Fonte: Il Quotidiano del Sud 2.11.2017

E’ definitiva la condanna a carico di Pasqualino Veronese e Davide Innacco, entrambi di Corigliano Calabro, rispettivamente di anni 26 e 29, già condannati dai giudici di merito, in primo e secondo grado, per il delitto di furto mediante violenza sulle cose, aggravato dall’aver profittato di circostanze di tempo.

I fatti oggetto delle due condanne, ora ratificate in sede di suprema Corte di Cassazione, risalgono ad agosto e settembre del 2013. In particolare, il 30 ottobre di quell’anno i carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro avevano eseguito per il reato di furto aggravato in concorso quattro ordinanze applicative della misura cautelare, emesse dal giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Castrovillari, nei confronti di: Pasqualino Veronese, 25 anni, tradotto in quel tempo presso la casa circondariale di Castrovillari e Davide Innacco, 27 anni, nell’immediatezza tradotto agli arresti domiciliari presso la propria abitazione. Contestualmente a ciò, veniva arrestato anche un ventiduenne, tradotto agli arresti domiciliari presso la propria abitazione ed una quarta persona finiva sottoposta all’obbligo di presentazione alla p.g. L’attività investigativa, compiuta dai carabinieri della stazione di Trebisacce, aveva consentito di attribuire ai quattro due furti aggravati presso degli esercizi commerciali e un furto con strappo ai danni di un’anziana signora, commessi in Trebisacce nei mesi di agosto e settembre. Il Tribunale di Castrovillari condannava sia Veronese sia Innacco ma la sentenza veniva impugnata ed anche la Corte d'Appello di Catanzaro confermava la decisione di condanna del Tribunale nei confronti degli imputati ricorrenti Veronese ed Innaco, entrambi per il delitto di furto con strappo aggravato dal numero delle persone ed approfittando delle circostanze di persona idonee ad ostacolare la difesa. Il solo Veronese del delitto di furto mediante violenza sulle cose, aggravato dall'aver profittato di circostanze di tempo. I due, però, ricorrevano in Cassazione avverso la sentenza della Corte di Appello di Catanzaro ed alcuni giorni addietro è stato registrato il responso dei giudici romani. La procura generale ha chiesto l’inammissibilità della istanza, mentre i difensori hanno lamentato diversi motivi di cui a presunte violazioni. Il Veronese, ad esempio, ha evidenziato “l'illogicità della motivazione relativamente all'identificazione dell'imputato, poiché la sentenza aveva ritenuto di confermare la condanna, trascurando che il primo Giudice non era stato in grado di descrivere le caratteristiche somatiche del volto dei due soggetti ritratti dalla telecamere di sorveglianza”. La Corte sarebbe incorsa in travisamento della prova. Lagnanze quasi identiche sono state presentate da Innacco. Alla fine, i ricorsi sono stati giudicati inammissibili, mentre per il solo Veronese la sentenza è stata annullata con rinvio limitatamente ad un’aggravante.

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