di Giacinto De Pasquale

Da oggi il nostro blog si arricchisce di una nuova rubrica. Da tempo stiamo cercando di far conoscere tanti personaggi coriglianesi, tutto ciò allo scopo di far conoscere anche le giovani generazioni uomini che hanno dato lustro alla nostra ex città.

Riteniamo che riproporre i loro scritti possa essere il giusto riconoscimento al loro lavoro e alle loro idee. La nuova rubrica che parte oggi è dedicata al prof. Luigi De Luca, docente, educatore, studioso, storico e cultore di studi linguistici dialettologici. Sono trascorsi quasi 27 anni da quell'11 settembre 1998 giorno della sua dipartita. ed oggi lo vogliamo ricordare attraverso alcuni suoi scritti davvero significativi. Ma chi è stato il prof. Luigi De Luca ? Vorrei qui riproporre un mio ricordo del grande studioso coriglianese, pubblicato sulle pagine dell'Eco dello Jonio. Corigliano è stata una città che in vari momenti della sua storia si è caratterizzata per aver dato i natali a delle personalità che in diversi campi si sono contraddistinti e hanno fatto parlare di se. Secondo noi è necessario andare oltre i confini urbani, per la rilevanza di quanti hanno contribuito nel mondo dell’arte, della scienza, della cultura. I nomi di figli illustri della nostra Corigliano sono noti ai più, ma vi sono anche altri che sono famosi fuori dal nostro territorio ma, per oscuri motivi, dimenticati dai coriglianesi. Ed è compito dei viventi impedire che l’oblio del tempo possa farli dimenticare. Perché questi “figli illustri” in tutta la loro vita hanno dato lustro alla nostra città, ed è per questo che la città non li deve dimenticare. È questo un percorso che abbiamo intrapreso da poco tempo, ma che è nostra intenzione continuare, perché le giovani generazioni conoscano tanti loro predecessori che hanno lavorato tantissimo per tenere alto il livello culturale, sociale, politico ed economico di Corigliano.  Secondo noi, e lo stiamo scrivendo da tempo, compito degli amministratori locali, ma anche del mondo culturale coriglianese, è quello di meglio valorizzare l’opera di questi nostri concittadini creando eventi ed occasioni di discussione di rilievo sui quali possa concentrarsi anche l’attenzione dei media nazionali. In questo senso ci riferiamo oggi a Luigi De Luca studioso, storico e cultore di studi linguistici e dialettologici. De Luca nasce a Corigliano il 10 gennaio 1934 da Gerardo e da Anna Sanseverino. Il 28 giugno1964 sposa a Spezzano Albanese Maria Teresa Luci, da cui avrà tre figli. Docente di lettere e poi preside di Scuola Media. Nel mese di marzo del 1985 pubblica Tesoretto Calabrese (Sintesi di cultura e civiltà di Calabria, ad integrazione dei vigenti programmi ministeriali per la scuola media). Il primo volume tratta la storia della Calabria dalle origini fino al 900 circa; il secondo (edito nel gennaio del 1988) dal 900 al 1815; il terzo (edito nel giugno del 1989) dalla Restaurazione fino agli anni Settanta di questo secolo. Il Tesoretto Calabrese coglie in maniera organica, anche se necessariamente sintetica, i vari aspetti della vita della Calabria, dalle origini ad oggi, soffermandosi in modo particolare sulla storia, l'archeologia, le tradizioni, la lingua, la musica, la religione, la letteratura, della regione. Nel mese di giugno del 1985 De Luca da alle stampe Corigliano Medioevale (dalle origini alla fine del XII secolo) con una nuova lettura della "carta rossanese". L'opera riveste notevole importanza storica per quanto attiene l'origine medioevale della città di Corigliano, la costruzione del castello e i primi feudatari del luogo. Nel 1987 pubblica il Lessico calabrese (dialetto di Corigliano Calabro). Un interessante studio diviso in tre parti: la prima mette in evidenza l’Etimologia e la stratificazione del lessico nel dialetto coriglianese; la seconda è un saggio di lessico etimologico calabrese; la terza offre un repertorio di toponimi e soprannomi di Corigliano. L’opera illustra il fascino di una lingua viva, caratterizzata da termini ed espressioni idiomatiche davvero originali. Nel 1995 Luigi De Luca pubblica Nomi di famiglia in Calabria (oltre 500 cognomi di Corigliano dal Medioevo a oggi), opera in cui conduce un’indagine storico-linguistica attenta e dettagliata su alcuni cognomi di Corigliano. Nel 1996 il De Luca cura un’antologia di Scrittori Calabresi, testo di narrativa per la Scuola Media. Appassionato cultore di studi storici, dialettologici e di onomastica, con particolare riferimento alla sua città e alla Calabria, sempre attento, come docente ed educatore, ai problemi pedagogici e didattici, in special modo a quelli dell’educazione linguistica, muore a Corigliano Calabro l’11 settembre 1998. Nell’anno appena iniziato ricorreranno i 27 anni dalla sua scomparsa, quale migliore occasione per ricordarlo attraverso l’organizzazione di manifestazioni e eventi in suo ricordo. Facendo ciò, non solo si darebbe il giusto lustro alla figura di un personaggio che tanto ha contribuito per il diffondersi della cultura, ma soprattutto si darebbe l’opportunità a tanti giovani di conoscere l’opera ed il messaggio che il prof De Luca ci ha lasciato.

