di Salvatore Martino

La dimensione religiosa ha sempre rappresentato un aspetto importante nella vita della nostra comunità, e le feste sono state, fino a qualche decennio fa, occasioni per riproporre ai più giovani valori e tradizioni appartenenti alla comunità.

L’obiettivo era quello di rinsaldare i rapporti e di far crescere il senso di appartenenza alla famiglia, alla parrocchia, al vicinato, alla comunità. Erano occasioni in cui la dimensione spirituale e le manifestazioni esterne si mescolavano, rendendo più coesi i rapporti tra le persone. La preparazione, la condivisione, e lo scambio, poi, di pietanze particolari, preparate nelle famiglie per festeggiare, diventavano tratti caratteristici e identitari della comunità e, per i più giovani, momenti di educazione all’accoglienza e alla solidarietà. Quella della Madonna del Carmine, ad esempio, era una festa particolarmente sentita dalla comunità coriglianese e rossanese, tanto da diventare la festa di tutti, non solo di coloro che ne festeggiavano l’onomastico, ma anche del resto della comunità, che le conferiva il valore della festa grande, della festa cittadina. Infatti, nonostante, la chiesa dove si venerava la Madonna del Carmine, fosse, sia a Corigliano che a Rossano, situata nella estrema periferia della città, diventava, in quella occasione, luogo visitatissimo, e la festa, festa di tutta la comunità. Caratteristiche che queste ricorrenze stanno ormai perdendo, ridotte come sono a semplici celebrazioni con risvolti consumistici che nulla hanno a che fare con l’evangelizzazione, con la sobrietà cristiana, e col rispetto della tradizione.

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