di Cristian Fiorentino
Partecipati, articolati, significativi e carichi di fede i festeggiamenti 2023 in onore di Sant’Antonio da Padova presso la parrocchia ai piedi del centro storico di Corigliano. Tantissimi i momenti vissuti dalla comunità diretta da Don Gaetano Federico, coordinato dai vicari Don Vincenzo Ferraro e Don Giuseppe Pisani, ad iniziare dalla “Tredicina” in onore di Sant’Antonio.
Particolare pratica attualizzata e ogni giorno dedicato a temi particolari. Tra gli argomenti trattati: l’ambiente, grazie al contributo di un operatore del Wwf, la legalità, con il supporto dei carabinieri del comando sito nel borgo coriglianese; la missionarietà, spiegata dal novello sacerdote Don Marco Fazio ordinato il 16 maggio scorso, l’immigrazione, trattata dal direttore dell’ufficio migrantes Giovanni Fortino e con tanto di inaugurazione di un locale adibito ad ufficio migrantes intitolato al "Beato Carlo Acutis" come supporto alla mensa caritas sempre nella sede della canonica della parrocchia Sant’Antonio; la giornata dei giovani gestita da Don Pasquale De Simone; la giornata dei “Testimoni del Risorto” nel sacramento della Cresima celebrato dall’Arcivescovo Monsignor Maurizio Aloise; la giornata degli infermi e l’unzione degli infermi; la vocazionale, trattato da Don Mario Spinò rettore del seminario teologico regionale “San Pio X” di Catanzaro e la giornata del “Pane di Sant’Antonio” con la benedizione del pane dei poveri.
Nel giorno solenne del 13 giugno, celebrate le Messe da Don G. Federico, Don V. Ferraro e Don G. Pisani, con alla sera la processioni per le vie della parrocchia, il messaggio del parroco Don F. Gaetano al ritorno e la venerazione della reliquia di S. Antonio, donata dai frati conventuali di Padova in occasione della peregrinatio delle reliquie ufficiali che girano il mondo nel settembre 2019, e il tradizionale incendio del ciuccio a seguire. Ripetuta anche la tradizione della vestizione dei bimbi e ragazzi con gli abitini del Santo padovano. Da evidenziare, nella fattispecie, l’edificante omelia di Monsignor Luigi Renzo, Vescovo emerito di Mileto-Nicotera-Tropea, che ha presieduto la Celebrazione Eucaristica, il 13 mattina, ringraziando Don G. Federico e i parrocchiani ed esponendo: «S. Antonio è tra i santi più amati dai fedeli ed è venerato come il Santo dei miracoli. È il Santo della carità del pane dei poveri, per un'usanza che anche noi rinnoviamo con la benedizione dei pani attribuita a S. Antonio per la guarigione di Tommasino. La storia narra di questo bambino di 20 mesi caduto in un pentolone di acqua bollente e la mamma disperata, tirandolo fuori senza vita, urlando richiamò le attenzioni dei frati del vicino convento e di S. Antonio. Accorrendo sul posto la mamma chiedeva aiuto a S.Antonio che, per intercessione, dopo una breve preghiera prese in braccio il bambino e lo consegnò alla madre vivo e sano. Per la Grazia ricevuta la mamma decise di dare al convento tanto pane quanto pesava il bambino per distribuirlo ai poveri. Significativo il miracolo del pane per i poveri così come è rilevante il S. Antonio saggio e risoluto predicatore del Vangelo capace di cambiare il cuore degli uomini.
