di Gennaro De Cicco

“Il paese è un “luogo” fisico, ma pure dell’anima. Con il paese (katundi) si attiva un dare ed un avere, che dura per tutta la vita; …uno scambio che può andare anche oltre, perché tale interscambio spesso trascende lo spazio temporale contingente, diventando quindi memoria, materia di tradizione, oggetto di esperienza storica sia singola che collettiva”.

Queste significative riflessioni espresse in premessa dal prof. Vincenzo Bruno, nell’interessante e recente lavoro editoriale (FAA): Luoghi del paese, …e anche altro – Vende të katundit, …edhe më gjë, attraverso una serie di testi arbrisht / lëtisht descrivono lo spazio pubblico inteso come luogo di socialità, di riconoscimento dei valori comunitari. Il volume unico e originale nel suo genere, che segue altri cinque prodotti e redatti negli anni precedenti, si interfaccia a corredo delle esperienze della realtà geografica e delle relazioni all’interno del borgo natio: Civita. A rendere ancora più significativo il libro anche i testi in bilingue. Ed è lo stesso autore che ne scrive le motivazioni: In arbrish, in quanto “strumento della tradizione storica di una minoranza linguistica, rivelazione del cuore, nonché delle sensazioni più intime”. In lëtisht, invece, come “strumento della realtà ambientale e culturale predominante in situ, rivelazione del lavoro, nonché della condizione conseguente alla consolidata integrazione di oltre cinque secoli”. Le numerose fotografie, le cui immagini integrano lo scritto oppure dialogano con le parole, sono state catalogate sapientemente ed inserite come segno di testimonianza del luogo, “motivo – tema del libro: Civita. Vissuta in relazione al suo corpo ed alla sua anima, al suo territorio ed alla sua natura”, ribadisce il prof. Vincenzo Bruno. Il libro, dedicato al suo amato figliolo scomparso qualche anno fa, raccoglie 33 testi e settanta immagini che contribuiranno a rendere ancora più interessanti e suggestivi i rinomati ambienti della ridente località arbëreshe del Pollino. Vincenzo Bruno, nato a Civita da genitori arbëreshë, docente di materie classiche ai licei, condirettore della rivista “Katundi Ynë”, fondata nel 1970, ha pubblicato testi e contributi di storia, di politica culturale, di didattica, di letteratura, di critica letteraria e di cronaca. Ha curato l’allestimento del “Museo Etnico Arbëresh”, sorto a Civita nel 1989 e si è reso sempre disponibile, da volontario, per la sua gestione. Autore di teatro di atti unici in lingua italiana o arbëreshe, così come di commedie in arbrisht, quasi tutte con testo italiano a fronte. Numerosi testi sono stati rappresentati in drammatizzazioni nelle scuole, come anche spettacoli messi in scena da compagnie teatrali non professionali di giovani e di adulti. Ancora in doppia lingua ha pubblicato un’antologia di testi poetici, tre raccolte di favole “nuove” ovvero originali, quattro sillogi di racconti e storie per lo più ispirati allo spirito del “locus”, o ambientati nel paese d’origine. Tre sono i suoi romanzi in italiano, otto raccolte di novelle redatte nello stesso idioma. Ha curato, infine, una monografia storica su Civita (3 volumi), una corposa silloge di aneddoti raccolti nel suo borgo (5 volumi), nonché diversi testi di ricerca ambientale, di carattere turistico e di didattica. Ha tradotto in italiano il libro: “La valigia strappata delle favole” di Visar Zhiti, scrittore albanese, contemporaneo.

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