di Santina Manieri

 Il Natale è tradizionalmente la festa in cui rivivono alcune consuetudini, modi di sentire e valori e in cui rivive anche la cultura del dono. Il dono crea, rafforza e conserva i legami sociali e comunitari.

Nel Saggio sul dono (1924) di Marcel Mauss, diventato un testo fondamentale dell'antropologia, vengono individuate le tre caratteristiche del dono: «dare, ricevere, ricambiare». Lo scambio viene avviato con un dono di una persona all' altra, la quale si sentirà in obbligo di contraccambiare tale dono, innescando così una catena di scambi. Ma non sono solo gli oggetti a circolare, secondo Mauss, anche lo spirito del donatore viaggia insieme al dono, dando così vita a un legame tra gli individui che va ben al di là del puro scambio economico. La ricerca del dono richiede tempo, cura e attenzione verso la persona che lo dovrà ricevere.

Il dono implica riferirsi all’Altro come un Soggetto con un intrinseco valore, una sua identità e peculiarità. Ma nella nostra società liquida, globalizzata, consumistica, frenetica e dedita al culto dell’esteriorità e dell’apparenza, tali aspetti della personalità appaiono fragili al punto da sancire la «decadenza del dono» e di segnare il primato del surrogato «articolo da regalo».  La differenza tra dono e articolo da regalo è chiarita e esplicitata da Adorno la cui riflessione, per la profondità e attualità che la caratterizza vale la pena ripercorrere: «La vera felicità del dono è tutta nell'immaginazione della felicità del destinatario: e ciò significa scegliere, impiegare tempo, uscire dai propri binari, pensare l'altro come un soggetto: il contrario della smemoratezza. Di tutto ciò quasi nessuno è più capace. Nel migliore dei casi uno regala ciò che desidererebbe per sé, ma di qualità leggermente inferiore.

La decadenza del dono si esprime nella penosa invenzione degli articoli da regalo, che presuppongono già che non si sappia che cosa regalare, perché, in realtà, non si ha nessuna voglia di farlo. Queste merci sono irrelate come i loro acquirenti (...). Lo stesso vale per la riserva della sostituzione, che praticamente significa: ecco qui il tuo regalo, fanne quello che vuoi; se non ti va, per me è lo stesso; prenditi qualcosa in cambio.

Rispetto all'imbarazzo dei soliti regali, questa pura fungibilità è ancora relativamente più umana, in quanto almeno consente all'altro di regalarsi quello che vuole: dove però siamo agli antipodi del dono. (...) (Dall'aforisma n. 21 di "Minima Moralia.  Meditazioni della vita offesa" (1951) di Theodor W. Adorno). Il testo di Adorno ci ricorda che per ridare vita al dono e al significato simbolico e non certo economico che lo contraddistingue, non dobbiamo affrettarci a correre ma fermarci e dedicare all’Altro più tempo. Innanzitutto il tempo necessario e fondamentale per «donargli» e restituirgli la centralità, il valore e il primato che merita nella relazione.

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