L’EDITORIALE(*)
di Emanuele Armentano
Che ormai siamo fuori dal Mondiale di Calcio è cosa nota a tutti. Dopo aver ascoltato le più disparate affermazioni su responsabilità e cose che si potevano evitare, la mia attenzione si è concentrata su quelle che, invece, sono le ripercussioni economiche di questa “uscita di scena” (con conseguente svalutazione del brand Italia) che, negli ultimi anni, mi sembra essere diventata tipicamente italiana.
Se prima eravamo uno Stato con un certo peso sia in Europa che nel Mondo, oggi, invece, in molti settori siamo tra i fanalini di coda, con un tasso di migrazione all’estero delle eccellenze fra i più alti di sempre. Cosa sta accadendo? In questo preciso momento storico gli italiani si cullano sulle glorie del passato: il grande esercito romano, lo sconfinato patrimonio artistico, le meravigliose bellezze paesaggistiche, sesta potenza economica del mondo nel 1987 (nel 1991 quarta potenza industriale del mondo, dietro Usa, Giappone e Germania), la migliore musica, la Ferrari, Dante Alighieri, Monica Bellucci e la nazionale di calcio con 4 titoli mondiali conquistati, giusto per citarne alcune. Un backgorund di tutto rispetto, che però oggi non si traduce in risultati tangibili. È sicuramente meglio dormire sugli allori, che tanto allori purtroppo non sono più, ma che diventano spine nel fianco di chi crede ancora che un’altra Italia sia possibile!
E tornando al calcio (che ho smesso di seguire da quando ho capito che in Italia tutti sono allenatori, calciatori, direttori sportivi...), non credo che la sconfitta sia stata scritta nell’ultima partita con la Svezia ma già all’inizio delle qualificazioni. Per la buona pace degli italiani che, nella prossima estate, invece di guardare i mondiali e far girare l’economia all’interno del Paese, probabilmente si dedicheranno ad attività più interessanti, forse all’estero, nel segno di un disastro economico/sociale a cui siamo abituati da troppo tempo.
Sia chiaro, però, il calcio nostrano non è l’unico male, anche se brucia molto vedere Islanda e Panama esordire nel mondiale mentre noi, alla stregua delle Isole Solomon, restiamo a guardare. Ma tant’è! Il Natale in arrivo speriamo possa metterci una pezza sopra. Auguri di buon Natale, dunque, con la speranza che siano auguri che scuotano le coscienze, gli interessi e che stimolino il desiderio di lottare per difendere i propri diritti (mettendo fine alle violenze perpetrate continuamente sui più deboli, sui poveri, sulle donne)... e la propria salute. Perché in Calabria, si sa, la Sanità è diventata cosa per pochi, mentre gli altri... speriamo che se la cavino!
(*) Mondiversi, Anno XV - n.2 Novembre - Dicembre 2017