Oggi nel nostro paese, oltre 1 milione di minori – il 10% del totale – vive in condizioni di povertà assoluta e due milioni quelli in povertà relativa. Sono bambini in difficili condizioni economiche, a volte senza il necessario per vivere e senza servizi adeguati.

In Calabria quasi un minore su 2 è in povertà relativa (47,1%), primato negativo in Italia, e il 15,7% di ragazzi ha lasciato precocemente la scuola. In un’Italia in cui le famiglie con minori in povertà assoluta in dieci anni sono quintuplicate, che si trova a fare i conti con gli effetti della recessione sulla motivazione dei giovanissimi e con una popolazione sempre più vecchia, con oltre 165 anziani ogni 100 bambini, (in Calabria si va dai 127,2 over 65 della provincia di Crotone ai 167 della provincia di Cosenza), alunni e studenti spesso non trovano nella scuola risposte idonee alle sfide di oggi. A livello nazionale, per esempio, le strutture sono spesso inadeguate: con oltre 4 istituti su 10 (41,4%) che non sono dotati di laboratori a sufficienza. Negli istituti con un indice socio-economico-culturale più basso, più di 1 quindicenne su 4 (il 27,4%) è ripetente, mentre negli istituti con indice alto la quota scende quasi a 1 su 23 (il 4,4%). Uno studente di quindici anni su 2 (il 47%) proveniente da un contesto svantaggiato, inoltre, non raggiunge il livello minimo di competenza in lettura, otto volte tanto rispetto a un coetaneo cresciuto in una famiglia agiata. Tra i bambini e i ragazzi che vivono in condizioni di disagio è ancora elevato il rischio di dispersione scolastica: le scuole secondarie di secondo grado in Calabria sono colpite da un tasso di abbandono del 4,43% su un dato nazionale del 4,3%, mentre il tasso di abbandono nelle scuole secondarie di primo grado è lo 0,99% su un dato nazionale dello 0,83%.  Nel mondo della scuola si è venuto sviluppando un fenomeno sociale complesso, identificabile attraverso indicatori di insuccesso scolastico. Ritardi, ripetenze, assenze, frequenze irregolari, qualità scadente degli esiti, fino all’abbandono dei percorsi di istruzione vero e proprio. Questo fenomeno viene indicato con il termine dispersione scolastica e rappresenta il sintomo di un disagio sociale connesso al contesto scolastico, culturale, economico, familiare, che spesso presenta condizioni di rischio, emarginazione e devianza. Non a caso, la Strategia Europa 2020 ha posto, tra gli obiettivi de raggiungere nel campo dell’istruzione, la riduzione al di sotto del 10% della quota di abbandoni scolastici/formativi precoci. Nel 2011, anno in cui Save the Children ha avviato una riflessione strutturata sul fenomeno della dispersione scolastica, il dato si attestava intorno al 18,6%. Una percentuale così allarmante ha indotto diversi attori a promuovere interventi per il successo formativo; Save the Children ha avviato nello specifico Fuoriclasse, un programma costruito in collaborazione con le scuole.  Fuoriclasse interviene con attività a supporto della motivazione allo studio e dell’apprendimento, al fine di garantire la piena attuazione del diritto all’istruzione, come sancito nella Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Tra il 2012 e il 2015 Fuoriclasse ha coinvolto 92 classi in 14 Istituti Comprensivi di 6 città italiane: Bari, Crotone, Milano, Napoli, Scalea, Torino. Fuoriclasse viene proposto alle classi IV e V delle primarie e II e III delle secondarie di I grado, al fine di accompagnare il passaggio da un ordine scolastico a quello successivo. Si tratta di un intervento integrato che coinvolge i tre attori principali per la lotta alla dispersione scolastica: ragazzi, docenti e famiglie. Le diverse tipologie di attività si sviluppano in contesti di educazione formale (istituti scolastici) e non formale (centri educativi e campi scuola). Ad