Breve storia illustrata di Corigliano - Prima parte - di Luigi De Luca - Disegni di Claudia Pedace

Fonte: Il Serratore n. 4 Novembre-Dicembre 1988 pp 33-38

PREMESSA

Lo storico, piccolo o grande che sia, ha il dovere di esplicitare i criteri di impostazione del suo lavoro. Com'è noto, non esiste una vera storia "totale" di Corigliano: una storia generale realizzata con metodo scientifico, ove la  narrazione si regga sempre sul saldo fondamento del documento e dove uomini, eventi ed istituzioni siano indagati con un'ottica attenta sia ai personaggi illustri e ai fatti clamorosi sia alla "mentalità", al modo di vivere, alle vicende insomma di  "lunga  durata". In mancanza di un'opera simile, che avrebbe potuto esserci di guida e modello, abbiamo ritenuto, in coscienza, di dover evitare la - per noi - perigliosa avventura di un vero e proprio discorso storico e abbiamo, perciò, compilato questa modesta cronologia o cronistoria essenziale illustrata. Essa ha carattere fortemente divulgativo ed è destinata principalmente ai ragazzi ed agli adulti meno dotti. Ciò non significa che la Storia vi è stata romanzata vuol dire, invece, che si è badato a seguire il filo essenziale degli eventi, a semplificare cioè la narrazione rendendola il più possibile facile ed elementare. D'altra parte, occorre pure rilevare che per i primi sei secoli (900-1500) non vi è stata quasi possibilità di selezione dei fatti. Le notizie, infatti, certe ed attendibili, sono per quei secoli così poche, che non si è potuto far altro se non che metterle tutte insieme in successione cronologica. Per il resto, si è potuto operare una certa scelta, sempre con la mira al fatto "essenziale", più significativo.

TAVOLA I

Intorno al 500 dopo Cristo comincia la lenta decadenza di Copia­ Thuri, la città principale dell'AGER THURINUS, cioè dell'antico territorio corrispondente grosso mo­do alla Sibaritide attuale. In questo territorio, ormai profondamente "romanizzato" dalle numerose generazioni dei discendenti di coloni, soldati e cavalieri romani (e, comunque, di lingua  latina) venuti nel Bruzio, alla data indicata esistevano, già da secoli, numerosi nuclei abitativi che avevano preso nome per lo più da quegli antichi coloni  o  proprietari  fondatori: Roscio, Visco, Cassio, Corellio. Alcuni di questi nuclei, come Roscianum (cioè "villla di Roscio") avevano acquistato una certa importanza; altri come Viscanum, Corellianum, ect. - non erano che pagi, ossia piccoli villaggi rurali. Noi seguiremo lo sviluppo e il destino di Corellianum (o "podere di Corellio");  più  avanti daremo un'occhiata anche alle vicende di Viseano. I centri di Copia e Rossano, e anche vari pagi (fra cui i nostri già menzionati), sorgevano a ridosso - o, in ogni caso, non lontano - dalla via Traiana che, costruita appunto sotto l'imperatore Traiano (98- 117), correva lungo il Litorale jonico, congiungendo Taranto, Metaponto e Reggio.

