Siamo un gruppo dl familiari che vive il disagio della malattia mentale nel territorio di Corigliano-Rossano in provincia di Cosenza. Già uniti in associazione nel 2013 abbiamo lavorato e raggiunto ottimi livelli di aggregazione  tra familiari e pazienti, attraverso momenti di auto mutuo aiuto, incontri casa per casa, uscite a tema,  feste e viaggi di gruppo.

Questo entusiasmo è di anno in anno diminuito fino a costringerci a chiudere l’associazione nel 2017. La causa principale che ha indotti a prendere questa decisione è stata sicuramente la mancanza di supporto ed aiuto da parte di tutte le istituzioni preposte. Eppure di interlocutori  istituzionali, figure preposte all'organizzazione dei servizi, li abbiamo incontrati più volte, sempre in maniera costruttiva cercando di ottenere anche piccoli interventi, aiuti e risorse che per noi significavano una speranza per il riconoscimento del diritto alla cura del paziente.  In prima istanza abbiamo sollecitato la responsabile dell'area ionica territoriale, dott.ssa Raffaela Violetta, la quale ha sbrigativamente glissato la nostra richiesta invitandoci a contattare il responsabile del Dipartimento, dott. Aristide Filippo. Dopo qualche mese abbiamo chiesto  ed otteniamo un incontro al dipartimento con il dott. Filippo. In primis ci apparve come buon segno il solo fatto di essere ascoltati e magari riuscire a strappare qualche promessa, ma nel corso dell’incontro ci siamo resi subito conto che il direttore aveva molta esperienza sulla psichiatria calabrese, forse troppa. Insomma ci aspettavamo un sostegno da una istituzione che dovrebbe aprire le porte ai propri pazienti ed abbiamo trovato, invece,  rassegnazione ed abbandono. Un dettaglio che abbiamo avuto modo di appurare: il dipartimento investiva le maggiori risorse che possedeva nel tenere a regime gli SPDC, considerando i CSM territoriali come semplici avamposti della cura ospedaliera. Insomma un modo di affrontare la salute mentale che dalla legge Basaglia (1980), al Progetto Obbiettivo (1998-2000) fino ai Piani di azione salute mentale (2013-2020) si pensava fosse superato, ed invece resta ancora forse il problema principale. Un continuo susseguirsi di scarica barile che ci ha portato a chiedere un incontro persino ai Direttore Generale dell'ASP di Cosenza, dott. Filippelli prima, ed il successore Dott. Mauro. in questo caso l'istituzione ha mostrato tutta la sua totale chiusura: richieste ufficiali che bisognava sollecitare, incontri che venivano rimandati in continuazione. Alla fine dì vari incontri-rimpallo con segretarie ed incaricati di altri uffici, siamo riusciti ad ottenere un semplice incontro conoscitivo con il Dr. Mauro, ma senza alcun riscontro positivo. Il direttore si è dimostrato interessato solo al concorso per direttore di SPDC di Corigliano Calabro. Siamo arrivati anche a scrivere al Commissario alla sanità calabrese, ing. Scura. ll Commissario ci ha chiamato è fissato un incontro molto celermente. Unico, tra le istituzioni interpellate, che conosceva bene le problematiche che ponevamo. Ci siamo lasciati con una promessa da parte del Commissario sulla necessità di affrontare la questione nell'istituzione sanitaria. Ma da allora non ci sembra che le cose siano cambiate se non in peggio. Questa volta ci siamo rivolti al deputato Francesco Sapia. A Sapia abbiamo chiesto una mano per avviare una discussione, anche in Calabria, sul come bisogna affrontare la salute mentale, come istituzione aperta ed accogliente, facendo attenzione ai reali bisogni dei cittadini. In risposta alla nostra richiesta di aiuto, lunedì 27 agosto, il Deputato del Movimento5 stelle ha voluto visitare, insieme ad una delegazione di familiari ,il Csm di Corigliano Calabro. L'occasione è servita anche per incontrare gli operatori del Csm ed il responsabile. Nel corso della discussione, molto accesa, sono emerse tutte le difficoltà legate alla carenza di organico (solo 6 unità tra medici ed infermieri), ma anche la necessità di avviare un percorso nuovo, perche quel pochino che si sarebbe potuto fare alla fine non si è fatto. Al Deputato Sapia, cosi come a tutti gli interlocutori pubblici incontrati fino ad oggi, abbiamo chiesto interventi reali, necessari per portare i Lea (livelli essenziali di assistenza) nei limiti della decenza. Nello specifico:

