di Cristian Fiorentino
Tornato da oltre un mese alla guida del convento Francescano di Corigliano, padre Giovanni Cozzolino, superiore dei Minimi, è già un vulcano di idee, progetti e prossime iniziative. Sempre stato precursore dei tempi e alle prese con mille idee, padre Cozzolino riparte, oltre che dall’organizzazione del santuario e delle attività parrocchiali, da uno dei suoi tanti pallini.
Nelle due precedenti venute a Corigliano, sempre come superiore, padre Giovanni Cozzolino ha sempre attualizzato la figura di S. Francesco di Paola riscoprendo e attualizzando la figura del Santo Patrono attraverso la storia e le opere compiute a Corigliano. In passato, molti lavori di restauro al convento e zone limitrofe nonché il percorso documentato delle epistole del Taumaturgo, hanno fatto emergere periodi cruciali della vita del Santo. Tra le tante riscoperte, griffate dall’impegno del coriglianese doc padre Cozzolino, c’è anche una delle opere più importanti e miracolose compiute da S. Francesco a Corigliano. Si tratta del “Bosco dell’Acqua” ossia il punto preciso, nella zona pre-montana coriglianese, da dove la tradizione narra che San Francesco, con la punta del suo bastone fece sgorgare l’acqua per poi tracciare il solco e condurla al Santuario. Come si evince dal libro di padre Cozzolino, “San Francesco di Paola e il Miracolo dell’Acqua a Corigliano Calabro”, essendo l’acqua insufficiente per l’abitato, S. Francesco andò e trovò una sorgente “invitando” l’acqua a seguirlo sino al convento. Nelle prossimità vi nacque un rudimentale acquedotto e in seguito furono avviate altre condotte che portarono l’acqua in altre zone del paese popolate. Per superare l’avvallamento di via Nova, oggi via Roma, si passò alla costruzione del “Ponte Canale”, un viadotto che ricorda gli antichi acquedotti romani. Nella costruzione, San Francesco fu aiutato da circa trecento coriglianesi di qualsiasi ceto per la realizzazione dell’opera. Ed è proprio la zona del “Bosco dell’Acqua” la prossima missione di padre Cozzolino che attraverso la sua solita tenacia, sui vari fronti, vorrà riportare in auge come fatto in passato per altri siti in loco voluti dal Santo Paolano. Un primo lavoro di bonifica, nel luogo dove il Santo trovò l’acqua, venne fatto il 10 agosto 1933 come riporta una scritta ritrovata sul posto. In seguito, nel 2010 sotto l’amministrazione Straface, dopo nuovi lavori di risanamento, l’antica sorgente è tornata a scorrere. Acqua che secondo le analisi risultava potabile e molto simile a quella del Palistro, del monte Paleparto nella Sila Greca, e raggiungeva il vecchio acquedotto del centro storico. Risultato importante anche per ripristinare la vecchia fontana del “Canalicchio di Cimino”, in località Brassia. Soluzione che, vista l’attuale situazione di siccità nel paese, potrebbe risultare miracolosa oggi come ieri. Frattanto, attraverso questo rilancio del “Bosco dell’Acqua”, padre Cozzolino vuole riproporre anche l’idea del turismo religioso. Premesso l’immenso valore del patrimonio chiesastico del solo centro storico coriglianese, gran parte visitabile se si escludono le chiese della "Madonna del Carmine", "Santa Chiara" e "La Riforma", l’affascinante “Bosco dell’Acqua” di S. Francesco, rimesso in condizioni accettabili potrebbe essere un punto di attrazione per cittadini e turisti. «La riscoperta- afferma Padre Cozzolino- dal punto ben preciso in cui San Francesco ha fatto sgorgare “Sorella Acqua”, fa ripercorrere il grande prodigio di aver donato prima alla zona del convento e poi al resto del paese medioevale, un importante ingrediente necessario al fabbisogno della vita di ognuno. Insegnamento vitale per il bene comune e occasione per riscoprire il rapporto dell’uomo con la natura come spesso ci ripete, in questi anni, Papa Francesco. Da qui la possibilità di rilanciare anche il concetto di turismo religioso a Corigliano ripartendo dal “Bosco dell’Acqua”. Sacro sito visitato già dal 1500 dai pellegrini perché io stesso ho rintracciato in passato sia delle scritte dell’epoca che un piccolo acquedotto da dove zampillava quest’acqua “Miracolosa” che si potrebbe anche analizzare con ulteriori analisi approfondite. Stesso discorso fatto per l’"Acqua Miracolosa” riscontrata a Paola e a Lourdes dove vi sono degli studi in materia per la particolare composizione. So che esistono dei fondi regionali e governativi da dove le istituzioni locali possono attingere per bonificare e ricreare ex novo e in armonia l’ambiente del “Bosco dell’Acqua di San Francesco”. Opera finalizzata al bene comune cittadino e per prospettare un turismo religioso innovativo che sappia coinvolgere i giovani in dei luoghi straordinari: fonte di attrazione dove Gesù ha indicato l’acqua a San Francesco e dove l’uomo può riscoprire la pienezza di essere uomo».