L’ultimo rapporto Svimez e i dati sullo spopolamento resi noti dall’Istat nel 2022 certificano quello che noi sindaci, e io in primis, andiamo dicendo da tanto, troppo tempo, senza essere ascoltati e, di riflesso, aiutati. ll rapporto, giunto alla sua 49esima edizione nel 2022 e presentato ieri alla Camera dei deputati, ribadisce a chiare lettere che gli effetti della guerra russo-ucraina, la crisi energetica e l’inflazione penalizzano la nostra Regione che avrà una crescita ridotta nel 2022 e un Pil in negativo a -0,9% nel 2023. Aspetti che incrementeranno così il divario con il resto del Paese e che confermano un trend negativo delle dinamiche globali (rallentamento della ripresa; comparsa di nuove emergenze sociali; nuovi rischi operativi per le imprese), interrompendo il percorso di ripresa nazionale coeso tra Nord e Sud. Gli effetti di tutto questo bailamme penalizzeranno soprattutto le nostre famiglie e le nostre imprese. Sulla stessa lunghezza d’onda, purtroppo, si pongono gli ultimi dati Istat (di luglio 2022) i quali rilevano che nel Mezzogiorno ci sono un milione di residenti in meno rispetto a gennaio del 2012. Le stime Istat per i prossimi decenni sono pesantissime: a fine secolo gli italiani saranno all’incirca 37 milioni mentre oggi quasi 60. Il Mezzogiorno sarà abitato da poco più di 10 milioni di individui, la gran parte in età avanzata. Uno scenario complesso che, se da un lato preoccupa poco chi governa il Paese e l’Europa, dall’altro costringe noi sindaci a portare la croce di problemi non addebitabili al nostro operato. La cosa più grave è che denotiamo una vera e propria mancanza di visione poiché le sole risorse finanziarie, anche se importanti, come nel caso del Pnrr (che è un piano di modernizzazione più che di trasformazione strutturale e reale), non bastano per risollevare le sorti dei nostri Enti locali e a ridurre sia lo spopolamento sia le disuguaglianze territoriali e sociali. Ecco perché poi ci troviamo in difficoltà a chiudere i bilanci per gli alti costi dell’energia e del gas, ecco perché ci troviamo difronte a cittadini che lamentano lo spopolamento dei nostri comuni con foto pubblicate a tutte le ore sui social che poi diventano artatamente strumenti per la facile polemica politica, ecco che poi su di noi cadono le proteste e i problemi di tutti come se il sindaco fosse la panacea di tutti i mali. Ecco perché, e concludo qui questa riflessione, in questo periodo in cui si parla di rimodulazione del Pnrr, di nuovi strumenti comunitari per affrontare la crisi in atto o, ad esempio, i cambiamenti climatici, o si parla nella nuova Legge di Bilancio, chiediamo di essere ascoltati perché dar voce ai territori è fondamentale ora più che mai. I centri periferici, i comuni, i cittadini e le aree vaste come quella della Sibaritide-Pollino o dell’Alto e Basso Jonio voglio partecipare alla rideterminazione del proprio futuro prima che sia troppo tardi perché vogliamo essere protagonisti della definizione di una nuova visione che ci veda al centro e che non veda al centro Roma o Bruxelles.