oggi il dato sulla dispersione scolastica in Italia si attesa al 15%: l’impegno di Save the Children per il diritto all’istruzione di qualità per tutti continua su diversi fronti. Nello specifico, a partire dall’esperienza elaborata nel primo quinquennio, si vuole sostenere un movimento di docenti, dirigenti scolastici e operatori che a livello nazionale promuova il benessere scolastico, la partecipazione e i diritti dell’infanzia nelle scuole. Per il 2018 è previsto il coinvolgimento di oltre 100 scuole primarie e secondarie di I grado. “La scuola è un luogo chiave nell’infanzia di ogni bambino: è qui che i talenti e le relazioni vengono sviluppati, è qui che sono gettate le basi del loro futuro” commenta Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children. “Oggi continuiamo a trovarci di fronte a una scuola che, a volte, alimenta le disparità: raccontare il sistema scolastico, il modo in cui esso riesca o non riesca a superarle, significa affrescare la condizione dell’infanzia in Italia. Save the Children – prosegue – lotta affinché sia riconosciuto il diritto di tutti i bambini a un’eguale istruzione, a prescindere dal contesto sociale e economico in cui vivono. Bisogna percorrere i corridoi, entrare nelle aule, dare voce a pedagogisti, docenti e studenti, facendo tesoro del buono e individuando cosa è migliorabile. Ogni bambino deve accedere alle stesse opportunità, ha il diritto di essere protagonista e di essere ascoltato”. In Italia vivono 669.000 famiglie con minori in condizione di povertà assoluta che, una volta sostenuti i costi per la casa e per la spesa alimentare, possono spendere solo 40 euro per la cultura e 7.60 per l’istruzione al mese. È un fenomeno che investe tutto il paese: i bambini in tale situazione – 1.292.000, il 14% in più in un anno – rappresentano il 12,5% del totale dei minori (si trovano nel 12% dei casi al Nord, nell’11,6% al Centro, nel 13,7% al Mezzogiorno). Il peggioramento della situazione economica ha colpito in modo ancora più profondo i minori in povertà relativa, che sono 1 su 5 in Italia, ossia il 22,3% (con un incremento del +20,2%), ma che in Calabria riguarda addirittura poco meno della metà dei giovani fino ai 17 anni (47,1%), la percentuale più alta in Italia. La forbice tra Nord e Sud, nel caso della povertà relativa, è ampia: nel Meridione il 32,6% dei bambini vive tale situazione contro il 16,1% del Nord. È necessario, dunque, che sistema scolastico e interventi sociali rispondano in modo adeguato a contesti e bisogni diversi. In Calabria l’incidenza di alunni respinti nella scuola secondaria di primo grado va dall’1,6% di Vibo Valentia al 5,3% di Crotone, tra i più alti in Italia su una media nazionale del 2,8%, mentre i respinti alla scuola secondaria di secondo grado vanno dal 5,5% di Cosenza all’8,6% di Reggio Calabria su una media nazionale del 9,1%, nei licei dal 2 % di Cosenza al 4,3% di Crotone su una media nazionale del 5,3%, e negli istituti tecnici dal 7,1% di Cosenza al 10,7% di Reggio Calabria su una media nazionale dell’11,5%. La crisi economica ha avuto un effetto negativo anche sulla motivazione degli studenti: la mancanza di lavoro e prospettive tra gli adulti di riferimento ha generato sfiducia in molti bambini e adolescenti, aumentando il rischio del fallimento formativo. In Italia meno di 1 un giovane laureato su 2 ha un lavoro (nell’Unione Europea il 71,4% di chi ha terminato l’università trova un’occupazione, in Italia appena il 44,2%, nel Mezzogiorno il 26,7%): non sorprende, dunque, che gli “scoraggiati” tra i 15 e i 34 anni, cioè disponibili a lavorare ma che hanno smesso di cercare un’occupazione, siano cresciuti del 43% in dieci anni, raggiungendo quota 420.000, di cui 340.000 si trovano nel Sud.

 

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