di Tommaso Mingrone (*)
Le ultime cronache riguardanti le tristi vicende della scuola italiana (genitori che aggrediscono insegnanti, alunni che insultano e minacciano professori, docenti che abusano del loro ruolo) stanno ponendo all’attenzione generale lo stato di crisi della nostra scuola, a dispetto degli slogan sulla buona e bella scuola.
Gli aspetti critici e negativi che si è cercato per tanto tempo di nascondere stanno venendo fuori ingigantiti ed incancreniti. Ci si accorge solo ora che la scuola non educa più, quando tanti pedagogisti hanno da tempo lanciato l’allarme sulla necessità di puntare prioritariamente sull’educazione. La formazione educativa è preliminare a qualunque altra attività. Educare al rispetto della persona, al rispetto dei compagni in classe, al rispetto della figura del docente, educare al rispetto delle piccole regole che facilitano la convivenza in gruppo, educare alla tolleranza nel rispetto dell’opinione degli altri viene prima dell’insegnamento di qualunque teorema o regola.
La rivendicazione dei diritti è sacrosanta quanto il rispetto dei doveri da parte dei cittadini. Il diritto allo studio, il diritto alla libertà d’opinione, il diritto al rispetto della persona sono stati conquistati dopo decenni di lotte sociali e politiche. La scuola sembra aver dimenticato l’importanza di educare alla comprensione che diritti e doveri sono sullo stesso piano e si giustificano a vicenda, che diritti e doveri solo se stanno in equilibrio sui due piatti della bilancia assicurano una società civile e giusta. Si è preferito fingere che tutto andasse bene, si è enfatizzato il fenomeno della dispersione scolastica in diminuzione, ci si è rallegrati che i bocciati stessero scomparendo e che la percentuale di diplomati agli esami di stato fosse in continuo aumento. Nessuno si è chiesto a che prezzo. L’accontentare tutti con il rilascio di un diploma, il famoso pezzo di carta, significa ingannare soprattutto i giovani più deboli socialmente e le loro famiglie, illuderli in modo crudele.
E’ come se la scuola avesse abdicato al suo compito formativo ed educativo. Si tende a comprendere tutto, a tollerare tutto, anche i comportamenti più nocivi e inqualificabili da parte degli studenti, come uscire ed entrare a qualunque ora, recarsi a scuola senza libri ed altri strumenti didattici, insultare i docenti, superare il limite massimo delle assenze, senza alcuna conseguenza. Si ci passa sopra per evitare che fuori sia compromesso il buon nome della scuola, per evitare che un qualsiasi provvedimento possa scoraggiare eventuali nuovi iscritti, per evitare conflitti eventuali con i genitori. Si minimizzano i comportamenti censurabili, si cerca di essere buonisti e si finisce per essere responsabili della delegittimazione della figura del docente. Questo è il prezzo altissimo che si sta pagando. Se la famiglia, per la crisi che vive, non educa più, se la scuola, per quanto sopra detto, abdica, allora cosa dobbiamo aspettarci? Qualcuno, semplicisticamente pensa che poi basti chiedere scusa, pentirsi o fingere di farlo e tutto si risolve. Ma il chiedere scusa è un gesto apprezzabile se riconoscendo il proprio errore non lo si commette più, diventa un gesto ipocrita se lo si perpetua.
Le responsabilità sono diverse e certamente bisogna partire dall’alto, dalle scelte politiche degli ultimi decenni, dalle direttive dei vari ministri dell’Istruzione che in modo mirato hanno portato alla crisi ed alla perdita di identità della scuola. Certamente coinvolgono quei dirigenti e docenti che per quieto vivere si abituano a sopportare situazioni critiche. Certamente coinvolgono quei genitori che danno sempre ragione ai loro figli, anche quando hanno torto, non pensando che in questo modo ingenerano in loro un senso di onnipotenza irresponsabile.
I fatti spingono ad essere pessimisti sul futuro della nostra scuola, a meno che non ci sia un’inversione di tendenza verso la creazione di una scuola più qualificata e meno demagogica, come auspicato da analisti ed esperti di diverse tendenze politiche.
(* Docente Liceo Scientifico Corigliano, già Assessore Istruzione, Cultura, Beni Culturali, Edilizia Scolastica, Archivio)
Fonte: Nuova Corigliano - Fondato da Mimmo Longo - Responsabile Don Vincenzo Longo - Anno III, N. 35, 21 Maggio 2018