di Salvatore Martino
Il 12 febbraio 1980, all’interno dell’Università La Sapienza di Roma, veniva brutalmente assassinato dalle brigate rosse Vittorio Bachelet, esponente di primo piano dell’Azione Cattolica Italiana, giurista, docente universitario, politico molto vicino alle posizioni di Aldo Moro, Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
A distanza di trentotto anni, solo alcuni lo ricordano. Il suo pensiero, le sue opere, il lavoro svolto a favore delle istituzioni e della comunità sono stati quasi completamente dimenticati. I più giovani non ne hanno mai sentito parlare perché la nostra società è diventata un enorme tubo digerente che smaltisce velocemente tutto ciò che di buono e di importante avviene nel Paese.
Voglio ricordare in questa circostanza, in un tempo segnato dal trionfo della mediocrità e dell’indecenza, il suo esempio e la sua testimonianza come espressione massima di impegno a favore della comunità, che ha, oggi, bisogno di ritrovarsi attorno a valori e a modelli autentici. Vittorio Bachelet può essere senz’altro indicato, non solo ai più giovani, come prezioso modello di vita e di impegno a favore della società.