Di Angelo Broccolo - Segretario Regionale di Sinistra Italiana

Nei giorni scorsi il presidente Massimo D’Alema, nel corso della sua venuta in Calabria, ha partecipato ad alcune iniziative pubbliche organizzate da forze che, a vario titolo, si richiamano alla Sinistra. Sottolineo, a scanso di equivoci, che ritengo di non rivestire alcun ruolo specifico per poter intervenire nel merito delle iniziative di altre forze politiche, che legittimamente organizzano i propri eventi, scelgono i propri interlocutori e dunque perseguono nella maniera più consona i propri obiettivi politici.

Ho tuttavia, sia pure a distanza, seguito con l’attenzione dovuta il presidente D’Alema, condividendone in buona parte le linee politiche tracciate, in previsione di un forte impegno comune capace di tradursi in tempi ragionevoli in un percorso costitutivo che conduca ad una sinistra unica e coesa, ovvero in altre parole, nonostante qualche fisiologica differenza di sensibilità, che sia in grado di costruire una casa comune allargata e dunque capace di mettere in campo una proposta di cambiamento concreta per il Paese. In questo senso il richiamo alla vicina situazione siciliana, dove con lodevole senso di responsabilità si è giunti ad una candidatura unica ed alternativa all’asse PD-Alfano, risulta essere l’esempio virtuoso da seguire. E’ in riferimento alle cose di Calabria che appare ben più districato il nodo politico da sciogliere (per correttezza di informazione, il presidente D’Alema non ha affrontato questo non secondario aspetto). Il punto politico resta il rapporto con la dirigenza regionale del PD e soprattutto con la giunta Oliverio. Il giudizio politico di Sinistra italiana è noto, e per quanto risulta dai vari incontri succedutisi in questi mesi, delle altre forze politiche o di movimento che si collocano alla sinistra del PD, è altrettanto avverso per l’esperienza di governo regionale in corso. Va ricordato che la “chiusura “del PD siciliano, che ha optato per un’alleanza con il partito di Alfano, nella nostra regione ha seguito una traiettoria ben più originale. Ovvero la Sinistra con Speranza, in certa misura anticipatrice del tentativo di costruzione di una forza unitaria e plurale della Sinistra, che pure aveva concorso sin dalle elezioni primarie, è stata estromessa nelle giornate successive alle elezioni, dall’assunzione di responsabilità di governo regionale. Tutto senza una motivazione politica chiara, ma nell’assoluto silenzio e dunque assenso del PD regionale. Il nostro resta dunque un giudizio politico negativo sia in termini ragioni di merito che di metodo e dal quale bisogna partire per conseguire le necessarie e riconoscibili caratteristiche di alternativa da presentare alla comunità calabrese. Hic Rhodus hic salta dicevano i latini. Questo è il nodo da dimostrare e da sciogliere per le forze dell’alternativa calabrese. Del resto i rovesci elettorali nei comuni più importanti della Calabria, con l’eccezione di Reggio Calabria, sulla cui gestione peraltro da parte nostra si è formulato nel tempo, per ragioni differenti, un identico giudizio politico negativo, lasciano intuire che la “connessione sentimentale” tra governo regionale e popolazione calabrese sia finita da un pezzo. Da notizie di stampa risulta che persino una non indifferente parte del PD abbia preso le distanze dalle modalità di governo regionale. E sarebbe un bel paradosso farsi superare a “sinistra” dall’ex governatore, come sempre lucido ed attento, Agazio Loiero. Da ben altra considerazione quindi bisogna ripartire. Ad esempio dalla straordinaria affermazione civica di Catanzaro (ma potremmo parlare anche di altre realtà alternative) dove i paradigmi di partecipazione ed innovazione evocati dalla bella personalità di Nicola Fiorita han scardinato il senso di rassegnazione e di rinuncia alla speranza di cambiamento. E’ su questo momento dirimente che può rinascere una ipotesi di cambiamento della Calabria. La lunga stagione post moti di Reggio e del Piano Colombo, con le annesse nefaste conseguenze di un regionalismo fallimentare ci impongono l’apertura di una nuova stagione di insorgenza che cambi dal profondo le stratificazioni trasversali del partito unico della “gestione”. La Sinistra che rinasce non può avere alcun rapporto di cooptazione e di relazione con le classi dirigenti responsabili a vario titolo dello “sfasciume pendulo”, per dirla con Giustino Fortunato, in cui è stata ridotta la Calabria.{jcomments on}

 

 

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