- Una Istituzione che promuove l’entrata piena del malato di mente nel mondo dei diritti, per aiutarlo nel complicato rapporto nel contesto sociale e per sostenerlo nei percorsi di ripresa e guarigione;

- Un Dipartimento con obiettivi e regole chiare, che si assuma le proprie responsabilità dei percorsi di cura, che attivi gli organi partecipativi, come la Consulta dipartimentale e le attività di miglioramento continuo;

- Un Centro di salute mentale aperto almeno 12 ore al giorno e per 6 giorni la settimana, che prenda realmente in carico il paziente con tutto il portato sociale connesso allo stato di sofferenza;

- La necessità di organizzare l’assistenza domiciliare e realizzare una rete integrata di servizi con le altre agenzie sanitarie sul territorio con i pazienti che rifiutano di curarsi;

- Una reperibilità dedicata alle attività territoriali per la gestione degli stati di crisi, visto che il Csm è chiuso sabato e domenica e per evitare un Tso in un reparto come quello di Corigliano Calabro che invitiamo a visitare;

- Progetti di riabilitazione psico-sociale, come quello per facilitatore sociale o rapporto tra pari, che stimolino gli stessi pazienti ad affrontare la malattia, superarla ed aiutare gli altri;

- Un Centro diurno per organizzare le attività di ricovery.

Inoltre questo gruppo di familiari chiede al rappresentante della Regione in materia di sanità, come mai si rafforza l’ultimo organo (SPDC) della legge “Progetto-obiettivo 1999-2000” invece di rafforzare il primo organo cioè il Csm visto che da un giorno all’altro il terzo medico del Csm è stato trasferito al Spdc. Oggi la presa in carico del paziente psichiatrico, purtroppo, non avviene da parte del Csm bensì dalla famiglia. Al Capo Dipartimento chiediamo una maggiore organizzazione, visto che il Csm di Corigliano ha dei locali idonei per la riabilitazione che dovrebbe essere attuata attraverso il Centro diurno. Oggi, purtroppo, però quei locali sono vuoti. Ecco perché chiediamo maggiore disponibilità di strutture per tutti quei pazienti psichiatrici che rifiutano la terapia è sono abbandonati a se stessi. Al Direttore Generale chiediamo  un maggior numero di medici e infermieri perché per un territorio vasto come quello di Corigliano, quelli attualmente presenti sono assolutamente insufficienti, tenuto conto del fatto che il Csm dovrebbe essere aperto almeno 6 ore al giorno per 6 giorni, ciò non avviene è tutto il peso delle difficoltà derivanti dalla condizione del paziente psichiatrico ricadono completamente sulla famiglia.Al Responsabile del Csm chiediamo che possa essere realizzato almeno un minimo di attenzione verso il paziente, come mettere in atto la terapia di gruppo, la terapia familiare ma anche in questo caso nulla si fa, salvo solo attività ambulatoriale. Invece, ed è giusto rimarcarlo, il Csm dovrebbe fare rete con altri enti pubblici preposti perché l’obiettivo del Csm è quello di curare e riabilitare il malato psichiatrico. L’on. Sapia nel corso dell’incontro ha preso l’impegno di avviare un rigoroso monitoraggio partendo dal Csm, per proseguire con il Direttore Generale ed il Capo di Dipartimento.

 In rappresentanza delle famiglie

Salvatore Perrella e Lucia Pulice

 

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