«Convertitevi, vi dico, convertitevi! Voi che pensate di ricavare un qualche vantaggio, personale o di qualche lobby che vi assolda: convertitevi a Gesù, Il Signore!».
È duro il monito che il vescovo di Cassano, monsignor Francesco Savino, rivolge ai responsabili degli incendi che ogni estate devastano il territorio calabrese (qui la notizia dell’incendio che venerdì scorso ha devastato le colline di Cassano). «Spegnete le micce con cui, nella stagione del gran caldo, ritornate ad appiccare il fuoco – prosegue monsignor Savino – per cui vengono distrutte aziende agricole e di allevamento, quelle poche che sussistono nel nostro territorio, minacciando abitazioni e perfino un santuario molto caro alla religiosità del popolo cassanese, il Santuario della Madonna della catena». Quello del vescovo è un appello che richiama, come ricorda lui stesso, «quello di San Giovanni Paolo II in Sicilia e di papa Francesco qui proprio a Cassano»: il vescovo «desidera raccogliervi, voi che siete dispersi, e ricondurvi al Sacro Cuore di Gesù». «Soltanto se ascolterete – prosegue il presule – il richiamo che vi rivolge ancora e sempre l’abbraccio misericordioso di Dio che è Padre di tutti noi, potrete intendere quanto vi dico; senza giudizi o pregiudizi sui delitti e sulla protervia che li accompagna, cerchiamo insieme la Via sulla quale si possono superare violenza, sopraffazione e umiliazione che infangano ed uccidono prima di tutti gli esecutori di decisioni scellerate prese da quei pochi che pensano di guadagnare a danno anche dei propri familiari e della propria terra». Alle inchieste giudiziarie spetta ovviamente il compito di risalire a colpevoli «di incendi spericolati», ma individuare chi è coinvolto secondo il vescovo «è necessario e doveroso ma non basta». «La giustizia – prosegue monsignor Savino – necessita di uomini e donne che, ricordando e facendo rivivere ogni giorno il valore della terra, così generosa per i prodotti agricoli con cui ricompensa il delicato e faticoso lavoro dei contadini, ritornino ad aver fiducia nella terra calabra, ad amare come un tempo le rigogliose coltivazioni di agrumi conosciuti in tutto il mondo. Il profumo e la preziosità del bergamotto, il giallo luminoso dei nostri limoni tanto succosi e tanti altri frutti, che tradizioni antichissime ci hanno consegnato per la gioia del palato ed anche per altri lenimenti della salute, sono la nostra ricchezza: non svendiamola a chi ha come obiettivo unico una selvaggia speculazione edilizia o progetti ancora più nefasti, se esistono». La «riconoscenza» del vescovo va ai vigili del fuoco, alle forze dell’ordine e ai volontari che si spendono in prima persona «per difenderci dalle fiamme, spegnere i focolai incendiari e svolgere il proprio compito di tutela del territorio». Ma anche questo non basta: «Alla riconoscenza, perché sia vera, va aggiunta la collaborazione e la vigilanza! Vigiliamo su noi stessi, sui pensieri che ci abitano, sul valore che diamo alla nostra esistenza! Chiunque pensa di guadagnare ricchezze e poi perde la propria anima, che vantaggio ne avrà? Guadagnate il bene che non perisce e ne otterrete la vita eterna! Questo è il monito – conclude monsignor Savino – che il mio cuore di vescovo vi fa! Convertitevi! A me resta, ora, soltanto pregare».