di Giacinto De Pasquale
Ognuno di noi, fin dalla più tenera età, inizia a custodire i propri ricordi e con essi inizia a costruire la sua personalità, ricordo dopo ricordo, mattone dopo mattone. Alcuni ricordi ci sembrano indelebili, altri più sfumati.
Con il tempo cerchiamo di dare loro un senso, un valore, decidiamo anche dove collocarli nella nostra storia. Ce li raccontiamo, li narriamo ad altri, diamo a certi ricordi valenze nuove e li arricchiamo di significati. I ricordi sono compagni di strada nel nostro presente, accompagnarci nelle nostre scelte, a volte guidarci ma non dobbiamo cadere nella trappola di considerarli verità assolute o sentenze su noi stessi perché son sempre filtrati anche dal racconto che negli anni ne facciamo. Il problema non è ricordare il passato ma vivere costantemente nel passato. Ricordare il passato, legato a ricordi positivi o apparentemente negativi ma che ci hanno insegnato qualcosa di importante, può essere molto utile ed importante per ricaricarci di nuova energia nel presente. I ricordi sono parte di noi, custodiscono la nostra storia. Impariamo ad ascoltarli, a rievocarli, ma anche a prenderne le distanze quando non ne abbiamo più bisogno. L’energia data dai nostri ricordi può aumentare la possibilità di reagire nel modo più positivo e funzionale agli eventi del nostro presente e ci insegnano ad essere più elastici. Impariamo a prenderci cura di loro ed a scoprirne il potenziale ogni giorno. Secondo me sono stati questi i sentimenti che hanno spinto, ancora una volta, il caro amico Giovanni Scorzafave a regalarci altre pagine di storia di Corigliano Calabro. È da anni che Scorzafave sta dando fondo a quei ricordi che hanno contrassegnato la sua fanciullezza, giovinezza e maturità. In questo suo magnifico ed interessante percorso narrativo legato agli “amarcord” coriglianesi, lo sto seguendo con entusiasmo e lo ringrazio per avermi da sempre coinvolto. Dai sei volumi con i quali ha raccontato “Le botteghe di una volta a Corigliano”, per proseguire con “Gli Scorzafave a Corigliano dal XVI al XX secolo”, e poi “I miei peesonaggi”, “Francesco Dragosei”, “Il 1963 nella mia città La Polisportiva Corigliano”, ed ora con “Il bar La Castagna” (edizioni Libreria Il Fondaco), Giovanni Scorzafave ci consegna notizie, luoghi, personaggi e avvenimenti della Corigliano di una volta che rischiavano seriamente di essere preda dell’oblio del tempo. Nel suo ultimo, in ordine di tempo, lavoro narrativo Scorzafave ci regala “un intreccio di temi, di costume, sportivi, tutti in qualche modo legati – scrive Gerardo Bonifiglio nella presentazione al volume – alle vicende delle persone che vi davano vita e particolarmente ai familiari di Giovanni vera forza motrice di tutti gli eventi che scorrono, che si intrecciano e rendono viva e vitale questa “storia”, questa saga, come ho già detto, ricca di poesia, a volte allegra, spensierata, a volte triste quando tocca le corde dei sentimenti più intimi e dolorosi di una perdita”. L’apertura de “La Castagna” nella montagna coriglianese di Piana Caruso nel 1966, è in questo siamo pienamente d’accordo con l’autore, anche perché, come avrò modo di scrivere più avanti, testimone diretto, ha contribuito “a dare notorietà – scrive Giovanni Scorzafave nell’introduzione al libro – sull’intero territorio di Corigliano a questo piccolo luogo montano, ricco di castagneti e faggi secolari, un tempo abitato per l’intero anno da poche famiglie, che vivevano quasi esclusivamente dei loro prodotti caserecci, mentre d’estate era la meta preferita e tranquilla di famiglie benestanti e nobiliari della nostra città”. Il bar gestione Scorzafave andò avanti fino al 1979, ed io lo ricordo bene perché sei anni prima i miei cari genitori, Francesco e Maria De Pasquale, presero in gestione l’Hotel “Il Cerro” posto qualche chilometro sopra Piano Caruso sulla strada che conduce a Camigliatello. Non mi soffermo su questa splendida realtà di ospitalità, probabilmente lo farò a suo tempo, ma qui la cito perché ho vissuto in quel posto fino al 1988, e negli anni che vanno dal 1973 al 1978 anch’io ho avuto modo di frequentare “La Castagna” ed è li che ho continuato ad avere un rapporto particolare con il caro Giorgio, fratello di Giovanni, che d’estate trovavo in montagna e che d’inverno ritrovavo all’Ariella dove spesso mi fermavo per farmi un panino o sorseggiare una bevanda, nel bar della sua famiglia, io allora studente della Ragioneria del preside Giuseppe Reale e del caro avvocato Luigi Passerini. Giovanni mi perdonerà per questa breve divagazione personale, ma era doverosa per dare anche un mio piccolissimo ricordo di quello che fu “La castagna”. Questo nuovo lavoro di Scorzafave è un ulteriore e prezioso affresco sulla Corigliano felice e bene organizzata di un tempo, che senza l’inchiostro del caro amico Giovanni rischiava seriamente di cadere nel dimenticatoio. Ecco perché vale proprio la pena di leggerlo questo libro. Vorrei concludere questo mio modesto contributo riportando le parole dell’autore nella introduzione al volume: “Pertanto, cari e gentili lettori, vi lascio a questi frammenti del cuore, che la debole mano trasforma in parole, affinché possiate rivivere, insieme a me, alcuni avvenimenti, che fanno parte di quella intricata e affascinante rete di emozioni: il nostro vissuto”.