Giulio Iudicissa
Fonte: Nuova Corigliano n. 33/2018
Nella lingua dell’antica Corigliano, quella Corigliano cancellata dall’elenco dei Comuni, ma non dall’atlante del cuore, il detto suona così: ‘U tiempi bbuoni ‘i ra matina para.
Esso è proferito in tante occasioni e spazia tra astronomia, agricoltura e campo sapienziale. Ha suono piut-tosto mesto, quasi di sconfitta. Lo si adopera, infatti, quando qualcosa, purtroppo per nostra responsabilità, è andata storta o peggio. Di rado, trova smentita. Se rivedo le tante giornate di mia vita, tra professione, politica e varia umanità, posso ben dire che l’alba mi ha sempre recato un acconto di ciò che sarebbe poi stata l‟incipiente giornata. Quando fretta e presunzione hanno la meglio, quando, cioè, chiudiamo gli occhi dinanzi all’evidenza, ecco che ci ritroviamo, a sera, conciati male e senza ciliegie. I vecchi laziali, quelli che usavano l’idioma latino, invitavano a non scrivere currenti calamo, con penna veloce, e di certo non sbagliavano. Dunque, a chi dice che siamo solo alle prime battute, a chi vuol convincerci che presto le nuvole an-dranno a diradarsi e in ogni buca nascerà un fiore, io semplicemente rispondo che “il bel tempo si vede già dal mattino‟. Si tratti di nuova Amministrazione locale o di nuovo Governo della Repubblica, si tratti di Fusione di Comuni, la sostanza non cambia: il mattino, se ben l‟aria annusi, ti annuncia quello che avverrà. Il motore è in ordine? Girerà da subito. Scoppietta, singhiozza, si ferma, riparte, rallenta e, dopo un mese, è sempre lì? Qualcosa o tutto non va. Una partita è andata perduta. Né c’è da aspettarsi miracoli, che il Cielo mai ti farà. La ciambella non è venuta col buco e il guaio è che non c’è più farina per farne dell’altre.