di Giovanni Scorzafave
Così, caro Salvatore, ti voglio ricordare. ...Era la fine del febbraio del 1961 quando Salvatore, all’improvviso, si ritrovava solo nella bottega di via San Michele a cucire qualche abito e a vendere qualche scampolo di tessuti.
Il futuro suocero, un’indispensabile guida, soprattutto nel taglio della stoffa, aveva appena iniziato il cammino verso la Casa del Signore e i lavoranti, pur avendo un grande rispetto e una stima nei confronti di Salvatore, erano presi, come tanti giovani di allora, dal sogno di varcare l’oceano, in quelle terre dove già risiedevano alcuni loro parenti. Così, tutti i giovani apprendisti abbandonavano la bottega ’i supra i canali. In particolare, Pierino Benvenuto e Marcello Iannini si trasferivano in Brasile, mentre Francesco (Ciccilli) Capalbo raggiungeva la terra promessa degli emigranti italiani, l’Argentina. A questo punto, a Salvatore non restava che completare qualche abito già iniziato, consegnarlo al cliente e dedicarsi esclusivamente alla vendita dei tessuti. Era una scelta non facile, ma neanche difficile, perché il giovane apprendista sarto dimostrerà di avere le idee chiare soprattutto nel settore dell’abbigliamento, che aveva iniziato a muovere i primi passi in un contesto generale di benessere della città, che la gente chiamava boom economico. Era il 28 aprile del 1962, quando Salvatore, dopo aver giurato eterna fedeltà, nel santuario di San Francesco di Paola, a Ines Bombina Carmela Ortale, si accingeva insieme alla moglie a fare il viaggio di nozze, destinazione Napoli. Proprio durante questo viaggio, che era l’inizio di una felice vacanza, iniziava per il giovane sposo anche un nuovo percorso che sarà costellato di grandi successi. Infatti, sul treno che lo portava nella città partenopea, conosceva un rappresentante della Facis, famosa azienda di abbigliamento maschile, una persona per bene che subito dimostrava una certa simpatia nei confronti di Salvatore, il quale, dopo un breve preambolo, sotto lo sguardo stupito della moglie, commissionava a questo agente di commercio ben 100 pantaloni. Una commissione talmente sproporzionata che stupiva lo stesso Salvatore, ignaro che proprio in quel momento, oltre al viaggio di piacere, iniziava quello che lo porterà ad essere uno dei commercianti più importanti della città e, forse, dell’intero territorio. Così, dopo poco tempo, acquistava da Giovanni Cimino i locali ’i supra i canali. Salvatore li ristrutturava, adibendoli in parte a deposito e in parte alla vendita di tessuti e abbigliamento. Ancora oggi, a distanza di oltre mezzo secolo, se vi fermate all’Acquanova e volgete lo sguardo verso via Monte San Michele, potete ammirare su una parete, a caratteri cubitali, la scritta ”CENTRO MODA CONFEZIONI”. Resta ancora lì, leggermente danneggiata dall’usura del tempo, a testimoniare la storia di un’attività commerciale tra le più importanti della città, un grande emporio dell’abbigliamento che non aveva niente da invidiare a quelli di altre città o di altre regioni. I marchi del gruppo della Max Mara, per le donne, e Facis e Lebole, per gli uomini, erano i biglietti da visita del negozio di via San Michele n. 9, che contribuivano al grande successo dell’attività commerciale dell’Amendola. In breve tempo, Salvatore acquistava una numerosa clientela. Non si trattava di un successo dovuto al caso o a un dono degli dei, ma era il frutto di un lavoro di dedizione, che l’ex sarto era riuscito a svolgere con impegno e passione nel corso degli anni, vendendo solo articoli di alta qualità a buon prezzo. Non sempre attendeva al negozio i rappresentanti delle aziende di confezioni ed abbigliamento, ma spesso raggiungeva col treno le sedi di queste aziende per comprare direttamente le ultime novità con la conseguente soddisfazione del prezzo e della qualità. Quante volte, prima che il sole sorgesse, alle quattro del mattino, prendeva il treno per Bari, per poi ritornare un po’ prima della mezzanotte, per fornire il suo negozio di capi di abbigliamento importanti, che la gente prima poteva acquistare solo nei grandi magazzini di Cosenza. Il suo era un lavoro senza soste; una continua ricerca del nuovo e del bello per mantenere sempre aggiornata la sua attività commerciale, dove restava per moltissime ore al giorno, senza risparmi di energie. Tra i numerosi collaboratori che lavoreranno nel negozio di “Centro Moda Confezioni” c’era Serafino Zangaro, un ragazzo serio e responsabile, che resterà a collaborare con Salvatore per ben 35 anni. Ancora oggi, a distanza di tanto tempo, quell’ex ragazzo non perde alcuna occasione per dimostrare un grande affetto nei confronti di colui che è stato il suo datore di lavoro e che l’ha saputo guidare nell’attività commerciale che attualmente gestisce nella vicina Trebisacce. Ma come diceva quel famoso Carlo, filosofo, economista e storico tedesco, con la barba e i capelli lunghi e bianchi, qualche volta la storia si ripete due volte. Forse proprio per questo, per il dinamico Amendola si ripeteva quell’incontro di fine aprile 1962, avvenuto sul treno diretto verso Napoli. Questa volta il treno andava in un’altra direzione, verso Bari. E proprio su questo mezzo di trasporto sulle rotaie, Salvatore conosceva una persona importante, uno dei responsabili dell’azienda Benetton. Il giovane commerciante, dall’intuito pronto e dall’intelligenza sagace, non si faceva scappare l’occasione. Dopo una breve chiacchierata sul successo in tutto il mondo del gruppo di Treviso, faceva capire al suo casuale interlocutore di essere interessato alla vendita dei prodotti di questa famosa azienda. E seguendo la strada dei 100 pantaloni, acquistava questa volta centinaia di maglie, che saranno il motivo principale dell’apertura di un secondo punto vendita allo Scalo, in via Nazionale nn. 74-76, Amendola Due. Intanto gli anni passavano, il centro storico aveva iniziato il suo declino e molti clienti che provenivano da alcuni paesi limitrofi trovavano difficoltà nel parcheggiare le proprie auto. Così Salvatore, a malincuore, nella prima metà degli anni ’80, trasferiva la sua attività commerciale in una zona nuova di Corigliano, all’Ariella, in via Aldo Moro nn. 58-60-62. Resterà in questi locali solo per pochi anni. Poi, si trasferirà al piano terra di un bel fabbricato che intanto aveva realizzato allo Scalo, in Contrada Ralla, via Nazionale n. 13. L’attività commerciale, gestita magistralmente fino a qualche anno fa da Salvatore, è ora affidata ai due nipoti, Francesco e Salvatore. A questi due ragazzi auguro il successo del nonno, cioè di quell’ex sarto, che, quando ancora nella notte le ombre tardavano a dileguarsi, partiva col treno per raggiungere città importanti nel campo della moda e della tessitura in cerca sempre del bello e dell’alta qualità. Un lavoratore instancabile, Salvatore Amendola, che spesso fermava il tempo per dedicarlo al suo lavoro. (dal 3° volume de "Le Botteghe di una volta" a Corigliano) Ciao Salvatore