di Cristian Fiorentino
Tra le cerimonie in programma per i festeggiamenti in onore Francesco di Paola, risalta come sempre la Solenne Messa del 25 aprile mattina. Appuntamento religioso che concede sempre peculiari momenti di meditazione.
Quest’anno per l’occasione, la Celebrazione Eucaristica in onore del Santo Patrono è stata presieduta per l’occasione da Sua Eccellenza Monsignor Giovanni Ricchiuti, Vescovo Emerito di Altamura, Acquaviva delle Fonti e Gravina di Puglia. Causa, infatti, la “Visita ad limina” in questa settimana dei Vescovi calabresi presso il Vaticano e da Papa Francesco, l’Arcivescovo, della diocesi di Rossano-Cariati, Monsignor Maurizio Aloise non ha potuto presenziare. Santa Messa concelebrata alla presenza del Padre Provinciale Francesco Maria Trebisonda, del Padre Superiore Giovanni Cozzolino e del clero vicariale nonché animata come sempre in modo ineccepibile dalla corale polifonica di S. Francesco. Rito anticipato dal “Matinè” accordato dall’ass. musicale e culturale “Città di Corigliano-Rossano” da piazza del Popolo sino al sagrato della chiesa. Saluti e omaggi espletati da Padre G. Cozzolino che, salutando autorità civili e militari presenti, i confratelli sacerdoti e il Vescovo G. Ricchiuti, ha evidenziato la profonda devozione dei coriglianesi per S. Francesco: confermata dai numerosi fedeli che nel corso della Peregrinatio, di questi giorni, hanno abbracciato con ardore la statua del Santo.
Subito dopo vi è stata la lettura della preghiera e l’accensione della “Lampada Votiva” da parte del sindaco mentre la consegna delle chiavi al “Santo Primo Cittadino”, per il secondo anno consecutivo, è avvenuta nel pomeriggio nel palazzo di città a piazza del Popolo. Tornando alla Celebrazione Eucaristica, Monsignor G. Ricchiuti si è detto affascinato dei festeggiamenti osservati a Corigliano attraverso le sue varie manifestazioni. Il prelato pugliese, infatti, già nella serata del 24 aprile, al ritorno del simulacro del Santo Patrono dallo scalo coriglianese e da Schiavonea, si era pronunciato alla folla attraverso il consueto messaggio nel quartiere Sant’Antonio. E nel corso dell’omelia ha ripreso proprio il filo con ciò che aveva spiegato la sera precedente rispolverando la considerevole figura del calabrese Padre Tarcisio Pisani, suo illustre predecessore presso la diocesi di Altamura, Acquaviva delle Fonti e Gravina di Puglia. T. Pisani, nativo di Morano Calabro, infatti, è stato un Padre dell’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola e fu nominato da Papa Giovanni II come primo vescovo della stessa neo diocesi pugliese dal 1986 al 1994 quando morì tornando alla “Casa del Padre”. Legame tra la vita di T. Pisani e S. Francesco dettata anche da un episodio storico e di religioso. Quando S. Francesco lasciò la Calabria alla volta della Francia, lungo il tragitto, proprio sul Pollino su Monte Sant’Angelo, Francesco, cosciente che sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto la sua amata terra, si avvolse in preghiera benedicendo la sua terra dall’estremità più a nord della regione. Il Santo scalzo sulla nuda e dura pietra riprodusse miracolosamente il calco dei suoi piedi, denominata “a Pidicata”. Pietra con l’impronta, in seguito cavata dalla roccia, e condotta nella chiesa della Maddalena nella stessa Morano. Vescovo dei Minimi T. Pisani di cui proprio quest’anno ricorre il trentennale dalla morte e di cui, come ha confermato Monsignor F. Ricchiuti, ancora oggi si conserva una testimonianza umile e rilevante tra i fedeli della diocesi pugliese. «Nell’episcopio di Gravina - ha spiegato nel discorso serale il Presule Ricchiuti- mi colpì al mio arrivo lo stemma “Charitas” voluto da Monsignor Tarcisio Pisani grande discepolo di S. Francesco di Paola. La Santità deve essere faro anche per i tanti giovani e adolescenti come lo è stata per S. Francesco sulla sequela di Gesù. Bisogna cercare la bellezza della vita e non l’effimero. S. Francesco ha saputo rintracciare nella solitudine una condizione feconda e necessaria. L’esercizio dell’ascolto è indispensabile per condividere gioie e sofferenze. Solo così si potrà riottenere il desiderio di un innamorarsi di Gesù e di rifuggire dalle seduzioni. Su questo solco S. Francesco ha incanalato e proseguito la sua esistenza mentre la sua fama di Uomo di Dio e Ambasciatore di Pace si estendeva ovunque. Bisogna essere piccoli e umili per far propria quella “Charitas” che è capacità di amare. La festa patronale è una sensazione di affetto profondo e anche per questo dobbiamo ringraziare il Signore per averci donato San Francesco. L’augurio è che la speranza ci guidi per il nostro cammino e che il Signore ci faccia suoi imitatori come fece con S. Francesco che si innamorò di Lui. Chiedo per l'intercessione di San Francesco la Pace in questo mondo sulla strada tracciata proprio dal Santo Patrono». Nell’omelia della Messa del 25 aprile, invece, Monsignor G. Ricchiuti ha rimarcato: «La vostra è una festa patronale meravigliosa. Indice che San Francesco sa parlare ancora oggi alla gente attraendo i devoti con un fascino unico. È la sua Santità che attira. Il vostro intercalare “Evviva Il Vecchio” fa scaturire emozione attraverso cui si può tornare a sognare per la vostra e la Sua terra. Oggi, però, dobbiamo pregare S. Francesco per la Pace in un contesto squarciato da guerre vicine e lontane. E invocarlo oggi ha un valore aggiunto proprio in questa data storica del 25 aprile dove è indispensabile pregare anche per i governanti delle nazioni, affinché eletti per amministrare, si adoperino in primis per la Pace. S. Francesco ha saputo ascoltare la Parola del Vangelo e allo stesso tempo il suo cuore ma anche i problemi della sua era. Ha preferito la vita da eremita a 19 anni percorrendo una vita piena e composta di tante tappe fino ad arrivare in Francia. Della sua Santa esistenza il concetto più bello resta la Charitas, questo stemma attraverso cui passa tutto perché Dio è principalmente Amore. Seguendo e ascoltando anche noi il Signore sapremo essere persone di vera Carità anche noi. La Fede illumina, la Speranza sorregge ma la Charitas che si prospetta a Dio».