Fonte: Vocabolario storico etimologico coriglianese - Editore Castriota - pag. 240

D= Per effetto del rotacismo, molte parole che iniziano con la consonante /d/ si trovano  sotto la lettera /r/, come rota per dote, ruminica per domenica,  ecc.

daccussi (contraz. e riduz. vocalica dal lat. ad eccum sic), avv., cosi, proprio cosi; vd. accussì.

•dagallijeri (parola composta dal fr. aller, "andare, camminare" con una metatesi del tema introduttivo vad- del lat. vadere, "andare", frequentativo di   camminare;  manca all'Accattatis e al Marzano), v. intr.,  camminare trascinandosi, l'andatura tipica di chi procede zoppicando; 'u cavalli dagallijanni dagallijanni arriva, zoppicando zoppicando  ogni  cavallo arriva alla meta.

daggiuni, ragione; tena daggiuni, ha ragione; avija ddaggjuni 'u mièrichi, aveva ragione il medico; chini tena daggiuni, chi ha ragione; e un tena daggiuni, e non ha ragione forse; vd. raggiuni.

dàguma (metat. del lat. sacoma, "sagoma"), persona strana, curiosa, goffa; ghè 'na dàguma, è una sagoma, una persona imbranata, impacciata, maldestra nell'agire.

dalli   (prep.   art.   composta   dalla   prep.   da  e dell'art. t), dai; dalli e ddalli puri 'a cucuzza riventa talli, dai e dai pure la zucca diventa tallo.

dannibbili,   dannoso,   nocivo,   ciò   che   arreca danno; 'u vini 'a ra rijuna ghè dannìbbili, il vino a digiuno è dannoso  (fa male).

darrieri (dal fr. derrière lat. de-retro; FEW 3:47a), da dietro, dietro; vd. arrieri.

dasùsiri (dal lat. illac ad-sursum), lassù; sinon. di alzarsi.

dàttiri (dal fr. dattier dal lat. dactylum, "dito", per la forma del frutto), dattero, il frutto della palma da datteri.

dàvissi, Davide, n. proprio di persona maschile.

ddagusci (dal fr. ant. tabuster, Du Cange), palo, bastone per percuotere; in senso fig. bastonare; l'ha ddeti 'na daguscieta, gli ha dato una bastonata.

ddalle, imperf. del v. dare; inter., dagli; locuz. rivolta a chi insiste su una richiesta; dalli e ddalli, dagli e dagli, voce per indicare un'azione costante, chi insiste in qualcosa fino ad infastidire; chi r'è ssu dalli e ddalli, cos'è questo insistere.

ddi (der. dal lat. deberr, "contratto" da dehibere, propr. avere qualcosa da uno, essergli debitore), deverbale del v. dovere; deve; ta ddi reri, te lo deve dare; pi ru luni s 'ha ddi sturijeri tutti per lunedì si dovrà studiare tutto; corrisponde alla forma sincopata del napol. adda, che deriva dal v. avere seguito dalla congiunzione.

ddiji (è afer. di Iddio forse attraverso il fr. dieu), Dio, il Creatore; quanti ghè bberi Iddiji, quanto è vero che esiste Dio (te la farò pagare); ngraziji a Ddiji, grazie a Dio; ppi r'amuri 'i Ddiji, per amor di Dio; si Ddija vo, se Dio vuole, ovvero sia fatta la volontà di Dio; cosi 'i Ddiji, catechismo, preghiere; 'a ru vuliri 'i Ddiji, alla volontà del Signore; 'a ra bbona 'i Ddiji, con il benvolere di Dio (avvenga ciò che Dio vuole); ti vo ajuteri Ddiji, che Dio ti aiuti; Ddi cci ci nni scanzj e lìbbiri, Dio ce ne scampi e liberi (Dio ci preservi da questo male); in napol. è dije. Si scrive in segno di rispetto con l'iniziale maiuscola.

ddinnutti (dall'it ant. ridutto dal tardo lat. rrductus), ridotto, ridursi; riguardo a condizioni fisiche, economiche, essere in pessimo stato, malconcio; 'a visti cumi s'è ddinnutta, guarda come si è ridotta; vd. rinnùciri.

 dditti (dal   lat.   dictus,   dictum),   v.   verbale, participio di dire; ma chini ta dditti, ma chi te lo ha detto; ti vuliv'addiri, ti volevo dire.

ddommarina (dal lat. domina Mariae, "Signora Maria"), espediente espress.   per    evitare   di bestemmiare    e   di   nominare   il nome della Vergine Maria così come per 'a ra  marosca (Madonna),  giusumini  (Gesù  mio),  santunenti (nessun  santo),  e  a  ra  culunnetta  (Cristo  alla colonna,        l'Ecce Homo), ma  più che un'imprecazione è    voce  adoperata come espress. Di esclamazione, di meraviglia, di stupore; ppi ra dommarina, per la miseria.

ddugni, voce del v. donare; dare donare; ti ddugni, te le do; 'i dugni a ttija, li do a te; si ni dduna, se c'è li dà; vd. runeri.

dduvi (der. dal lat. de ubi con il consueto rafforzamento popolare), avv.  di moto a luogo e cong. subordinata usata nelle forme interrogative che vale dove; viene utilizzato con valore locativo nel senso di “da dove, da quale luogo”; ‘i dduvi , da dove ? ‘i dduvi su bbinuti, da dove sei venuto ? cfr. adduvi e addunni.

 

 

Crediti