di Salvatore Martino
 
Al neo Commissario, prefetto Guido Longo, un cordiale augurio di buon lavoro e di benvenuto in una regione sicuramente accogliente e ricca di risorse, ma anche affollata da problemi antichi e nuovi, per i quali si sente tradita e abbandonata dalla classe politica e dalle istituzioni. La situazione calabrese, per quanto descritta e raccontata con colori e tonalità spesso contrastanti, resta incredibilmente lontana da quel contesto nazionale in cui il rispetto dei diritti e la risoluzione dei problemi costituiscono una prerogativa importante del vivere civile e democratico. La colpa ovviamente non è solo della politica, che ne ha tantissima, ma anche dei calabresi, che hanno spesso preferito, per superficialità o per indolenza, accontentarsi delle favole che vengono raccontate, senza mai curarsi di chiedere conto, ai propri rappresentanti, del loro operato e, alle istituzioni, del loro ruolo a difesa e per la promozione del territorio. C’è da augurarsi che l’incarico dato al prefetto Longo non si riduca ad un riordino dei conti e alla richiesta di ulteriori sacrifici ai cittadini calabresi, che già hanno duramente pagato, in questi anni, per le inadempienze e gli errori compiuti da coloro che avrebbero dovuto veicolare la sanità verso traguardi di efficienza e di ottimizzazione dei servizi. In questi anni, purtroppo, l’unico riscontro che si è avuto in ambito sanitario ha riguardato la distruzione della rete ospedaliera e il taglio dei servizi essenziali. Le difficoltà che il prefetto Longo dovrà affrontare saranno tantissime, e molte di queste andranno a confliggere duramente con interessi e poteri che, in questi anni, sono cresciuti a dismisura e si sono consolidati, a danno della comunità calabrese. In questa fase, sarà importantissima la collaborazione dei cittadini, quella delle istituzioni locali, ma anche quella del Governo, che, ci si augura, non pensi di aver assolto al suo compito con la nomina del Commissario. I problemi della sanità in regione non sono legati, come qualcuno ha cercato di far credere in questi giorni, solo alla carenza di strutture e di mezzi per combattere il coronavirus, ma all’assenza di una vera organizzazione sanitaria che, in tutti questi anni, ha penalizzato i cittadini, umiliato gli operatori sanitari, e costretto i tanti ammalati, a recarsi presso strutture private o in altre regioni, che hanno saputo trarne vantaggio, introitando fior di quattrini, a spese della comunità calabrese. Le attese, quindi sono tantissime, e non riguardano solo l’operato del Commissario, ma anche quello dei cittadini, che sono chiamati, in questo non facile frangente, a collaborare, con scelte e comportamenti, alla ricostruzione del tessuto, ormai corroso, della legalità e della responsabilità. La sanità in Calabria costituisce uno snodo fondamentale che condiziona e inibisce l’intero sistema sociale ed economico della regione. Per questo motivo, la strada che il neo Commissario ha davanti non è certamente facile, ma è l’unica che potrebbe consentire ai calabresi di rientrare nel circuito della civiltà, della legalità, e della democrazia. Al momento, non ne esistono altre, e non c’è più tempo!

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