di Salvatore Martino

Ricordare san Nilo nel giorno della sua festa è l’occasione per cercare di comprendere il significato della sua scelta religiosa e del suo messaggio, per tentare, poi, con animo rigenerato e col suo aiuto, di attraversare questo tempo irto di difficoltà e di incognite e trasformarlo in un tempo governato dalla luce dello Spirito e dalla speranza.

Ciò che affascina di san Nilo non è tanto il suo ruolo di guida carismatica, di grande protagonista del mondo greco bizantino, di monaco basiliano, di amanuense, quanto il suo stile di vita semplice, povero, lontano dai clamori, dai consensi, e dalla sontuosità, lontano da quel mondo fascinoso e ingannatore che san Nilo ha sempre scartato e che oggi, invece, sembra riscuotere grande successo persino in certi ambienti ecclesiali. Egli ha sempre rifiutato la vetrina e la notorietà; ha amato la riservatezza, la discrezione, il silenzio, la preghiera. Generi che il cristiano di oggi dovrebbe recuperare perché la salvezza non passa attraverso la mondanità né attraverso le suggestioni di questo tempo. I luoghi che era solito frequentare erano il romitorio, il convento, il cenobio, posti appartati in cui meditare per incontrare, nella preghiera, il Signore. Ispirarsi a san Nilo, oggi, significa preferire la sobrietà all’appariscenza, il silenzio al clamore e alla confusione, l’essenzialità evangelica ad un cristianesimo confusionario e di sola facciata. In questa giornata dedicata al santo rossanese, richiamarsi alla sua esperienza religiosa più che alla grandezza e alla imponenza della sua figura, significa venerarlo nella sua giusta dimensione. Il suo spirito e le tracce della sua presenza sono ancora vivi e percepibili per le vie e le colline di questo territorio, in cui la santità, la preghiera, il silenzio, e la vicinanza a Dio, facevano parte della bellissima atmosfera che si respirava al tempo in cui visse il santo.

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