«Il ministro Lorenzin ha condiviso le nostre preoccupazioni e ha assunto un formale impegno di relazionare sulla grave situazione della sanità calabrese al Consiglio dei ministri». Ma che la ministra fosse preoccupata per la situazione della sanità calabrese non era certamente in dubbio.
E, dunque, chi si aspettava azioni risolutive dopo l’incontro tra il governatore Oliverio e la ministra resterà deluso. Nelle stanze del ministero, Oliverio ha ribadito le proprie preoccupazioni, ha portato con sé il sostegno dei 350 sindaci calabresi, ha spiegato che – a suo parere – il commissariamento dovrebbe essere interrotto. E, dall’altra parte, ha trovato un rappresentante del governo disponibile all’ascolto e a portare la “questione Calabria” all’attenzione dei colleghi del governo. Che, tra l’altro, già la conoscono, visto che ai tavoli di verifica partecipano il ministero della Sanità e quello dell’Economia. Di sicuro c’è che si apre una fase di trattativa. In qualche modo era scontato. Ma la possibilità si è trasformata in certezza quando la ministra ha portato con sé due dossier: uno con gli “errori” ascrivibili al commissario Scura, l’altro con quelli dei quali considera responsabile Oliverio. L’esito della trattativa è roba da bookmaker: se l’attuale gestione commissariale è a rischio (specie dopo l’ultima riunione del Tavolo Adduce, con la certificazione di un deficit in crescita), difficile pensare che si possa consegnare il futuro della sanità alla politica. Oliverio, nella nota diffusa per commentare l’incontro, ribadisce i termini della protesta che, inizialmente, lo aveva convinto a incatenarsi davanti a Palazzo Chigi: «I dati certificati anche dal Tavolo dei ministeri vigilanti (Mef e ministero della Salute) la scorsa settimana, sono la conferma di una gestione dei risultati fallimentari di 7 anni di commissariamento. È inaccettabile che i calabresi continuino a sopportare il massimo della tassazione con i Servizi sanitari meno efficienti ed inadeguati d’Italia. Ancora più inaccettabile è il rischio che in futuro siano costretti a pagare ulteriori tassazioni per coprire i nuovi debiti determinati e a sopportare un nuovo blocco delle assunzioni di personale sanitario (medici e paramedici)». Per il governatore «siamo difronte ad una spirale negativa che bisogna assolutamente spezzare». La richiesta era già annunciata: è «imprescindibile e doveroso assumere un atto interruttivo di questa situazione in cui unici a pagare sono i calabresi che vedono negato il diritto alla cura e alla tutela della salute. Ho ribadito al ministro Lorenzin – spiega Oliverio – la necessità di porre fine alla fallimentare gestione commissariale e dare vita subito a un tavolo di rinegoziazione del Piano di rientro con l’obiettivo di consentire anche alla Calabria di realizzare le condizioni di garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza e di rientro dal debito». Dal ministro non sono arrivate – né, probabilmente, poteva arrivare – rassicurazioni sulla fine del commissariamento. Lorenzin spiegherà ai “colleghi” di Palazzo Chigi la situazione. Inizia, dunque, una fase di «confronto con il governo», sulla quale Oliverio riferirà alla Conferenza dei sindaci calabresi. «Ho lasciato un breve dossier al Ministro. Penso di aver chiarito tutto». È il commento rilasciato all'Ansa dal commissario ad acta della Sanità in Calabria, Massimo Scura, in merito all'incontro che ha avuto oggi col ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Un incontro vero e proprio, in realtà, non c'è stato. Il commissario però, ha consegnato il proprio dossier all'entourage del ministro. Vi si afferma, tra l'altro, che Oliverio «sa bene che il commissariamento non può essere superato se non a certe condizioni, non è al corrente dei dati recenti su mobilità passiva, disavanzo 2017 e Lea». E ancora: «Ha premiato i direttori generali senza aver loro impartito gli obiettivi e senza aver utilizzato quelli che gli stessi direttori generali avevano sottoscritto con la struttura commissariale nel febbraio-marzo 2017». E poi c'è un dato che suona come un'accusa pesante. Secondo Scura «è stato svuotato il fondo sociale e ora si cerca di addebitarne la quota alla sanità; ora c'è il rischio che sia utilizzata la sanità per coprire i buchi di tutte le strutture del sociale».