di Guido Briganti
Nel cuore di Roma, tra le mura piene di storia dell’antica Barberia di Via della Vite, tre opere d’arte dialogano silenziosamente, legate da un sottile filo di destino e passione. Le opere, a bassorilievo, scolpite con maestria dallo scultore Carmine Cianci, immortalano tre figure accomunate dal nome di un mestiere che attraversa i secoli.
Il primo, d’argento, è dedicato a Piero Migliacci, punto di riferimento e custode di un’arte antica fatta di gesti e parole, di cura e tradizione. A fargli compagnia, in un importante abbraccio simbolico, due grandi anime del teatro e della musica: Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais, autore della celebre commedia Il barbiere di Siviglia, e Gioacchino Rossini, che su quelle stesse pagine costruì un capolavoro dell’opera lirica.
Due uomini che, secoli prima, avevano dato voce e musica a un mestiere che è a sua volta una forma d’arte, proprio come Piero, che lo vive e lo interpreta da tutta la vita.
Questi tre volti, incastonati in medaglioni di bronzo dorato e argento, rappresentano più di un omaggio: Sono un racconto di appartenenza, una testimonianza di passione e dedizione. Il barbiere non è solo colui che taglia i capelli, ma un custode di storie, un narratore, un ascoltatore, un artista delle relazioni umane.
E se oggi quelle tre opere impreziosiscono le pareti della Barberia, è perché Piero Migliacci è un uomo e un amico, che sa lasciare il segno, proprio come gli artisti a cui è stato accostato. Il suo profilo scolpito nell’argento è il riflesso della sua essenza, fatta di forte personalità e carattere destinati a rimanere.
Con stima ed amicizia