Titolo di oggi: La bottega di “U’ Lattugari”
Nel suo angusto sgabuzzino di via Margherita, sotto Casa Cumino, Zì’Pietro vendeva solo lattughe, che lui stesso coltivava in una piccola macchia di Pomito. “Erano lattughe - amava ripetere il compianto Prof. Vincenzo Cumino, superbe, carnose, croccanti, bianche ed incappucciate, che Pietro manteneva fresche in una cesta, al riparo dal sole”.
Il professore le comprava spesso, ma per mangiarle ad insalata. Zi’Pietro utilizzava i lunghi ritagli di tempo libero per foderare bottiglioni di vetro con lamine di canna semiverdi e verghe di ulivo, ma solo su ordinazione ( Mastro Alfonso Policastri, che abitava al Gradone S. Antonio fu amico di Zì’Pietro e da lui sì era fatto foderare alcuni bottiglioni. Me ne cedette uno ed io ancora lo conservo con cura e gratitudine. In giro dovrebbero sopravvivere alcune borracce militari di alluminio foderate con la stessa tecnica, ma, nonostante il mio accanimento nelle ricerca, non sono riuscito a reperire uno di questi “piccoli capolavori”, a detta del prof. Cumino). Zì’Pietro considerava secondario questo lavoro artigianale ed il suo vanto era quello di offrire lattughe terapeutiche, al servizio della salute della gente. Infatti, le sue lattughe, consigliate dai medici specialisti, erano degli anestetici per affievolire le terribili sofferenze delle estrazioni dentarie. Zì’ Pietro, in questo caso, offriva un servizio completo, perché al paziente, sul punto di recarsi dal medico, offriva, certamente a pagamento, prima un bel bicchiere di vino bianco, poi una bella lattuga ed alla fine uno gargarismo con acqua ed aceto per avere un alito pulito. Tutto come richiesto dai medici ed al costo di 80 centesimi, anche se qualcuno bofonchiava ritenendo la tariffa alquanto onerosa. (A Zi’ Pietro furono attribuite delle estrazione di molari, già ciondolanti nella bocca di alcuni vecchi amici, non avendo i soldi per pagare il medico). Zì’ Pietro chiuse per vecchiaia nel 1941 e per molti pazienti le estrazioni dentarie furono momenti di traumatiche sofferenze. Poi, le cose cambiarono e si cercò rimedio con un bicchierino di Napoleon o di Triple Sec presso il Bar Montalto (Attuale Bar Olimpia).
GIUSEPPE FRANZE’