«Gli imprenditori spesso non sono schiacciati dalla ’ndrangheta, anzi, ne abbracciano l’offerta perché gli permette di abbattere i costi di manodopera o di smaltire in modo illecito i rifiuti. Qualcuno con questo sistema è riuscito a superare pure la crisi».
È il cerchio che si chiude. Nicola Gratteri lo dice davanti alle telecamere di Rai 3 nel corso della trasmissione “Infinito Crimine. Indagine sulla ’ndrangheta”. Insieme a lui, il docente universitario e giornalista Antonio Nicaso, con cui ha scritto diversi libri incentrati sul tema della criminalità organizzata calabrese. È dall’imprenditoria che partono i due per spiegare la potenza clan perché le famiglie di ‘ndrangheta in Calabria non solo sono diventate potenti ma anche temute. Quarta azienda per volume d’affari (illeciti), obiettivi ben precisi e scopi che spesso vengono raggiunti prima del tempo. «Comprano di tutto. Non hanno limiti né confini. Devono reinvestire tutto – dice Gratteri – ma questo non lo scopriamo solo adesso. Quello di cui abbiamo bisogno adesso è una riforma della giustizia che ci permetta di combattere la ‘ndrangheta con strumenti nuovi».
LA GENESI Gratteri e Nicaso sono partiti dal piccolo centro di Polsi, in provincia di Reggio Calabria. Dai monti dell’Aspromonte ai grandi centri del mondo. «Nessuno credeva – dice il procuratore capo della Dda di Catanzaro – che qui si nominassero i capocrimine. Noi l’abbiamo documentato». Dall’Aspromonte la ‘ndrangheta diventa famosa con l’inizio dell’anonima sequestri. «Dal rapimento di Paul Getty cambia la concezione di una ‘ndrangheta stracciona», spiega Nicaso. L’orecchio del rampollo della famiglia Getty spedito al Messaggero fa il giro del mondo, tutti i media ne parlano e la malavita calabrese esce dai confini regionali. Più di 600 sequestri in poco meno di 20 anni, 72 sequestri nel solo 1977, 128 in Calabria e dal 1979 al 1997 158 sequestri nella sola Lombardia. Il sequestro Fiora, quello di Cesare Casella, poi Carlo Celadon. Bambini o adolescenti, giovanissimi che la ‘ndrangheta ha sequestrato e rilasciato in cambio di soldi che, poi, sono stati investiti nell’acquisto di attrezzature per aggredire il mercato degli appalti pubblici.
CATTEDRALI NEL DESERTO Prima i moti di Reggio Calabria del 14 luglio del 1970, poi il decreto che porta il nome della città e che in riva allo Stretto ha fatto arrivare 1300 miliardi di lire. L’obiettivo era la creazione del terzo centro siderurgico nazionale che però non è mai nato. La ’ndrangheta cresce grazie ai soldi del “Pacchetto Colombo”. «I proventi dei sequestri sono serviti proprio a questo, inserirsi nell’edilizia. Mommo Piromalli ha sbancato i terreni dove sarebbe dovuto sorgere il centro siderurgico, mentre altre cosche lavoravano sulla Salerno- Reggio Calabria». Gratteri e Nicaso hanno spiegato come, proprio in quegli anni, dai lavori delle Liquichimiche di Saline Joniche arrivò la prima eroina dal Libano.
LE GUERRE DI ‘NDRANGHETA L’Indagine sulla ‘ndrangheta andata in onda su Rai 3, a cui ha collaborato come consulente anche la giornalista del Corriere della Calabria Alessia Candito, ha ripercorso anche le due guerre di ‘ndrangheta in cui hanno perso la vita quasi 1000 persone. Tra queste, nel corso della seconda faida, il giudice Antonino Scopelliti e Lodovico Ligato, presidente di Ferrovie dello Stato. «Nella prima guerra di ‘ndrangheta i boss della criminalità al termine della faida hanno raggiunto un potere smisurato grazie agli accordi fatti con massoneria e pezzi deviati dello Stato», ha spiegato Gratteri. Ma è al termine della seconda guerra che il narcotraffico diventa il core business delle ‘ndrine. «Nel 1992 la ‘ndrangheta si ricompatta – dice Nicaso – e punta sulla coca». «I broker calabresi comprano al prezzo più basso. Cosa Nostra è impegnata nella guerra stragista – ha aggiunto Gratteri – e sottovaluta la forza della ‘ndrangheta che fa arrivare tonnellate di cocaina fino a controllare l’80 percento del mercato in Europa. Un kg viene comprato a 1000 euro e rivenduto ai grossisti a 35mila euro». Snodo di tutta l’attività il porto di Gioia Tauro. Il narcotraffico garantisce i soldi, ma il potere della criminalità calabrese è esercitato ovunque. Gratteri e Nicaso hanno parlato anche del parco eolico di Isola Capo Rizzuto finito nelle mani della famiglia Arena, dei movimenti finanziari fatti attraverso le grandi banche e di come «da decenni sono i politici che cercano i capimafia per chiedere pacchetti di voti. La ‘ndrangheta – conclude Gratteri – è più credibile rispetto ai politici. Danno delle risposte sociali che i politici non riescono a dare».