Titolo di oggi: La smorfia
Lauretta fu la nipote prediletta di mastro Gioacchino, maestro calzolaio e “datore di lavoro” del piccolo Francesco Maradea, suo vicino di casa, Lauretta apprese le prime nozioni di lettura sillabata proprio dal nonno e dallo stesso ereditò il suo interesse per i romanzi epici.
Da sposata abitava in via Grecia, ora via lsonzo, un po’ più sopra della Portella, ed era considerata una delle più quotate tessitrici del comprensorio. Il suo laboratorio era ubicato in un locale a pianoterra, dove, anni dopo, fu impiantato il negozio di alimentari di Alfonso Lazzarano. Infatti, ancora oggi sopravvivono alcune sue coperte a rombi bianchi su fondo blu, che sono dei veri capolavori di inestimabile valore (il loro colore, dopo quasi un secolo, non si è mai alterato). Lauretta era una delle pochissime donne del popolo che sapeva leggere nel 1913 lei, quando non tesseva, si sedeva sull’uscio e si tuffava nella lettura dei fascicoli, che ogni quindici giorni, le venivano recapitati a pagamento da un pettinaro ambulante di Cosenza. Nelle lunghe serate di maggio - luglio, sul suo “astrachiello” si assiepavano decine di donne e di uomini e lei, con la sua voce altalenante, li aggiornava sugli sviluppi delle tristi vicende dei protagonisti del romanzo. Il suo forte era, però, la lettura e l’interpretazione della smorfia. Ogni giorno c’era un viavai di gente che voleva spiegazioni su un sogno fatto o su un cattivo pensiero maturato. Lei, senza smettere di lavorare, forniva dettagliate spiegazioni ed in cambio riceva uova, fichi infornati, noci ed altre leccornie paesane. Il suo prestigio salì alle stelle, quando, di notte, si recò a casa di una nobile famiglia per sapere da lei cosa poteva significare il sogno fatto dalla figlia primogenita, una signorina di 34 anni, vogliosa di maritarsi. Lauretta spiegò che il cavallo bianco al galoppo verso casa loro, apparso nel sogno, era un giovane che correva verso il suo grande amore. La signorina si sposò nel giro di sei mesi e Lauretta fece il suo trionfale ingresso anche nelle buone famiglie e la sua “bottega” divenne ” La Smorfia”, con ospiti che arrivavano persino da Rossano e Trebisacce. Nel 1955, parlando con la madre di Annina “La Cirignola”, una mia vicina di casa della Portella, fu possibile verificare la veridicità delle notizie raccolte a fatica. Infatti, anche questa signora s’era rivolta qualche volta a Lauretta per avere la decodificazione di qualche strano sogno. Analoga conferma mi fu assicurata dal barone don Alessandro De Rosis, di Casa Morgia, che si era rivolto a Lauretta in diverse occasioni. Anche la sorella,. Donna Marianna, l’aveva conosciuta.
GIUSEPPE FRANZE’