Carissime e carissimi tutti, vi scrivo mentre la nostra terra, la nostra Chiesa diocesana, viene nuovamente segnata da fatti drammatici.

Una ferita che ci interroga La notte del 28 novembre scorso il Crati, fiume che attraversa la piana di Sibari, è esondato portando distruzione e disperazione in diverse famiglie della zona di Thurio. Centinaia gli animali annegati e diverse coltivazioni di clementine distrutte. Le case piene di fango sono inagibili, tutto è da gettare. Quanto sembrava essere sicurezza e forza per la vita è venuto a mancare. In questa vigilia, triste per molti fratelli, il Natale si ripresenta a noi con chiara forza, interpellandoci sulla disponibilità a lasciarci condurre dalla fede, vivendo con maggiore attenzione verso chi è nel bisogno. Il Dio che viene, piccolo e umile, nudo e privo di ogni risorsa, ci scuote e ci riconferma la sua vicinanza, la sua solidarietà viva con la nostra umanità ferita e povera. Chiamati a crescere nella fede La nostra fede, troppo spesso ostentata e proclamata, viene messa alla prova da questi fatti e, nella luce del Natale, viene provocata a divenire risposta di carità. Eventi come questo spesso ci conducono a pensare che Dio sia lontano e che non ci abbia protetto, “ci fanno perdere la fede”, affermano in tanti, denunciando una fede debole, miracolistica, protesa più ad intercettare favori che a vivere una relazione autentica e significativa con Dio e con la vita. Credo che la causa dell’esondazione di un fiume, come anche le cause di alcuni eventi apparentemente ascritti a Dio o alla natura, abbiano radice nella umana superficialità e indifferenza. In definitiva in un cattivo uso della libertà di cui siamo stati dotati, che porta a calpestare la stessa dignità del vivere. Sembra assurdo ma proprio momenti come questo c’impongono di tornare a Dio con tutto il cuore, sapendo cogliere come la vita sia un dono prezioso da rivalutare nella giusta luce. Una società ripiegata su se stessa È da troppo tempo ormai che il Natale cristiano va perdendo le sue coordinate evangeliche trasformandosi in un ibrido commerciale finalizzato a realizzare prodotti di consumo. Tutto questo è il risultato di atteggiamenti e scelte ben pensati e voluti da un sistema, a cui siamo supinamente sottomessi e che va riducendo le persone a individui, sottraendoci alla logica comunitaria, aggredendo ciascuno con proposte commerciali, capaci di indurre bisogni relativi e superficiali, distanziandoci gli uni dagli altri. Una recente indagine sociologica, il 52° Rapporto Censis, ha presentato un quadro non molto rassicurante su gli italiani, inquadrandoli come “incapsulati in un Paese pieno di rancore e incerto nel programmare il futuro”. Soltanto un italiano su cinque ha un atteggiamento positivo rispetto al momento che vive. Per il resto, prevalgono rabbia, disorientamento, pessimismo. Le nostre coscienze, spesso addormentate dal benessere rassicurante in cui viviamo, sono sorde e incapaci di rispondere con scelte di bene, di condivisione e di giustizia. Chiamati a far risplendere la vita C’è un interessante passaggio della seconda Lettera di S. Paolo a Timoteo, dove l’Apostolo afferma che venendo nel mondo, Cristo Gesù “ha fatto risplendere la vita” (2Tim 1,10). Un’immagine molto bella in cui Paolo sottolinea una profonda verità del Natale. L’esistenza di ciascuno, i sogni, le attese di futuro, le cose stesse si riaccendono di senso e trovano la loro giusta dimensione donando al cuore gioia e mettendo in cammino la vita di ognuno. Dalle braccia di sua madre, Maria, alle braccia della Croce, Gesù ci ha riconsegnato il senso della vita; donandoci se stesso ha ricollocato l’umanità nella vera dimensione del vivere che è il farsi dono. Il Natale torna e ci rialza con forza dallo scoraggiamento; non siamo soli, il Signore che viene apre una strada ricca di fiducia e di speranza, piena di stupore e di bellezza. Dio torna a ricordarci che la vita ricomincia … da un bambino: il bambino Gesù. Nella sua carne prende corpo la vita vera, quella vita che anch’io sono chiamato ad accogliere e a rendere possibile nella mia carne. Buon Natale e … Buona Vita Nella concretezza delle mie scelte e dei miei gesti, Gesù desidera nascere ancora una volta. Egli vuole abitare i miei occhi perché sappiano guardare con bontà e profondità. Egli desidera essere ospitato nelle mie parole, per poterle rendere luce. Egli vuole abitare le mie mani perché si adoperino a donare pace, asciugando lacrime e spezzando le ingiustizie. Carissimi, come per Maria e per Giuseppe, ci sia anche da parte nostra un “eccomi” generatore di vita, capace di dare carne all’Amore che viene. Don Tonino Bello scriveva: “Se la fede ci fa essere credenti e la speranza ci fa essere credibili, è solo la carità che ci fa essere creduti”. Il Natale sia momento di fede ritrovata e di carità vissuta, per la gioia di tutti. Auguri !

 Vostro  ✠ don Giuseppe

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