Il Vangelo di oggi: Mc 13,33-37: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento.
È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, e alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
Contemplo:
Sono tutti adatti, perché Dio non ha la sua casa. Quando hanno chiesto a Gesù: “Maestro, dove abiti?”, egli ha risposto: “Gli uccelli dell’aria hanno i loro nidi, le volpi le loro tane, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”. Egli sta ovunque abbia la possibilità di un incontro con l’uomo. Siccome lui è discreto e non viola la nostra libertà, potremmo dire che sta ovunque ove noi lo lasciamo entrare. Oltre che discreto è anche delicato e bussa, dice l’Apocalisse, e, se noi gli apriamo egli entra per intrattenersi con noi. Quindi praticamente i suoi soggiorni sono in balia della nostra volontà. Se noi lo scacciamo egli non ha più dove soggiornare. Dice il Vangelo di San Giovanni: “ Era venuto tra i suoi e loro non l’hanno accolto”. Dio non forza nessuno ad aprirgli. Di solito bussa delicatamente e il minimo rumore può soffocare la sua richiesta. Egli non tuona come il Giove pagano, né suona il trombone come un capo di stato, ma ci lascia risolvere con la massima spontaneità e libertà. Ma quando entra nella mia casa è lui che domina e che impone la sua volontà. Nel Vangelo c’è scritto: “Il mio regno è dentro di voi”. Quando comanda lui tutto cambia.
“Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!”
“Tu, Signore, sei nostro Padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani.” (Is 63)
L’invito a vigilare che accompagna il tempo di avvento si radica nel prender coscienza che il tempo che ci è dato inesorabilmente si consuma, e nella constatazione del frutto spesso deludente delle nostre azioni ed opere. Se anche le cose più promettenti e più grandiose terminano ed invecchiano, il nostro sguardo sia rivolto al Signore per ascoltare la sua parola eterna e viva, per sperare in lui che porterà a compimento i nostri tentativi di bene e ci renderà simili a lui, per vivere con lui per sempre. Rivolgiamo lo sguardo al Signore non per paura di noi o di lui, ma per imparare a vivere con responsabilità,con saggezza quotidiana e con speranza viva.