Foto: Carmine Avato

Il prossimo 27 dicembre la corte di appello di Catanzaro dovrebbe pronunciare la sentenza sull’omicidio di Carmine Avato, 52 anni, ucciso a colpi di pistola la notte tra il 14 e il 15 novembre di due anni fa sotto casa a San Cosmo Albanese.

E’ questa la sensazione che si coglie al termine dell’udienza del processo d’appello celebratasi lo scorso 7 dicembre a Catanzaro. Ricordiamo che in primo grado vennero condannati Salvatore Buffone a 30 anni di reclusione e Cristan Dulan a 18 anni.  Nel corso dell’udienza di giovedì scorso, dopo la relazione del presidente Petrini e la richiesta del procuratore generale di conferma della pena già afflitta dal Gup del tribunale di Castrovillari (rito abbreviato) hanno preso la parola gli avvocati difensori delle parti civili (Aldo Zagarese, Aceto, Calvelli). Chiesta invece la riduzione della pena per l`imputato Dulan (difeso dagli awocati De Luca e Torchiaro). L`avv. Giuseppe De Luca nel dare corso alla difesa di Dulan ha sottolineato lo stato di necessità del proprio assistito perché minacciato da Buffone ed ha avanzato la richiesta di rideterminazione della pena per mancanza di premeditazione. Il processo ora riprenderà il prossimo 27 dicembre allorquando toccherà intervenire al difensore di Buffone, ed è più che probabile che al termine dell’arringa difensiva i giudici si ritireranno in camera di consiglio per emettere la sentenza.  Come detto in primo grado Salvatore Buffone, 33 anni di San Cosmo Albanese, venne condannato a 30 anni, mentre  il rumeno Cristian Dulan, 32 anni, a 18 anni di carcere. Buffone venne riconosciuto quale mandante del delitto, mentre Dulan ne è stato l’esecutore materiale reo confesso. Secondo la ricostruzione della magistratura inquirente, in cambio della prestazione omicida, il rumeno avrebbe ricevuto 500 euro a titolo di “rimborso spese” da Buffone, il quale gli avrebbe fornito pure i motivi per i quali avrebbe voluto la morte del cognato, marito della sorella - maltrattava la famiglia – senza fornire altri particolari ai carabinieri ed al magistrato inquirente. Un fatto di sangue che sarebbe maturato nel contesto familiare ed alla vigilia della prima udienza per la separazione tra la vittima e la propria consorte. Nel corso delle proprie dichiarazioni al pubblico ministero, Dulan aveva raccontato d’essersi ubriacato la sera dell’omicidio. Aveva detto d’avere avuto paura di Buffone. La richiesta d’uccidere il cognato sarebbe arrivata da parte di Buffone un mese prima del delitto. Dulan aveva raccontato che non se la sentiva ma il presunto mandante insisteva. «Salvatore m’ha minacciato se non avessi adempiuto a quello che mi chiedeva», aveva affermato Dulan.

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