dal credo cristiano, in omaggio alla “Vergine Maria” da vivere, tra fioretti, Rosari, Sante Messe e tanti altri momenti comunitari, all’interno delle singole parrocchie ma anche nel proprio ambito privato.
Tra le situazioni collettive anche quest’anno tanti devoti hanno iniziato i “Sabato di Maggio” che muovono numerosi fedeli, tanti rigorosamente a piedi, sia dal centro storico che dallo scalo coriglianese verso la parrocchia “Santa Maria Ad Nives” di Schiavonea. Pellegrini, di qualsiasi età, che alle prime luci dell’alba, in questo primo sabato 6 maggio, si sono incamminati in tanti verso il borgo marinaro per assistere alla liturgia delle 6:30. Lungo il tragitto non è mancata la consuetudine di recitare il Rosario. Sacrificio ben gradito ai credenti viandanti raccolti in un'unica grande comunità circolare. Circolare come la forma della chiesa schiavoneota che ha ospitato tutti e gremita all’interno in ogni ordine di posto e in molti seduti e assiepati anche fuori. Celebrazione Eucaristica presieduta da Don Giuseppe Ruffo, assistita dai ministranti e dal coro parrocchiale, e omelia diretta e corposa. Il parroco coriglianese, reggente della parrocchia di “San Giovanni Battista” a Mirto-Crosia, prendendo spunti dalle letture e dal vangelo, ha insistito molto su alcuni snodi: «La devozione alla Mamma Celeste ci deve rendere cristiani concreti. Dobbiamo renderci felici dinanzi la Madonna attraverso gesti essenziali. Se vogliamo essere apostoli di Gesù, come lo è sempre stata la Vergine, bisogna mettere in pratica la parola evangelica ascoltata e nutrirsi del corpo del Signore. Sarebbe meglio quotidianamente ma, se non possiamo, almeno alla domenica per ricevere la linfa necessaria per il nostro cammino e per testimoniare la nostra fede in famiglia, al lavoro e in tutti i luoghi in cui viviamo. Soprattutto dobbiamo abbandonare gelosie, invidie, avidità, inimicizie e tutto ciò che non ci permette di vivere sereni con gli altri sia in ambito familiare che all’interno della comunità.
Badare, inoltre, a chi ha bisogno di sostegno o anche di una parola di conforto. Soprattutto, dopo la pandemia vissuta che forse ci ha resi ancora più egoisti ma da cui possiamo ancora riemergere. Applicandoci su queste concretezze faremo cosa gradita alla Madonna mentre dovremo modificare anche i nostri modi di pregare. Le nostre suppliche saranno ascoltate solo se invochiamo il Signore e la Mamma Celeste con animo leale senza ipocrisie e arroganze. Don Tonino Bello, a ogni fine celebrazione, diceva “La pace è finita, andate a Messa” proprio per indicare gli effetti dell’Eucaristia che dovrebbe tendere alla condivisione dei benefici. Dobbiamo modificare i nostri comportamenti per sovvertire criteri ingannatori. Le Messa dovrebbe rigenerarci e spedirci in mezzo agli altri per rendere cristiani originali e prolifici». A margine, prima della benedizione, recitata anche la preghiera alla Madonna della Schiavonea. Susseguiti anche gli omaggi della comunità “Santa Maria Ad Nives” a Don Ruffo che si è detto ben felice di aver presieduto la celebrazione tornando con la mente indietro negli anni e a quando da ragazzo compiva il pellegrinaggio. Di contro, Don Ruffo ha ringraziato i presenti e il parroco padre Francesco Ansalone per l'ospitalità. A seguire, altri fedeli hanno preso parte anche alla celebrazione mattutina delle 7:30 mentre l’appuntamento per i tanti devoti si rinnoverà per i prossimi sabato del 13, 20 e 27 maggio.