Comunicato stampa
Il problema del lavoro qui da noi è drammaticamente sotto gli occhi di tutti, ma accanto a ciò è giusto rimarcare quello che accade a tantissime persone che pur avendo un lavoro, presso imprenditori privati, subiscono vessazioni di ogni sorta.
Nei giorni scorsi ho incontrato un amico il quale mi ha raccontato la sua condizione lavorativa che voglio far conoscere a tutti voi, perché se il lavoro deve servire a dare dignità al lavoratore, qui da noi, purtroppo non è così. Questo lavoratore ha 32 anni, padre di tre magnifici figli, abita in una casa in affitto nel centro storico, paga 230 euro al mese, e ci ha confessato di mandare avanti la famiglia con lo stipendio reale, (non quello per cui firma) quando riesce a portarlo a casa è molto difficile. Per garantirsi la sopravvivenza, gente come il nostro amico lavoratore sono costretti a privarsi quasi di tutto, dopo aver pagato le bollette e tributi comunali troppo onerosi, dello scarno stipendio non rimane niente, per non contare le tante notti insonni perché si sentono colpevoli, inutili per non poter dare ai propri figli quello che altri della loro età hanno. Tutto ciò è umiliante per la dignità umana, e ci dice che nelle sue condizioni, vorrebbe farci vivere per un mese i politici che con le loro chiacchiere e le loro promesse, non fanno altro che prenderli per i fondelli. Il nostro amico, parla anche a nome di quei tanti altri lavoratori senza voce in capitolo e che vivono purtroppo la sua stessa condizione. Questo lavoratore ci confessa che dopo aver svolto onestamente tanti piccoli lavori, e non si vergogna a dirlo, anche i più umili, ed essersi rivolto a quasi tutti gli imprenditori della zona, attualmente lavora per 12 ore al giorno come operaio, seppure a tempo determinato in una piccola azienda locale, ci confessa che gli sembrava, dopo tanti rifiuti ed umiliazioni, proposte di lavoro da schiavo, di avere toccato il cielo con le mani, meglio questo che niente. Il primo mese, tutto normale, i problemi incominciarono dal secondo mese, quando è costretto dai datori di lavoro, pena il licenziamento in tronco, di firmare buste paghe di 1.500 – 1700 euro mensili, senza contare la tredicesima e quattordicesima, somme che tra l’altro il nostro amico, non ha mai incassato. Il paradosso, che può sembrare non vero, è che i datori di lavoro, addirittura, si sono appropriati anche delle somme provenienti da malattia e da infortuni destinati al lavoratore, pari ad una somma di circa 3.500 euro. Senza contare che ogni fine anno al momento della dichiarazione del reddito, al lavoratore viene consegnato il cosiddetto Cud che riporta un reddito di ben 18.819,00 euro, e ci ripete somme tra l’altro mai incassate. Il problema esiste, anche se non c’è bisogno di essere particolarmente sagaci nel comprendere che nessuno fa qualcosa per rispondere alle lamentele dei tanti lavoratori e venire loro incontro per lenire almeno la situazione del ricatto continuo del licenziamento. Se non ti pieghi alle condizioni imposte del datore di lavoro. Ben vengano le soluzioni, intervengano per il loro ruolo istituzionale di erogatore di prestazioni sociali di vario tipo, poiché sono i lavoratori maggiormente danneggiati da tale sistema, ci siano seri controlli da parte degli ispettori INPS, vengano controllati soggetti come consulenti del lavoro, commercialisti, amministratori locali e sindacalisti, qualora ve ne siano accondiscendenti con qualche datore di lavoro. Intervenga chi di dovere a sostenere oltre le famiglie bisognose anche quelle imprese sane che rispettano le regole, e che possono contare di trovare sempre un sicuro punto di riferimento presso gli organismi competenti. Del resto non si tratta di interrogativi che sorgono per la prima volta e non credo che ci sia qualcuno che possa negare a cuor leggero tale problema. Certamente, il nostro amico non ci ha riferito ciò per dare consigli, ma vuole lanciare un messaggio, che facciamo nostro, per l’avvenire dei nostri figli, del territorio passa anche dalla soluzione di questo problema che ci rende deboli al pari degli schiavi, questo e non altro che il senso del discorso. Una cosa purtroppo è certa, molti lavoratori oltre a subire imposizioni umilianti, e sotto il continuo ricatto di un licenziamento, orari di lavoro insostenibili, una concorrenza spietata ed a poco prezzo da parte di soggetti proveniente dai paesi dell’Est europeo sono penalizzati anche a livello fiscale perché il reddito prodotto (tra l’altro falso e giocoforza firmato dal lavoratore) non dà diritto ad agevolazioni e detrazioni come: il modello Isee che esonera gli aventi diritto in base al reddito dal pagare i vari tickets sulle analisi, sulle visite e sui farmaci, non dà diritto all’accesso ai vari bonus, come il fitto casa, i buoni-libro per la scuola dei figli, il diritto alla mensa scolastica, il bonus delle 80 euro, e tutte quelle detrazioni e facilitazioni di cui godono, le persone fisiche e le famiglie con basso reddito. Infine, ci diceva ancora questo lavoratore che lui non potrebbe nemmeno godere, qualora ne avesse bisogno di essere ammesso al patrocinio gratuito di un avvocato anche in deroga ai limiti di reddito previsti ordinariamente. Viene da dire, oltre al danno anche la beffa. L’augurio di questo amico, che è anche il mio, è che che la tanta decantata fusione Corigliano- Rossano, ormai in vista di realizzazione, non sia un pretesto per fuorviare la popolazione dai veri problemi, sperando, nel contempo, che adesso a beneficiarne, siano quei salotti buoni scesi in campo e da cui è partita l’iniziativa per soddisfare le loro mire politiche e gli interessi di quella stretta cerchia che punta più che altro a consolidare ancor di più il loro potere, i loro privilegi, secondo noi, adesso viene il bello, vediamo, dopo una estenuante ubriacatura di promesse, quale sarà il ruolo di Corigliano, ma principalmente quello dei Coriglianesi.
Giorgio Luzzi – Movimento Centro Storico