di Salvatore Martino
La dura esperienza di questi giorni sembra aver cancellato come d’incanto la sicumera e la supponenza dell’uomo contemporaneo che, con le sue contrabbandate certezze, immaginava di aver costruito davanti a se un orizzonte smisurato e senza confini.
L’influenza da coronavirus ha, invece, improvvisamente, richiamato tutti alla realtà, ricordando in maniera abbastanza perentoria, che l’uomo non è il padrone del mondo ma è solo un suo fragile abitante. E, siccome, quanto sta accadendo non riguarda solo l’Italia, ma l’intero pianeta, si potrebbe provare, in questo momento di inquietudine, a risvegliare nell’uomo, quei valori che scioccamente si era buttato alle spalle, come la responsabilità, la solidarietà, e il senso di appartenenza alla grande comunità umana, per costruire un nuovo percorso di civiltà incentrato sul valore universale della vita.