di Giulio Iudicissa

Una maestra poco gradita

Non vi fu a Corigliano, per tutta la durata del secolo XIX, un impianto scolastico dignitoso. La disattenzione del governo borbonico e, più avanti, la sua avversione verso il mondo della cultura, ritenuto responsabile dei ricorrenti disordini, avevano determinato tale situazione.

La povertà delle famiglie, che esige un contributo di fatica e di lavoro, anche dai minori, fu soltanto una concausa, che andò ad aggravare una situazione diffusa e consolidata. L’ascesa napoleonica e, più tardi, la proclamazione dell’unità del paese produssero una inversione di tendenza. Le amministrazioni comunali, però, legate ad una visione ragioneristica-contabile, nonché al pregiudizio, non seppero, in alcuni casi, cogliere il nuovo e tenere il passo della società che avanzava. E’ in questa cornice, sia pure approssimativa, che si colloca la nostra storia, originata da alcuni abitanti della Stazione di Corigliano, i quali il 30 aprile dell’anno 1891, rivolgono istanza all’amministrazione comunale, perché si istituisse, lì per l’appunto, la prima scuola. Dobbiamo ritenere che la cosa sulle prime registrata semplicemente con disinteresse, sia stata, poi, trattata con contrarietà  se è vero che il Comune decide di ufficializzare la sua posizione con due anni e mezzo di ritardo , probabilmente sotto la spinta di ulteriore pressione, per controbattere, il 2 ottobre 1893, che una scuola alla Stazione non può essere autorizzata: la popolazione lì residente, infatti, è inferiore a 500 abitanti e le finanze del comune, d’altra parte, non lo consentono. E’ verosimile pensare che del fatto, intanto, se ne stiano interessando anche le autorità sovracomunali, che, ritenendo legittima la richiesta dei cittadini della Stazione di Corigliano, decidono che ad essa si debba dar seguito. Questa la posizione del Provveditorato agli studi, che, avocata l’intera vicenda, istituisce d’ufficio la scuola, sia pure in via d’esperimento e nomina, in novembre, ancora d’ufficio, la maestra, nella persona della sig.ra Clotilde De Pasquale. Riteniamo che la De Pasquale non debba trovarsi nelle grazie dell’amministrazione comunale, il che complica non poco le cose. Ella, infatti, già maestra a Corigliano centro, era stata licenziata dal Comune il 27 marzo 1893, per scadenza di termini, è vero, ma quando v’era stata la possibilità di riassumerla, il 2 ottobre dello stesso anno, il comune le aveva preferito, con 15 voti contro 11, la maestra Raffaella Borromeo. A tale circostanza particolare, che ci porta ad ipotizzare un rapporto non proprio di stima fra il comune e la maestra De Pasquale, si aggiunga una considerazione di carattere generale, il sospetto quasi, che le autorità comunali non avessero in tanta considerazione l’elemento femminile, nella qualità di docente. Poco meno di dieci anni prima, infatti, a seguito di una ispezione ministeriale, l’amministrazione comunale non aveva esitato a licenziare le sue maestre, ritenute inadeguate ai compiti. Ma torniamo alla scuola della Stazione e alla maestra De Pasquale. Quantunque detta scuola fosse stata istituita e la maestra nominata, il comune non dà esecuzione al decreto provveditoriale e propone contro di esso ricorso al Ministero. Passeranno due mesi ancora, poi, il 30 dicembre 1893, le lezioni finalmente iniziano, dopo una visita dell’ispettore Solito De Solitis di Castrovillari, disposta dal Ministero. Ma il braccio di ferro prosegue per tutto l’anno 1984, così come si coglie in un carteggio tra il Ministero ed il Comune di Corigliano, che non avendo potuto più evitare l’apertura della scuola, continua a fare ostruzionismo, non pagando il fitto al proprietario dei locali e lo stipendio alla maestra. Le cose, più che gli uomini le aggiusteranno i tempi, dopo che s’erano mostrati inadeguati gli uomini e le istituzioni. Resta la storia, che, pur modesta nei fatti e nei personaggi, c’è sembrata degna d’una sia pure approssimativa ricostruzione. In un tempo di tante contraddizioni all’interno della scuola e di un più maturo interesse al mondo femminile, forse non dispiacerà una vicenda che ha per oggetto la scuola e per protagonista una donna. In essa a noi è parso di ravvisare un’amministrazione comunale un po' restia ad investire nel settore della scuola e, forse, preconcetta nei confronti della figura femminile. Quando sul finire del 1894 la maestra Clotilde De Pasquale rassegnò le dimissioni per avere trovato sistemazione a Cosenza, qualcuno, interpretando il pensiero dell’amministrazione comunale, ne gioì e si augurò che nessun’altra venisse a sostituirla, quale maestra, alla Stazione di Corigliano. Tanto si legge nelle cronache del tempo. Segno inequivocabile di come l’intera vicenda fosse stata trattata poco con l’intelligenza e, ancor meno, col buon senso. Il che accade non di rado, quando gli amministratori non riescono a liberarsi dal pregiudizio.

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