 

TAVOLA II

Il Bruzio (questo fu il nome della nostra regione fino al 650 circa, allorché prese l'attuale nome di Calabria, che prima designava il Salento) fra il 535 e il 553 fu teatro della spaventosa guerra greco-gotica. Proprio in seguito a questa guerra la regione passò sotto il dominio dei Bizantini, cioè dell'Impero Romano d'Oriente (quello d'Occidente ormai non esisteva più dal 476 e le regioni occidentali, compresa l'Italia, per quanto quasi tutte le popolazioni fossero di lingua e di civiltà   latina, erano   politicamente in balia dei cosiddetti Barbari). Fra il 650 cd il 900 (ma anche dopo questa data), in  Calabria  arrivarono, a ondate ed a gruppi, numerosi monaci di lingua e cultura greco-bizantina, prima dalla Grecia e dall'Asia    Minore  (attuale  Turchia ),  poi dal Salento (Puglia ) e dalla Sicilia. La migrazione di questi monaci  in Calabria contribuì al diffondersi della lingua bizantina (cioè, del greco parlato nell'Impero bizantino), anche perché questa lingua già dal 650 era stata  dichiarata  lingua ufficiale, in sostituzione del latino, in tutto l'Impero. L'uso del greco bizantino si impose naturalmente nei traffici, nei rapporti commerciali, nei riti religiosi e nella cultura. Noi sappiamo, però, che fino all'890 circa, nella Calabria settentrionale (compresa la   Valle   del Crati con Cosenza) dominarono i Longobardi e, perciò, si continuò a parlare esclusivamente il latino. Il territorio di Rossano, ove era si­ to il villaggio rurale di  Corigliano, fece parte della Calabria "grecizzata", non solo per i molti monaci "bizantini" che vi si erano insediati e vi prosperavano, ma anche perché la città di Rossano, dopo la guerra greco-gotica, acquistò una discreta importanza come roccaforte militare; e ne acquistò ancora di più, quando, intorno al 900 (per la riorganizzazione seguita alla riconquista bizantina della Calabria settentrionale) divenne sede di diocesi e primario centro amministrativo.

TAVOLA III

I monaci,  giunti in Calabria, si sparsero un po' dappertutto . Si insediarono, numerosi, anche dalle nostre parti, fra Rossano e l 'attuale comune di S. Demetrio Corone. I monaci vissero, almeno nella più antica fase del loro  insediamento, in grotte come solitari eremiti, oppure in comunità dette cenobi. Essi pregavano, studiavano e lavoravano. Trasformarono varie zone brulle e boscose in terra coltivata.

TAVOLA IV

Dopo il periodo delle grotte, i monaci si diedero a costruire cappelle, oratori, monasteri dove continuarono la loro attività missionaria, culturale e lavorativa. Tra le chiesette della nostra  zona che risalgono a quei tempi, ricordiamo: San Vito, di cui restano i ruderi in contrada Mùzzari (presso Corigliano Stazione) e San Mauro, ora del tutto scomparsa, presso Cantinella. Attorno a questa chiesetta di S. Mauro era sorto, fra 1'800 e il 900, un monastero (sui resti di questo so­ no ora i ruderi del cinquecentesco Palazzo Sanseverino) e poi un fiorente borgo, proprio grazie alla intraprendenza e alla operosità dei monaci bizantini.

TAVOLE V E VI

Non lontano da San Mauro, più a monte, là dove ora è S. Demetrio Corone, verso il 950 era sorto il monastero di S. Adriano, per opera del grande monaco rossanese Nilo il Giovane. Era il tempo in cui gli Arabi, muovendo dalla Sicilia dove avevano creato un loro Emirato, terrorizzavano le popolazioni calabresi con continue incursioni, assalti e razzie. Una delle più terribili incursioni avvenne nel 977, ad opera dell'emiro di Palermo, al Qasim. Egli invase il nostro territorio con forze di  mare e di terra. Assalì il borgo di S.Mauro e anche l'abbazia  di S. Adriano,  portando  morte e distruzione. Razziò tutto il bestiame che poté, radunandolo in un luogo detto, da allora Monah al baqar, cioè "posata delle vacche" e corrispondente all'attuale centro di Vaccarizzo Albanese. Ma l'eccidio più terribile fu subìto da S. Mauro. Una parte della popolazione si salvò con  la fuga dirigendosi verso i villaggi rurali delle colline, che potevano offrire un rifugio sicuro, oltre all'aiuto dei "villani". Il più vicino di questi  villaggi, ma soprattutto il  più  difeso  - per la natura del luogo - era Corigliano. E a Corigliano vennero i Mauresi a ripopolare ed a ingrandire il pagus che divenne così un vero e proprio centro urbano (977).

 

 

 

 

Crediti