Quest'anno ricorrono 800 anni dalla predica di S. Antonio ai pesci sulla spiaggia di Rimini dove si trovava, dopo essersi fatto conoscere per la veemenza delle sue prediche contro i viziosi del suo tempo. Affrontò mettendolo in cattiva luce l'arrogante prepotente principe Ezzelino III da romano che tormentava di tasse e faceva soffrire la povera gente. Antonio contro gli usurai aveva parole durissime e li definiva: “Razza maledetta cresciuti forti e innumerevoli sulla terra e con i denti di Leone. L'usuraio non rispetta né il Signore né gli uomini; ha i denti sempre in moto, intento a rapinare, maciullare e inghiottire i beni dei poveri dei bisognosi. Con quale coraggio osano fare offerte all'altare mani grondanti del sangue dei poveri”. Dio non può gradire quelle offerte perché sono un’offesa. Parole tremende che ancora oggi fanno tremare eppure nessuno la spuntava e lo seguiva. Con atto provocatorio una volta decise di recarsi sulla spiaggia e predicare ai pesci e il fatto straordinario fu che quelle creature non ragionevoli accorsero sulla spiaggia ed ascoltarono con attenzione le parole del Santo frate. Quello che non facevano gli uomini lo fecero i pesci. Hanno fatto perciò bene a Padova nella basilica del Santo a dare rilevanza a questa ricorrenza centenaria a sceglierla quest'anno con tema conduttore della loro tredicina perché l'episodio della predica ai pesci è diventato il simbolo della determinazione di S. Antonio nell'annunciare il Vangelo anche laddove sembra che nessuno lo voglia ascoltare. Nessun terreno umano comunque è così sterile e arido da non essere attirato dalla bontà del Signore. Il brano di Marco del Vangelo appare chiaro e perentorio con il compito affidato da Gesù alla sua chiesa a ciascun discepolo e quindi anche a noi oggi. “Andate in tutto il mondo a predicare il Vangelo ad ogni creatura ed essi partirono e predicarono dappertutto”. È il compito affidato a noi di portare a tutti il vangelo e l'amore di Gesù. Esempio da imparare che ci ha lasciato S. Antonio anche noi. Insistere sempre a tempo opportuno e a tempo inopportuno, come esorta San Paolo. S. Antonio predicatore, in un'altra circostanza, predicò contro chi rifiutava la verità o si poneva contro chi la verità la viveva e la predicava “La verità genera odio; per questo alcuni per non incorrere nell'odio degli ascoltatori, tengono chiusa la bocca con il manto del silenzio. Se predicassero la verità, come la verità stessa esige e la divina Scrittura impone, essi incorrerebbero certamente nell’odio e nella incomprensione delle persone del mondo che finirebbero per estrometterli dai loro ambienti”.
La paura di essere presi in giro per il proprio impegno cristiano spinge spesso per rispetto umano a comportarsi come fanno tutti senza preoccuparsi dell'insegnamento cristiano. S. Antonio diceva che “Non si deve mai venir meno alla verità neppure a costo di pagare un prezzo”. Le parole di S. Antonio non sono tenere e ci sollecitano a non essere omertosi o peggio collusi con le forze del male. La testimonianza costa ma Gesù ce lo aveva pronunciato “Sarete odiati da tutti a causa del mio nome; hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi; perciò, chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio ben che è nei cieli”. A che serve onorare, lodare i santi? A che serve il tributo di gloria che possiamo dare a loro? I santi non hanno bisogno dei nostri onori e nulla aggiunge a loro il nostro culto. Ricevono onore e gloria solo da Dio e questo a loro basta perché il massimo che si possa desiderare. “Quando penso ai santi - scrive San Bernardo - mi sento ardere di grandi desideri. Il primo è godere della loro dolce compagnia e meritare di essere familiari di questi spiriti beati. Il secondo è che Gesù si mostri anche a noi come a loro e che anche noi come loro possiamo desiderare la santità. Per questo preghiamo e chiediamo il soccorso dei santi”. Questo è il succo vero del culto dei santi ossia sentirci stimolati e aiutati dai loro esempi per desiderare la loro compagnia in Paradiso. Nel giorno della sua festa, S. Antonio come nostro Santo vegli su di noi, sulle nostre famiglie, sui giovani in cerca di lavoro, su chi purtroppo ha odio e spirito di vendetta nel cuore e non sa perdonare le offese, su chi ha sofferto e soffre violenza perché tutti possiamo convertirci al Signore e giungere anche noi alla Santità. I Santi del Paradiso e S. Antonio più che le esteriorità e le grandiosità delle feste, aspettano noi per abbracciarci e per presentarci a Gesù e alla Madonna nostra Madre. E l'augurio che faccio a voi e a me è che possiamo essere accolti a braccia aperte dai Santi in paradiso quando il Signore ci chiamerà a sé. Che S. Antonio, in questo nostro mondo in cerca di pace, ci protegga e ci faccia da guida nel cammino di rinnovamento della nostra vita e ci aiuti a dare più visibilità alla nostra fede».