di Angelo Sposato-Cgil Calabria-

Milioni di euro spesi in consulenze, parcelle professionali, decreti ingiuntivi. Milioni di euro spesi per tutt’altro, tranne che per la salute dei cittadini calabresi.

Le Asp, negli ultimi venti anni in Calabria, sono diventate il pozzo senza fine della malversazione, delle clientele, dei familismi e della truffe sanitarie.  Un fatto deplorevole, trasversale, che non hai mai avuto un solo colore politico. La sanità calabrese, com’era scritto nella prima relazione della commissione parlamentare antimafia sulla ndrangheta è la metafora dell’intreccio e dello scambio politico-mafioso. Come Cgil, insieme alle nostre categorie di settore, abbiamo chiesto le commissioni di accesso alle Prefetture, fatto esposti denunce alle procure antimafia di Catanzaro e Reggio, per verificare la congruità e liceità degli atti e dei provvedimenti amministrativi.  La sanità in Calabria è allo sbando, la rete ospedaliera, l’emergenza urgenza, necessitano di medici, infermieri, operatori. È urgente sbloccare le assunzioni per il personale necessario o si rischia di chiudere reparti e intere reti sanitarie.  Il decreto Calabria è operativo, il Governo dia un segnale concreto per sbloccare le assunzioni necessarie, sterilizzando temporaneamente il deficit. La sanità non diventi terreno di lotta politica ed elettorale, basta scontri istituzionali. Si costituisca subito un tavolo permanente (Struttura Commissariale, Regione, parti sociali) per una riforma vera della sanità e per un PIANO SOCIO-SANITARIO della Calabria.  Il 9 maggio ci sarà una prima mobilitazione unitaria delle categorie di settore.

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