Costabile Guidi

Sui campi di battaglia del primo conflitto mondiale lasciò la giovinezza ed anche un occhio, cosicché, costretto in ospedale per le cure del caso, tornò, poi, in paese, nel corso del 1919.

Aveva 28 anni ed una solida laurea in legge, nonché la passione della lettura e l’attitudine a scrivere. La decorazione al valore conferitagli e la consapevolezza di aver contribuito ad una Italia più grande e più forte lo rendevano oltremodo fiero. L’impatto con la realtà locale fu duro. Anche a Corigliano, infatti, la gente, quella più umile, soprattutto, doveva fare i conti con la penuria di generi di prima necessità e con la mancanza di lavoro.

Gli studi e l’esperienza maturarono in lui l’idea che la chiave di tutto fosse la politica, della quale, però, bisognava riscrivere le regole, per uscire da un sistema di opprimente baronia. Era urgente immettere nel circuito municipale nuove regole, rompendo con il potere del censo e del casato. La situazione coriglianese è per lui esemplare: da oltre dieci anni il potere resta saldo nelle mani di pochi e ciò rende l’ambiente “ammorbato e triste”. Costabile Guidi non stette a guardare e si lanciò in una attività frenetica. Fondò, nell’anno ’19, la Sezione Mutilati; costituì, l’anno successivo, il primo nucleo fascista; il ’22, fu consigliere comunale ed assessore; nel ’24, diede vita al periodico Il Monitore. Nella presentazione scriverà: “Abbiamo fondato Il Monitore, per avere una stampa libera ed onesta, che raccolga intorno a sé le migliori energie della regione.

Il nostro programma si racchiude nel quadrinomio: Patria, Libertà, Giustizia, Lavoro”. Un impegno su più fronti, ma sempre riconducibile all’ansia di proporre uno stile di alto spessore morale.  Lo scontro con gli ambienti che contano fu, a questo punto, inevitabile, giacché le sue iniziative andarono a scompaginare un assetto locale fortemente consolidato. La sua Sezione Mutilati si trovò, così, inevitabilmente contrapposta a quella similare dei Combattenti ed il suo giornale entrò in rotta di collisione con Il Popolano, che, di fatto, monopolizza l’informazione locale. Ma è sul terreno politico che la contrapposizione divenne più aspra, essendosi qui radicata, a suo modo di vedere, la opprimente signoria “di due o tre famiglie”. Pur godendo di considerazione e di stima, il Guidi risultò perdente. “È storia di tutti i tempi che gli uomini credono più alle mirifiche parole dei ciarlatani sotto qualsiasi veste, alla esteriorità, più che alle opere buone e agli animi nobili e disinteressati”.  Si dimise, così, nel ’24, da assessore comunale, subì nel marzo del ’26 lo scioglimento della Sezione Mutilati e, contestualmente, soppresse il suo periodico, del quale andava orgoglioso. Il fascismo, del quale si era invaghito in gioventù e del quale era stato cofondatore a Corigliano, lo riteneva estraneo e nemico. Subì denunce come antifascista, antinazionalista e sovversivo, puntigliosamente si difese e, a sua volta, denunciò le autorità locali, a tutti ricordando il suo coraggioso passato di soldato e di fascista, ma i giochi, a suo danno, erano stati, purtroppo, già fatti.  Men che quarantenne – era nato nel 1891 – decise di ritirarsi a vita privata, chiedendo di non essere più perseguitato, “stanco non dell’aspro cammin percorso, ma più dai disinganni/ e della viltà umana”.  Visse, da allora, di studi e di arte e fu scrittore garbato, poeta moderno nella sostanza e nel verso, nonché dolce violinista. In una sua lirica così si confessa: ”Come un fanciullo/ ho paura/ dell’ombra e del buio!/ O notte, non scendere così presto/ sul mio tormentoso cammino!/ Ho paura/ tanta paura,/ come un fanciullo”. Deceduto ottantenne, nel 1971, Corigliano l’onorò intitolandogli il primo Circolo didattico della città.

 

 

 

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