Foto: Assunta Scorpiniti capogruppo consiliare di Cariatipulita
Comunicato stampa
Sappiamo tutti la difficile situazione dell’Ospedale Spoke di Rossano-Corigliano (pronto soccorso in tilt, carenza di mezzi e unità operative, depotenziamento e trasferimenti di reparti…); e ben conosciamo i disagi degli utenti. Quello che, invece, sembra passare in secondo piano, nonostante la drammatica evidenza, è la grave sofferenza dei cittadini dell’area periferica, ovvero quella di Cariati e del suo circondario che comprende le aree collinari interne, dove la popolazione è prevalentemente anziana, e la confinante area crotonese.
L’utenza, per capirci, che per anni ha avuto come riferimento l’ospedale “Vittorio Cosentino” chiuso nel 2010 per effetto del Piano di rientro, e che da allora, suo malgrado, “intasa” il suddetto Spoke, subendo i maggiori effetti della fallimentare gestione della sanità in Calabria, oltre che dei disservizi causati dal perenne stato di emergenza; l’utenza cui, purtroppo, può capitare di morire su strade disastrate o nei propri paesi, quando per raggiungere i luoghi di cura non ci sono parenti o denari. ìE la ragione c’è per cui tutto ciò passa in secondo piano: l’assoluta immobilità di chi gestisce, a livello regionale e locale che finora, in totale assenza di fatti, ha prodotto solo fiumi di parole. Nulla si sa del documento approvato lo scorso 3 agosto a Cariati nel consiglio comunale straordinario sulla sanità alla presenza dei sindaci del territorio, per essere posto all’attenzione del Ministero della Salute, del Commissario ad Acta e del Governatore della Calabria; nulla dell’annunciato incontro al Ministero; nulla dei proclamati interventi aziendali da parte di congiunti della Sindaca di Cariati Filomena Greco. E nemmeno è stato considerato un fatto importante, su cui insistiamo da tempo e che potrebbe riaprire la partita sull’ospedale pubblico a Cariati: la vicenda dell’ospedale di Praia a Mare, che, grazie al ricorso dei sindaci, e per effetto della sentenza del Consiglio di Stato n. 2576/2014, è stato reinserito nella rete ospedaliera calabrese; un fatto, che, ribadiamo, potrebbe essere determinante anche per una riapertura del “Cosentino”, sussistendo le medesime, o più gravi, condizioni del ricorso accolto dal C.d.S. (la violazione della norma sui tempi di percorrenza fino al più vicino spoke, affluenza turistica, consistenza del bacino di utenza…). Su questo nuovo scenario che si è aperto, al di là dell’attesa della concretizzazione del risultato (ma almeno esiste sulle carte), noi con forza, e per l’ennesima volta, richiamiamo l’attenzione della sindaca di Cariati, dei sindaci, delle forze politiche e dei cittadini dell’intero territorio. Senza dimenticare la questione della Casa della Salute che avrebbe dovuto essere istituita nelle strutture dell’ex ospedale di Cariati con il finanziamento già stanziato di oltre 9 milioni di euro, di cui si sono perse le tracce nei labirinti della burocrazia regionale. Anche su questo è caduto un silenzio tombale. Perché, ci chiediamo. Perché non si insiste, non si cerca di capire quali dirigenti, quali inefficienze, quali oscure forze bloccano il procedimento. Perché i sindaci tacciono. Non tutti, in verità. Qualcuno nei giorni scorsi dava conto della clamorosa protesta del sindaco di Chiaravalle che, per richiamare l’attenzione sulla Casa della Salute finanziata e mai aperta nel suo comune, a fine settembre ha iniziato lo sciopero della fame, ottenendo dal Commissario ad Acta, e questo è rilevante, la delibera n. 125 dell’11 ottobre scorso, avente per oggetto: “PAC 2007/2013 - Scheda n. 5 Rete Regionale Case della Salute. Studio di Fattibilità della Casa della Salute di Chiaravalle. Presa d'atto delle Delibere n. 669 del 23/08/2017”. Magari non si ottiene tutto subito, ma almeno si fanno dei passi in avanti. Per cui, bisogna muoversi, insistere, organizzarsi, premere, senza continuare a proclamare che è stato fatto tanto e che Cariati è tutta sorrisi e colori, come dichiara la Sindaca. La realtà vera è un diritto fondamentale, il più importante, ancora negato. È la tristezza e il buio di tante altre case chiuse da un anno a questa parte; del nuovo esodo migratorio che, proprio in questo ultimo anno ha spazzato via famiglie intere; di una fascia sociale (20 – 40 anni) che non è più presente a Cariati; del mancato avvio di nuove attività economiche e della perdita di attività esistenti; delle occasioni perse con i finanziamenti sfumati. Del silenzio e dell’immobilità sulla sanità e tanti altri problemi che sono diventati gravi emergenze. Sarebbe davvero l’ora di svegliarsi.{jcomments on}
Il capogruppo consiliare Assunta Scorpiniti e il Comitato #CariatiPulita