di Salvatore Martino
La società contemporanea, nel suo procedere a tentoni verso un futuro che ha smesso di costruire, dimostra sempre meno interesse a far memoria dei momenti più drammatici della sua storia. Quando è costretta a farlo è solo per dovere di calendario e non perché sia disposta a riflettere seriamente sull’immane sofferenza che tali eventi hanno provocato nell’umanità.

La shoah è stato un capitolo terribile e vergognoso, che non può essere circoscritto all’ambito del ricordo e della celebrazione, ma deve costituire monito perpetuo per le coscienze affinché ciò che accadde non abbia mai più a ripetersi. Il ricordo sbiadito di quegli eventi, a distanza ormai di tanti anni, non basta: occorre fare memoria delle bestialità commesse e vigilare affinché il valore della vita e della dignità dell’uomo non vengano mai più messi in discussione.
Ai più giovani occorre ricordare che la democrazia non è un male che produce disordine e violenza, ma è un valore altissimo che si costruisce, non con le nefandezze di alcuni, ma con il contributo responsabile e il consenso di tutti.
Nessuno, allora, si lasci narcotizzare dai radicalismi e dal pessimismo; non ci si rassegni a vivere in una società che certuni vogliono maledettamente violenta e, nonostante il passato ignominioso continui a pesare come un macigno sulle nostre coscienze, si lavori, ogni giorno e ogni istante, con entusiasmo, per suscitare pace e tolleranza, e perché l’uomo incontri l’altro uomo non da dominatore a vittima, ma come semi della stessa pianta per far crescere questo mondo e renderlo migliore e non minore!

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