di Giacinto De Pasquale
Il 22 novembre del 1920, era lunedì, probabilmente era una giornata grigia e piovosa come oggi, però in casa De Pasquale splendeva il sole perché era nata Serafina. Era la prima figlia che andava ad allietare la vita dei coniugi Giacinto e Maria Basile.
Immagino la festa che fecero papà Giacinto e mamma Maria per l’arrivo di una femminuccia. Ma Serafina fu la prima di cinque figli: Giuseppe, Raffelina, Francesco e Armando. Sono questi i primi momenti di vita di mia zia Serafina, che oggi compie 100 anni. Un traguardo fantastico che zia Serafina merita perché è una dolcissima "nonna", prezioso patrimonio di tradizioni, di valori culturali e civili che rappresentano per tutti i giovani e per tutti noi un modello di vita da seguire. Mi accade sempre questo quando parlo (ma lo faccio molto di rado) della mia famiglia, di riavvolgere in un attimo il film dei ricordi, belli e brutti, perché dentro di me in un attimo si accende la luce di quel passato che per me è stato vita, che mi ha fortificato, che mi ha marchiato felicemente. La famiglia De Pasquale, lo dico soprattutto alle nuove generazioni, è stata dagli anni trenta in avanti un punto di riferimento, un punto fermo per la Stazione, e non solo, di Corigliano. Questa famiglia ha contribuito nel corso degli anni a favorire lo sviluppo dell’economia e del lavoro. Zia Serafina, fantastica donna, è la testimone vivente di tutto ciò, perché lei ha vissuto in “presa diretta” gli anni della guerra, gli anni della fame, gli anni della vera e grande solidarietà civile. Quanta gente, anche quella che io non conoscevo, mi hanno detto in questi anni di come la famiglia De Pasquale, ad iniziare da mio nonno Giacinto, non si è mai risparmiata nell’aiutare gli altri, nel dare “un pezzo di pane” ha chi ne avesse veramente bisogno. Zia Serafina è stata la “crocerossina” di questa famiglia, perché gli anni venti del secolo scorso, anni postbellici (il primo conflitto mondiale iniziato nel 1915 si concluse tre anni più tardi), avevano affamato gli italiani, ed in un piccolo borgo rurale qual’era la Stazione di Corigliano, la povertà era imperante. E lei, me lo raccontava anni fa, era sempre pronta a compiere gesti di altruismo. Perché lei quel cuore grande lo ha ereditato dal suo grande papà, Giacinto, e da quella mamma Maria che era la bontà in persona. Ecco chi è stata nei suoi primi anni di vita mia zia, della quale vado orgoglioso, perché è una donna umile, buona, ma una donna vera che ha sofferto tanto in vita sua, ma che con tanta dignità e spirito di abnegazione nei confronti della famiglia ha guidato i figli con rettitudine e amore. In questi momenti come non ricordare il marito, zio Turillo D’Urso, siciliano di Giarre-Riposto, tanto amante della sua Sicilia, di quell’amore filiale che è andato a “baciare” fino a quando le sue condizioni di salute glielo hanno permesso. Ebbene zia Serafina ha amato, voluto bene e accudito quel suo marito, usando quel lessico gentile e affabile che ho riscontrato davvero in pochissime persone. Pensate ancora oggi che ho superato da un bel pezzo gli anta, continua a chiamarmi “cilluzzo” (uccellino), così come mi chiamava quando ancora avevo i calzoncini corti. Zia Serafina ha vissuto questo secolo con grande fede e dedizione alla famiglia, in un alternarsi di diversi stati d'animo, momenti non sempre facili. Pensando ai suoi cento anni, carissima zia Serafina, provo emozione, perché, come dicevo, hai attraversato le vicende tristi e felici di un secolo della nostra storia i 2/3 dei 150 anni dell'unita d'Italia, e non ti sei certamente risparmiata: hai vissuto gli anni del post conflitto mondiale 1915-18 dove eri una piccola bambina, hai vissuto gli anni della seconda guerra mondiale conoscendone le brutture e le sofferenze, anni in cui erano richieste fatiche e sacrifici per vivere e crescere dignitosamente la famiglia; tutto questo lei lo ha realizzato ottimamente e oggi è ricambiata dall'amore e dalle cure dei suoi cari e trasmette ai giovani, e a tutti noi un prezioso patrimonio di tradizioni e di valori culturali e religiosi che dovrebbero essere sempre alla base del nostro vivere quotidiano. Sempre pronta ad usare parole di conforto e animata da una profonda fede religiosa zia Serafina ha passato l'intera vita ad accudire la famiglia, e oggi nella sua casa di via Nazionale è circondata amorevolmente dall’affetto dai suoi figli e non solo. Rifletto sul "dono" che nostro Signore ha fatto in primo luogo a lei, ma di riflesso anche a tutti noi. E' per tutti noi un esempio di vita. La sua"lunga giovinezza" ritengo che debba essere motivo di compiacimento per la comunità di Corigliano-Rossano. Zia Serafina è pienamente consapevole che la longevità è un dono di Dio del quale, tutt'al più, ci si può mostrar degni, come lei ha fatto, amando e rispettando la vita soprattutto nei momenti più difficili. A zia Serafina l'augurio di continuare a scaldare ancora a lungo il cuore di chi le vuole bene, un felice compleanno e come si dice in simili avvenimenti, con quella punta di ottimismo che l'occasione ci permette: 100 di questi giorni. Con tutto l’affetto che nutro nei tuoi confronti ti formulo le congratulazioni più affettuose per una vita vissuta con gioia e con passione, grande quanto nella modestia quanto nella forza e nella capacità di affrontare i problemi della vita. Queste caratteristiche hanno fatto di te una persona davvero esemplare, orgoglio dei tuoi cari ed esempio per tutti noi, con l'auspicio che la vita ti riservi solo momenti felici come questo. Ancora tanti, tanti Auguri.