di Simona Silipo
A chi non è mai capitato, anche solo per un attimo, di provare un senso claustrofobico rispetto a una data situazione e/o persona, che, imbattendosi in noi ( e noi in "loro") , senza volere sortire tale sensazione, né, tantomeno, dal nostro canto, di subirla, di trovarsi, comunque, quasi inermi a tale status.
A chi non è mai successo? Mi chiedo e ve lo chiedo, rigirandovi, di conseguenza, la domanda. Altre volte, invece, capita, al contrario, che, quella stessa sensazione sia del tutto positiva e che, non si tratti di claustrofobia ma, piuttosto di un plasma, o, se vogliamo un magma, che tutto travolge e stravolge, e del quale non ci si fa quasi ragione... pur, effettivamente, esistendo un motivo chiamato, per una psicologia da supermercato, "filo". Il filo è un legame che può nascere a caso o nel caso ci si presenti il Caso stesso, fermo restando che la fatalità esiste nella misura in cui crediamo in essa. Positivo o negativo che sia il nostro "sentore", e, sempre rispetto a situazioni, cose o persone, il motivo per cui ci si sente legati, sarebbe, in maniera quasi riduttiva, riconducibile a un "concept" , più o meno "inConscio", che alle volte trasforma gli incontri in deja vu più o meno piacevoli, e in altri, ci porta ad agire o non reagire affatto, subendo più o meno, consapevolmente la "circostanza" di cui siamo vittime e carnefici, o, a volte, ricoprendo l'uno o l'altro ruolo. O, addirittura, ancora, entrambe le parti. Se è vero che un'azione produce una reazione uguale e contraria, il concetto del "filo" non solo si autoconferma ma si trasforma in un conduttore che induce i rapporti a evolversi. La stessa involuzione è comunque una evoluzione... basti pensare al tempo che passa: una ruga può essere vista come un legame profondo positivo o negativo rispetto al rapporto con se stessi e con il Tempo stesso. Religioni, filosofie, psicologia... domande scomode forse, trovano in dati di fatto quanto sopra affermato. Persino la matematica o la fisica quantistica, l'astronomia, l'astrofisica dibattono da anni su questioni per lo più irrisolte circa i "legami" (in senso lato) . Non è questione di calcoli, quelli lasciamoli a chi soffre di reni, ma di risposte che si palesano da sole e non per caso. La finitezza umana non arriva a darsi spiegazioni, eppure, il legame che si ha persino col cosmo, é reale e a volte risponde volutamente da solo ai nostri perché, anche quando non ci si pone alcuna domanda. Il filo si spezza o può essere tagliato... ma il legame rimane, quasi come l'imprinting, ovvero, l'impatto con la prima persona in assoluto vista alla nascita. Il ricordo di essa ci accompagnerà per tutta la vita, forse condizionandoci. Ma ricordate una cosa... che avete sempre in mano le forbici. Non so fino a che punto sono andata oltre confine, e non immagino lontanamente che cosa possiate avere capito da tali considerazioni. Una cosa però è certa...con questa serie di "riflessioni del mattino e altre misticanze di inizio settimana", entriamo empaticamente nel mood di novembre. Ordunque, tagliate gli indugi con le forbici da cerimonia comprate dal venditore ambulante della fiera di inizio mese e, senza troppe domande, aspettiamo che le risposte vengano da sé insieme all'arrotino. Saluti naviganti.