di Cristian Fiorentino
Chiara, distinta e diretta. Questi tre aggettivi potrebbero ben definire l’omelia del vescovo, Monsignor Giuseppe Satriano, nella Messa solenne del V centenario per la canonizzazione del Santo Patrono Francesco di Paola.
Funzione tenutasi nella mattinata del primo maggio presso il santuario del centro storico coriglianese (quarto eremo voluto e costruito dallo stesso Taumaturgo) e in concomitanza con i festeggiamenti cittadini. Non potendosi celebrare feste religiose, in quanto dal 21 al 28 aprile si era nell’ottava di Pasqua, si è reso necessario lo slittamento in altra data. Lo stesso padre Giovanni Cozzolino ha sottolineato, oltre a vari aspetti e al ricco settenario culturale, il volere e il segno del Santo Patrono nel “deviare” i festeggiamenti proprio al solenne giorno del primo maggio. Lo stesso padre Cozzolino, coadiuvato dal Superiore Padre Francesco Di Turi, ha rammentato, nel prologo della funzione religiosa, il giorno della canonizzazione di San Francesco nel 1519 e la commozione di Papa Leone X che a malapena riusciva a scandire le parole. Liturgia svoltasi alla presenze dei parroci della vicaria coriglianese e delle autorità civili capeggiata dal commissario prefettizio Domenico Bagnato. Lo stesso funzionario a margine della Messa ha rivolto la consueta preghiera al Santo con l’accensione della lampada votiva. Nella serata del 30 aprile, invece, dopo il ritorno dalle processione dello scalo e Schiavonea nonché l’infiorata sotto l’arco dell’antico acquedotto, lo stesso commissario nel piazzale del santuario ha consegnato le chiave della città al Santo Patrono. Tradizioni su cui si sofferma, nel suo sermone, Monsignor Satriano: «Le tradizioni hanno valore se c’è un prima e un dopo. Se continuano a persistere problematiche come malaffare, sfruttamento lavorativo e altre disagi sociali San Francesco non sa cosa farsene dei folclori ». Riferimenti che passano in rassegna esempi tangibili di una società tribolata: «Bisogna recuperare principi come il rispetto e il buon senso per affrontare uno accanto all’altro il percorso che si ha davanti in maniera edificante». E’ un sprono perentorio quello del Vescovo della diocesi Corigliano-Rossano-Cariati: «Quando chiuderemo gli occhi saremo ricordati e giudicati solo sull’amore che avremo profuso e non per quello che di materiale avremo lasciato». Discorso dell’arcivescovo che ha come filo conduttore gli stessi elementi offerti dalle letture e del Vangelo e tanto cari al Santo Patrono: «Oggi l’umiltà, la mitezza, la carità non sono virtù per chi vuole emergere perché si viene travolti dalla prepotenza del più forte. Eppure con queste stesse doti San Francesco di Paola, sul modello di S. Francesco d’Assisi, si è contrapposto nei suoi densi tempi a ingiustizie e soprusi riuscendo a convertire le coscienze e i cuori più duri». Non è mancato il riferimento sul neo nascente comune unico che a breve avrà la sua prima amministrazione: «E’ necessario soprattutto oggi l’invocazione per gli uomini e le menti che guideranno questo territorio. L’auspicio è che abbiamo Francesco come modello perché il nostro Santo Patrono, come narra tutta la sua storia, riusciva a dialogare, coinvolgere e mutare gli eventi. Definito all’epoca come un frate per metà bizantino e per metà occidentale, San Francesco ha sospinto un rinascimento cristiano della fede regionale e non solo toccando però tutte le corde della quotidianità civile. Oggi come allora S. Francesco di Paola è un esempio da seguire perché è sempre attuale anche quando, tra i tanti aneddoti, riusciva ad accomunare tutti per uno scopo e un bene comune di un paese o un territorio». Solenne celebrazione chiusasi ricordando che sia Corigliano che Rossano festeggeranno i loro Santi nelle consuete date anche e sotto la protezione della Madonna, nel mese di maggio a Lei dedicato, che accomuna davvero ogni cristiano. E non è un caso che nelle stesse ore anche Papa Francesco ricorda San Francesco di Paola, patrono della Calabria e ambasciatore Unicef nel mondo dicendo: "Mettete in pratica il suo messaggio".