di Gennaro De Cicco
È dedicato ai suoi alunni l’ultimo lavoro editoriale in ordine di tempo dello storico prof. Francesco Perri. Si tratta di una sorta di “vademecum” ovvero una minuziosa e paziente raccolta di dati sulla sua esperienza didattica che si sviluppa all’interno di uno spazio temporale che va dal 1973 al 2006.
“Un abile racconto biografico – professionale, un Puzzle ordinato che il lettore attraverso le foto, il ricco corredo in appendice e gli articoli d’epoca può assemblare e decrittare a suo piacimento”, precisa nella sua nota di commento al testo: “I miei alunni” la prof.ssa Teresina Ciliberti, Direttore del Museo Internazionale della Memoria di Ferramonti di Tarsia”. E aggiunge che l’autore “parte da micro avvenimenti del suo passato di docente, catalogando fatti e persone e offre al lettore una opera che ha una struttura precisa, memorialista e ludica”. Specificatamente, da una visione dell’indice si evince che il libro, dopo l’introduzione, la prefazione e le note comprende i seguenti capitoli: elenco alunni; esami di maturità; attività di ricerche e studio, progetti; pensieri, lettere, commenti; articoli di giornali; festa dei 100 giorni; appendice; foto; foto classe 5 A. S. 1966 – 67. Per il preside dell’Istituto Tecnico Commerciale “Luigi Palma” di Corigliano Calabro prof. Leonardo Micelli – “non si è in presenza di un trattato di Pedagogia e neppure di un semplice Album di ricordi, l’opera, invece, si presenta come un inno alla Docenza, praticata per anni dall’Autore, un Professore di discipline altamente professionalizzanti, sobrio in ogni rapporto, sempre disponibile al confronto, stimato per onestà intellettuale, sempre innovativo e propositivo”. L’input alla realizzazione del poderoso e interessante volume da parte del prof. Perri nasce dall’imperativo categorico di “mettersi in gioco per diventare ogni giorno alunno con i propri alunni”, trasferendo nel “modus operandi scolastico” l’esperienza condivisa con il suo docente prof. Emilio Cassandro. Per il docente dell’Università di Pescara “al di là delle formule e dentro i concetti c’era la vita nel suo farsi e c’erano le idee da concepire non come assiomi, ma come possibilità per arrivare alle verità”. E così nella sua attività di insegnante il prof. Perri non ha mai buttato nella “spazzatura” le agende fitte di appunti d’ogni genere nelle quali registrava, con data, orario e argomento, le interrogazioni: Ha sempre trascritto i dati salienti del rapporto che aveva con ognuno della classe, direi in maniera certosina, “come un gendarme virtuoso che però non ha intenzione di arrestare nessuno, ma di favorire la crescita attraverso la conoscenza dei comportamenti scolastici degli alunni, un lavoro pesante, assiduo, ma che gli ha dato sempre la certezza di compiere il suo dovere di docente con lealtà e partecipazione”. Il minuzioso lavoro da parte del prof. Perri ha avuto come obiettivo il desiderio di “riabbracciare, di ritornare a stare insieme con ognuno per risentire il senso della lezione di allora”. E dagli appunti conservati ed ora pubblicati si ritrova “non la suggestione del passato ma la speranza del futuro”. Un omaggio all’amore costante che il docente Perri ha avuto con l’insegnamento. Un tentativo di ritrovarsi, proprio come accadeva nella giornata dei cento giorni, a trascorrere del tempo “in armonia con la bellezza della vita”. “Ai miei alunni ho voluto bene e ho cercato di essere uno di loro; ancora di più adesso che mi sento alunno un po’ incerto, impreparato e in attesa di superare l’esame di maturità” ha scritto nel lavoro introduttivo del libro. Ne ha avuto circa tremila e, in effetti, li ha sentiti sempre come suoi figli “che avevano come madre la scuola”. E con un pizzico di orgoglio afferma “ che tanti ex alunni sono diventati affermati professionisti, direttori di banche, manager e imprenditori, sindaci dei comuni e addirittura deputati in Parlamento”. A conclusione dello straordinario lavoro editoriale, unico e originale, l’esimio prof. Francesco Perri dichiara, esplicitamente, che tutto quello che è avvenuto non è stato merito suo, “non per sminuirsi”, ma per ringraziare, soprattutto, i Presidi, con i quali ha lavorato insieme, come Giuseppe Reale ed Leonardo Micelli che gli hanno permesso di agire in piena libertà.