Breve Storia Illustrata di Corigliano - Seconda parte -

Di Luigi De Luca - Disegni Claudia Pedace

Fonte: Il Serratore n. 5 gennaio - febbraio 1989 pp. 33,34,35 e 36

 

TAVOLA 7

I profughi Mauresi, dunque, trovarono salvezza e riparo sulle alture di Corigliano occupando il versante occidentale – occulto a chi viene dal mare – di un colle in particolare detto Il Serratore, ove sorse, quindi, il primo nucleo di Corigliano come centro urbano.

I Mauresi, dice il Pugliese (il nostro storico della fine del seicento), fabbricarono “… alcune chiesette, dedicandole ai Santi della lor nazione, come a Santa Venera, a San Basilio, a San Nicola, e delle quali fino all’età presente non solo vi sono le tradizioni e le autentiche scritture, ma se ne veggono ancora alcuni frantumi, e il sito è nel complesso della Parrocchia di S. Maria della Piazza … I Mauresi … edificarono per loro alla maniera dei Greci la predetta chiesa di S. Maria della Piazza, sotto il titolo della ergine Assunta in cielo, ch’è la maggior festa dei Greci, e in essa fino al presente giorno si vede alcun barlume del Rito Greco, come i santi luminari nella notte dell’Epifania, il titolo di Chiesa Archipresbiterale e una antichissima Mitra Vescovile alla Greca”.

 

TAVOLA 8

Per il periodo che va dal 977 alla conquista normanna della Calabria (1060) non abbiamo informazioni puntuali e dirette sullo stato e l’eventuale accrescimento di Corigliano e su coloro che vi dominarono. Possiamo, tuttavia, ritenere per certo che Corigliano – come si è già notato – facesse parte del territorio della città di Rossano e che, perciò, vi dominassero gli stessi alti personaggi che dominavano in Rossano: primi fra tutti gli esponenti della potente famiglia Melainos (originaria, pare, di Costantinopoli). Questi, oltre a ricoprire le cariche religiose e politico-amministrative più importanti (vescovo, vicestratega), erano grandi proprietari terrieri.

 

TAVOLA 9

Fra il 1054 e il 1060 i Normanni , che già avevano posto saldamente piede nella Puglia, sotto la guida di Roberto il Guiscardo, sottomisero la Calabria. Rossano fu tra le città calabresi che avevano opposto più tenace resistenza ai Normanni. Essa continuò a ribellarsi anche dopo il 1060. Fu proprio a causa di una di queste rivolte che il Guiscardo, tornato in Calabria dalla Sicilia dopo aver conquistato Palermo, nel 1073 costruì a Corigliano un fortilizio, un castello, allo scopo di disporre di un ulteriore  punto (e strumento) di offesa, oltre che di controllo, nei confronti della città ribelle, insofferente del giogo normanno.

 

TAVOLA 10

 

Per quel che è stato possibile ricavare e ricostruire sulla base della scarsa documentazione relativa a questa oscura epoca della storia della nostra città, si può fondatamente ritenere che il castello di Corigliano fu dato in custodia da Roberto il Guiscardo, duca di Calabria, al suo milìte Framundo. Questi, originario di Loudun nella regione francese del Poitou, era già vassallo del duca e da lui aveva ricevuto in feudo una parte del territorio di S. Mauro (precisamente il territorio corrispondente all'attuale comune di S. Giorgio Albanese). Framundo fu, quindi, il primo "Castellane" di Corigliano e tenne questo incarico per circa 20 anni, fino a quando cioè, o perché egli era morto o perché era diventato incapace, l'incarico passò al fratello Rinaldo di Loudun.

TAVOLA 11

Il fortilizio costruito dal Guiscardo,  già nel corso dei primi anni della sua fondazione, dovè determinare lo sviluppo dell'insediamento abitativo nei luoghi immediatamente adiacenti. E, naturalmente, come sempre accadeva in tali casi nel medioevo, queste nuove abitazioni (capanne o fabbriche che fossero), ebbero il loro centro e punto di riferimento in una nuova chiesa, tutta loro. Potrebbero essere state queste le origini di S. Pietro, la chiesa coriglianese che sorge presso il castello e che una tradizione locale vuole sia stata eretta nel 1080, cioè sette anni dopo la fondazione del fortilizio. Un analogo, ulteriore accrescimento urbano dovè avvenire attorno alla chiesa di Ognissanti o Santoro, fondata, secondo Giuseppe Amato (autore di una Crono-istoria di Corigliano che giunge fino alla 2a metà inoltrata dell'Ottocento), nel 1107.

 

TAVOLE 12 e 13

Nello stesso periodo storico, a otto anni di intervallo l'una dall'altra, sorgevano non lontano da Corigliano due abbazie le cui vicende si sarebbero strettamente intrecciate con quelle della nostra città. La prima, S. Maria del Patire, fu fondata nel 1102 dal monaco  Bartolomeo  di  Simeri,  e  divenne  ben  presto la  più  importante  e potente fra tutte le abbazie (e monasteri)  "basiliane",  o  meglio italo-greche,  della  Calabria: La chiesa, restaurata a più riprese,  si può  ancora  ammirare con  una breve escursione sulla propaggine silana ov'essa è sita, a 600 m., 13 Km. a Sud-Est di Corigliano, nel territorio del comune di Rossano. La seconda, S. Maria di Valle Giosafat, fu edificata intorno al 1110, probabilmente sotto il patronato del duca Ruggero  Borsa (figlio di Roberto il Guiscardo), per opera dei monaci benedettini  che   avevano   fondato, nel corso della Prima Crociata (1096-1099) l'ordine gerosolimitano intitolato appunto a S. Maria di Valle Giosafat (dal nome di una famosa valle presso Gerusalemme). L'antica chiesetta, ora incorporata in una casa rurale, è sita in una contrada della pianura - che da essa ha derivato il nome (Giosafatte) - 10 Km. a Nord-Ovest di Corigliano, là dove un tempo era territorio di S. Mauro. Nel lato esterno del campanile della chiesetta è murata una iscrizione romana, proveniente dalla basilica dell'antica città di Copia.

 

 

 

 

 

Crediti