Di Francesco Forciniti (già candidato alle regionali del 2014 con il M5S)
Con Francesco Sapia ho condiviso un percorso lungo quattro anni. Dal 2013 fino a tutto il 2016 praticamente ogni comunicato, interrogazione, esposto, o interpellanza l’ho scritta io per lui, senza che lui abbia mai (e sottolineo mai) aggiunto una virgola.
Quando gli mandavo gli scritti si limitava a mettere un bel “pollicione” in segno di approvazione, metteva la sua firma (perché in quanto portavoce lui è l’unico a poter rappresentare ufficialmente il Movimento 5 Stelle), mi faceva qualche smanceria e poi mandava in stampa. L’ho fatto e lo rifarei, perché non mi è mai interessato apparire o avere dei meriti. Per me l’importante era fare le cose e far tremare qualche imbroglione, al di là di chi poi appariva sui giornali. Ad un certo punto, come può normalmente accadere nella vita, ci è capitato di avere opinioni diverse su alcuni temi. Sull’hotspot per migranti, pur essendo contrario come lui alla sua realizzazione, ho consigliato di evitare manifestazioni o altre attività equivoche che potevano sfociare in episodi razzisti o in brutte figure. La manifestazione Sapia ha deciso di farla lo stesso. Risultato: sette persone in strada a marciare, non c’erano nemmeno tutti gli attivisti. Figuraccia colossale. Poi arriva la fusione: io non ho accettato l’idea che un portavoce del Movimento 5 Stelle, nato per dare voce ai cittadini e promuovere la cultura della democrazia diretta, combattesse con tutte le sue forze per sabotare un referendum, che è proprio la massima espressione della democrazia diretta, tra l’altro inventandosi fantasiosi cavilli giuridici che la giustizia amministrativa ha smontato in toto. Perciò, come attivista e prima ancora come semplice cittadino, ho chiesto pubblicamente conto a Sapia delle posizioni assunte, perché le ho sempre ritenute (e le ritengo ancora) totalmente in contrasto con la filosofia ispiratrice del Movimento 5 Stelle. Pochi giorni fa, dopo che lui aveva deciso in maniera scellerata di collaborare solo con due-tre attivisti di Rossano nella preparazione di due comunicati stampa, provocando le giuste ire di tutti gli altri che si sono sentiti esclusi, gli ho chiesto pubblicamente conto delle sue azioni divisive, pregandolo di essere il portavoce di tutti gli attivisti, e non solo di quelli più accondiscendenti che gli danno sempre ragione. Sapia non ha ancora spiegato perché sta lavorando per dividere anziché unire e coinvolgere tutti gli attivisti. In compenso, però, ha rilasciato questa ridicola nota stampa in cui mi accusa di “abusare di un titolo di cui non sono in possesso per cercare di arrecare un danno di immagine al Movimento”. Ora lo chiedo agli attivisti che ci conoscono entrambi: secondo voi ho mai avuto la pretesa di rappresentare il Movimento? Ho mai abusato di titoli che non ho? E soprattutto, secondo voi chi fa perdere credibilità al Movimento: un portavoce che lavora per sabotare un referendum popolare, si circonda di pochi amici ed emargina tutti quelli che non sono d’accordo con lui, o chi da semplice attivista, gli chiede conto delle sue azioni e del suo totale fallimento come portavoce? Vi faccio una profezia: Sapia proverà a candidarsi alle prossime politiche, pur avendo dimostrato di non avere il polso, la personalità e le capacità per farlo, visto il modo in cui ha diviso e generato malumori fra gli attivisti. Non ve lo dimenticate quando ci sarà da scegliere.